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Kevin Ghiozzi

Kevin Ghiozzi

Secondo me arriva un momento in cui il karate “ti entra dentro”, si radica in te e ti cambia. Ho imparato il valore dell’umiltà, quando è il momento di parlare e quando stare in silenzio, il rispetto e a come affrontare gli “ostacoli”.

NOME
Kevin Ghiozzi
LUOGO DI NASCITA
Reggio Emilia
DATA DI NASCITA
6 gennaio 2000
SPECIALITÀ
Kumite
CLUB DOJO
Masatoshi Nakayama Reggio Emilia


MEDAGLIERE

2015
– Camp.: 1° kum. ind. / 2° kata ind.

2016
– Camp. It.: 1° kata ind.
– Tr. delle Regioni: 2° kata ind. / 3° kum. ind.

2017
– WSKA: 3° kum. squ. Cad. / 3° kum. squ. Jun.
– Camp. It.: 1° kata squ. / 2° kata ind.
– Tr. delle Regioni: 1° kum. ind. / 1° kum. squ.

2018
– Camp. It.: 1° kum. squ. “serie B”
– Tr. delle Regioni: 3° kata squ. / 3° kum. squ. / 4° kata ind.
– Heart Cup: 3° kum. ind. Open / 2° kata squ. / 3° kum. squ.
– Coppa Shotokan: 3° kum. squ.

2019
– Tr. delle Regioni: 2° kata ind. / 2° kum. squ. / 3° kata squ.
– Camp. It.: 1° kata squ. / 2° kata ind. / 2° kum. squ. “serie A” / 3° kum. ind.
– WSKA: 3° kum. squ. Jun.
– Coppa Shotokan: 3° kum. ind. / 3° kata squ. / 3° kum. squ.


Quando hai iniziato a praticare karate?
Ho iniziato a praticare Karate all’età di cinque anni, entrambi i miei genitori lo praticavano già e un giorno mi hanno portato a provare. Ricordo bene che all’inizio neanche mi piaceva, era difficile e nelle gare sbagliavo sempre i kata, avevo una gran paura. Ero un bambino molto timido e introverso, forse è proprio per questo che i miei genitori mi portarono in palestra.

La tensione e la fiducia in me stesso sono le cose su cui lavoro maggiormente, pian piano sto imparando a gestirle.— Kevin Ghiozzi

Parlaci dei tuoi Maestri.
La mia maestra, fin da quando ero bambino, è stata Loretta Gabrielli, lei mi ha insegnato non solo a come fare un calcio o come tenere il polso quando si fa un pugno, ma anche l’atteggiamento che si deve tenere in palestra. È una maestra severa e cerca sempre di tirare fuori il meglio da te senza troppe mezze misure, mi ha sempre spinto a essere determinato e deciso. Da cintura marrone ho cominciato a praticare anche con Loris Guidetti, il maestro della palestra Nakayama, con lui sono cresciuto molto come atleta, non solo tecnicamente, ma anche dal punto di vista mentale. Gli allenamenti con Loris sono duri, ti spingono a dare il massimo di te stesso e ad affrontare le difficoltà senza troppe giustificazioni.
Nel 2017 sono entrato nella squadra nazionale e ho avuto la possibilità di allenarmi con il maestro Silvio Campari, coach per il kumite della squadra nazionale FIKTA, che ringrazierò sempre per la fiducia e il sostegno che mi ha dato e che continua a darmi.

Per quale motivo hai scelto il Karate Tradizionale?
I miei genitori facevano Karate alla Nakayama di Reggio Emilia già da tempo, dove si pratica in maniera rigorosa il Karate Tradizionale, la scelta perciò era abbastanza scontata.

Quando sei diventato agonista?
Sono diventato agonista all’età di 15 anni, quando ho cominciato ad allenarmi con il Csak dell’Emilia Romagna e a partecipare alle gare della federazione come il Trofeo delle Regioni e il Campionato italiano. Nella mia palestra, fin da bambino, mi hanno sempre fatto fare molte gare, dal Trofeo Topolino, ai Giochi Primavera, alle varie gare regionali e nazionali. 

Dove, come e quanto ti alleni?
Mi alleno a Reggio Emilia alla palestra Nakayama circa 3-4 volte a settimana, con Loris Guidetti e Loretta, mi alleno nei kata, nel kumite e in generale in ogni aspetto del karate, dai kihon ai bunkai, non viene tralasciato niente.
Oltre ai raduni della Nazionale svolgo una preparazione atletica, mi piace molto allenarmi in modi diversi e nuovi, preparando io stesso i miei esercizi e i circuiti d’allenamento, che vanno dalla corsa, al lavoro con sovraccarichi oppure anche con l’arrampicata sportiva che pratico nel tempo libero come hobbie.

Com’è il rapporto con i tuoi compagni di squadra?
Con i miei compagni di Nazionale ho un rapporto bellissimo, fatto in primis di rispetto reciproco e ammirazione nei confronti dei più grandi, dai quali cerco di imparare il più possibile. Tra di noi c’è un legame molto forte, quando uno di noi sale sul tatami è come se ci fossimo tutti e ognuno sa che deve mettere il cuore in quello che fa, è questo che ci rende una squadra.

