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Il karatedo del futuro

Il karatedo del futuro

Là dove si muovono i bambini e i giovani, dove c’è abbondanza ed entusiasmo, là, probabilmente, c’é il karate del futuro.

In questo momento storico non ci sono mai stati così tanti praticanti a livello mondiale come negli ultimi anni e la stragrande maggioranza numerica dei praticanti è sotto i diciotto anni.
Che cosa bolle in pentola per questo esercito di persone? Chi nella classe dirigente sta preparando il percorso didattico-tecnico di questi praticanti del futuro? Un bambino di otto anni, quale karate praticherà quando ne avrà cinquanta? E nei paesi in via di sviluppo, che idea distorta si stanno facendo del Karate Do?
Credo che il dialogo debba riprendere, ma è comunque troppo poco. Finchè mancherà un comune programma tecnico, metodologico, educativo e perché no anche arbitrale, il karate avrà due facce sempre più girate l’una dalla parte dell’altra, sempre più irriconoscibili l’una all’altra. 

il karate avrà due facce sempre più girate l’una dalla parte dell’altra, sempre più irriconoscibili l’una all’altra.

Quando mi trovo a insegnare mi chiedo: cos’è allora il karate tradizionale? Quale sarà il Karate del futuro? I nostri maestri, che ci guardano dai muri di tutti i Dojo, uno dopo l’altro hanno spesso rotto con il passato, con lo status quo che c’era prima di loro. Sono stati in grado di portare la disciplina fino a noi, di renderla aggiornata e non farla morire, evitando così, loro stessi, di diventare dei nostalgici che tramandano solo cose vecchie e obsolete.
Spesso mi chiedo quando lavoro, quale sarà il karate praticato fra cento anni, nel 2121, nel paesino in cui risiedo. Cari colleghi insegnanti fatelo anche voi! Quale karate ci sarà nel vostro comune fra 100 anni? Ci sarà ancora? Avremo lasciato un bel ricordo di questa disciplina? È vero che è un’opera di fantasia poterne parlare, però è altrettanto vero che mette in discussione e magari ci scuote un po’ le fondamenta. 

Là dove si muovono i bambini e i giovani, dove c’è abbondanza ed entusiasmo, là sicuramente c’è molta probabilità di trovare il karate del futuro.
Dove invece i giovani vengono a mancare, non vengono coinvolti nelle decisioni che li riguardano, là si muovono gli anziani, nostalgici dei vecchi tempi andati, isolati e chiusi a cerchio con gli occhi rivolti all’interno anziché al futuro. Questo è un male di tutta la nostra società occidentale, al di là del Karate. La classe dirigente spesso ha un’età media altissima e le decisioni, come si vede nelle democrazie occidentali, mancano di una programmazione perlomeno decennale. Pochi politici hanno il coraggio di fare riforme anche impopolari nel breve periodo, ma essenziali per la società a lungo termine.
Nelle popolazioni tribali c’era e c’è tutt’ora il cerchio degli anziani. Esso ha come unico scopo preservare ciò che fino ad ora si è capito e che è importante tramandare. Ai giovani, che saranno un giorno i futuri vecchi, va dato il compito di continuare il percorso da lì in avanti, non di celebrarlo e preservarlo intatto come fosse un reperto archeologico fotografato in un museo. Può essere che il compito sia anche di romperlo, cambiargli apparentemente forma per adattarlo ai tempi di Instagram, Facebook, Tik Tok… Di un linguaggio non solo poco comprensibile, ma che viaggia a una velocità inimmaginabile. Questi sono i tempi in cui i futuri maestri di Karate oggi passano i pomeriggi con un cellulare in mano. Sono loro, incredibilmente, il futuro, che piaccia o no. La biologia è dalla loro parte e vivranno più a lungo per determinare cosa sia o cosa non sia il Karate. Sarebbe bello avere la certezza di aver instillato nei loro cuori l’essenza della pratica. Poi, la manifestazione sarà per forza modificata per adattarsi, in armonia con tempo e mutamento, come fecero i nostri fondatori. 

I valori non vanno preservati come opere da museo. Vanno sentiti, tramandati per esperienza diretta, da cuore a cuore.

Insistere su quale sia la tecnica più o meno sportiva, o tradizionale, il regolamento agonistico che mantiene e preserva i valori sacri della pratica, a livello internazionale non sembra essere stato così efficace. Come se un regolamento potesse veramente influenzare il pensiero o il Cuore di un atleta! È un grande dispendio di tempo ed energia, che negli ultimi anni non ha giovato, ma ha ancor più diviso il karate e i suoi praticanti, creando confusione.
I valori non vanno preservati come opere da museo. Vanno sentiti, tramandati per esperienza diretta, da cuore a cuore. E siccome una volta percepiti se ne percepisce direttamente anche il “valore”, la necessità di preservazione diviene una naturale conseguenza.
In conclusione, caro karate così bello e così diviso, è forse troppo tardi per riportare le tue strade se non a riavvicinarsi, almeno a procedere intanto parallele, vicine vicine?
La risposta a questo divorzio è che ognuno pratichi ciò che vuole in casa sua? Ognuno avrà la sua pizza, cucinata ciascuna diversa dalle altre e tutti convinti di essere nel giusto. Una gran confusione per i praticanti del futuro. No non può essere!
Fra cento anni noi che stiamo leggendo questo articolo saremo tutti morti… Amare con tutto il Cuore il fatto che siamo ancora vivi, per l’ennesimo respiro, ancora una volta… Tenere sempre presente la propria morte… Non parla alla fine solo di questo il BUDO?

Il karate del futuro: Parte 1
Il karate del futuro: Parte 2
Il karate del futuro: Parte 3
Il karate del futuro: Parte 4

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