Il tempo che dedichi agli allenamenti incide nella tua vita privata? Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto praticare agonismo?
Il tempo che dedico al Karate incide molto sulla mia vita, allenarsi ogni settimana, passare le domeniche in palestra o nei palazzetti, il continuo dover misurare se stessi e la tensione che ciò comporta… a volte penso che se non lo facessi, tutto sarebbe “più facile”, sicuramente. Ma sarebbe anche “vuoto” e dopo un po’ le cose facili stancano.
Penso che il Karate mi abbia dato talmente tanto che non saprei dire se mi ha tolto qualcosa, le emozioni che mi ha fatto vivere sono impagabili.

Lo scoglio personale su cui devi ancora “lavorare” maggiormente?
Non ho mai creduto molto nelle mie capacità, tendo a mettermi sempre in discussione e sono abbastanza insicuro, così molte volte oltre a dover combattere con l’avversario devo sconfiggere anche tutti i “fantasmi” che mi creo da solo. La tensione e la fiducia in me stesso sono le cose su cui lavoro maggiormente, pian piano sto imparando a gestirle, ma ci vuole tempo.

Cerco sempre di lavorare per sfruttare al meglio le mie doti fisiche, tra cui la velocità e la reattività.— Kevin Ghiozzi

Secondo te, qual è la tua caratteristica come atleta?
Cerco sempre di lavorare per sfruttare al meglio le mie doti fisiche, tra cui la velocità e la reattività, inoltre cerco di lavorare sulla strategia e la lettura dell’incontro.

Qual è la tua specialità preferita?
Ho sempre praticato, anche nelle gare, sia il kata sia il kumite, nella mia palestra a entrambi viene data molta importanza. Il kata mi piace molto, penso che sia un modo di esprimere il “tuo” karate e quello del tuo maestro, con gli insegnamenti che negli anni ti ha trasmesso. Mentre il kumite è quello che prediligo, è pura emozione, penso che sia il perfetto connubio tra potenza, intelligenza ed eleganza, è affascinante e le sensazioni che hai quando fai un ippon o l’ultimo wazari in una finale di kumite, sono uniche e non le trovi altrove.
La gara che preferisco è quella del kumite a squadre, la carica e l’adrenalina che contraddistinguono questa gara sono davvero speciali e riesco a esprimermi al meglio.

L’avversario più temibile?
Penso che l’avversario più temibile di tutti sia stato e sarà sempre “me stesso”.

Che cosa diresti che ti ha insegnato il karate?
Secondo me arriva un momento in cui il karate “ti entra dentro”, si radica in te e ti cambia, grazie a questa disciplina ho imparato il valore dell’umiltà, quando è il momento di parlare e quando è meglio stare in silenzio, ho imparato il rispetto e a come affrontare gli “ostacoli” della vita di tutti i giorni senza nascondersi dietro paure e giustificazioni. Senza il karate probabilmente sarei ancora un ragazzo impaurito e timido che non proverebbe a raggiungere i propri sogni.

Il ricordo più appagante della tua carriera?
Il momento più appagante che ricordo è assolutamente il Mondiale di Lisbona del 2019, quando con i miei compagni Marco Babbini, Sergio Pretta e Aboubacar Kone abbiamo vinto il terzo posto nella squadra di kumite. È stata una gara dura, sofferta, dove abbiamo lottato fino all’ultimo wazari contro avversari molto forti, mettendoci tanto cuore e coraggio. Per me quella medaglia ha un valore enorme, rappresenta tutto l’impegno e il sudore versato negli allenamenti e il sogno che ha ogni atleta di poter salire su un podio internazionale.

Hai un episodio del tuo percorso agonistico che ti piacerebbe condividere?
Un episodio che ricorderò sempre è stato durante il mio primo Campionato del mondo a Treviso nel 2017, era la mia prima volta con la nazionale e c’era davvero tanta emozione. Nella gara a squadre di kumite, io e i miei compagni riuscimmo ad arrivare a giocarci la semifinale con l’Inghilterra, il pubblico nel palazzetto scandiva i nostri nomi e ci infondeva una carica micidiale, per un soffio non riuscimmo a vincere, ma arrivammo comunque sul podio con una medaglia di bronzo al nostro primo mondiale. Lo ricordo sempre come un campionato davvero magico per vari motivi.

Sei interessato ai video sul web riguardanti il karate?
Amo fare sport e uso spesso YouTube o il web in generale per guardare atleti o nuovi metodi di allenamento. Quando ho iniziato a fare kumite guardavo sempre i video di Rafael Aghayev, uno dei miei preferiti, cercando di imitarlo, penso mi sia stato molto utile per imparare cose nuove e ad usare la fantasia.

Ti piacerebbe essere un atleta professionista?
È difficile rispondere a questa domanda, non ho mai pensato al karate in questi termini, l’ho sempre visto come una grande passione e come un modo per crescere e migliorare me stesso. È una disciplina che mi ha affascinato per tutto il lato marziale e anche filosofico che c’è dietro, prima ancora del discorso di agonismo e competizioni, che comunque è un aspetto che amo e che mi ha dato tanto. 

È una disciplina che mi ha affascinato per tutto il lato marziale e anche filosofico che c’è dietro.— Kevin Ghiozzi

Cosa pensi dell’entrata del karate alle Olimpiadi?
Penso che sarà un bellismo momento per poter far conoscere alle persone la nostra disciplina, spesso fraintesa o poco capita da chi non la pratica.

Come immagini il tuo futuro?
Non saprei, il bello della vita è che non sai cosa ti può accadere e devi essere bravo a cogliere l’attimo e a sfruttare le occasioni che ti si presentano. Di sicuro se penso al futuro mi vedo ancora come un atleta e uno sportivo che non smetterà di mettersi alla prova.

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