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Junkan Dojo e Avis per un Corso di Difesa Femminile

Abbiamo organizzato un corso di difesa personale al femminile. Un progetto “genuino”, perché ideato da una donna per le donne.

Di Nicola Bianchi

Alla Jukan Dojo si è svolto un corso di difesa personale al femminile promosso da Avis Zonale Versilia. Totalmente gratuito per le iscritte ad Avis, ha previsto otto incontri in due mesi, dal 17 gennaio al 6 marzo 2024. Annalisa Casini, istruttrice ed ex Campionessa del Mondo di karate (WSKA-ESKA), ha tenuto le lezioni coadiuvata dall’insegnante Nicola Bianchi, direttore tecnico della Asd Junkan Dojo Viareggio, con la collaborazione della psicologa Agnese Giannoni.
Un progetto “genuino”, perché ideato da una donna per le donne.

Gli attori del progetto.
Avis, un’associazione di volontariato, apartitica, aconfessionale, non lucrativa, che non ammette discriminazioni di sesso, razza, lingua, nazionalità, religione, ideologia politica.
Annalisa Casini, insegnante di karate IV dan e agonista che si contraddistingue per il cospicuo medagliere con la Nazionale italiana FIKTA nei circuiti Europei e Mondiali (ESKA, WSKA).
Agnese Giannoni, laurea in Psicologia Clinica e di Comunità, Professional Certificate in Psicologia Forense, Psicologia dello Sport e Certificata nel trattamento del Trauma. Mental Coach Professionista e Team Coach.

La consapevolezza e l’educazione sono fondamentali per cambiare atteggiamenti e comportamenti.

La violenza sulle donne è un problema grave e diffuso in tutto il mondo. Un fenomeno complesso e multifattoriale, che può manifestarsi in molte forme, tra cui violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica. Le donne possono essere vittime di violenza da parte di partner intimi, familiari, conoscenti o estranei. Le cause della violenza sulle donne sono molteplici e spesso interconnesse, tra cui disuguaglianza di genere, discriminazione, stereotipi culturali, mancanza di istruzione e consapevolezza, e norme sociali che perpetuano il comportamento violento.
È importante affrontare questi fattori a livello sociale, culturale e legislativo, per combattere efficacemente tale problematica e approdare in un futuro più gestito e civile, come già fanno numerose organizzazioni.
La consapevolezza e l’educazione sono fondamentali per cambiare atteggiamenti e comportamenti, contribuendo a creare una società in cui la violenza di genere sia inaccettabile.

Un modo è quello di partecipare a un corso di difesa personale: un passo positivo per le donne che desiderano migliorare la propria sicurezza e aumentare la consapevolezza personale. Tuttavia, è importante notare che l’obiettivo principale di questi corsi dovrebbe essere la prevenzione e l’autodifesa, piuttosto che incoraggiare comportamenti aggressivi.
Ecco alcuni suggerimenti su cosa cercare in un corso di difesa personale per le donne: 

  • Approccio olistico: corsi che insegnino un approccio olistico alla sicurezza personale, che includa consapevolezza situazionale, prevenzione, comunicazione efficace e tecniche di autodifesa fisica. 
  • Istruttori qualificati: possono provenire da sfondi come arti marziali, forze dell’ordine o sicurezza personale. 
  • Consapevolezza situazionale: insegnare a essere consapevoli dell’ambiente circostante e degli indicatori di potenziali situazioni pericolose. 
  • Tecniche di autodifesa: devono essere insegnate tecniche di autodifesa fisica realistiche e adatte alle donne. Possono includere movimenti di base per sfuggire a una presa, strategie per vincere la distanza e la gestione delle situazioni di pericolo. 
  • Includere anche aspetti psicologici: insegnare a come gestire lo stress, la paura e mantenere la calma in situazioni intense. 
  • Simulazioni realistiche: corsi utili per applicare le abilità apprese sotto pressione controllata. 
  1. La Junkan Dojo ha deciso di non “banalizzare” il percorso delle donne presenti con una serie di appuntamenti indirizzati a dar loro nozioni generali di tecniche di autodifesa, bensì facendo un cammino volto alla consapevolezza e alla comprensione dal punto di vista psicologico della situazione di violenza. Coscienti che, come nel karate, per formare una persona al punto tale che possa essere efficace in determinate circostanze sia necessario un corso di studio e pratica ben più lungo, duraturo e frequente, le lezioni sono state condotte con lo scopo di stimolare nelle presenti una serie di strumenti utili per rispondere a situazioni di pericolo e la voglia/necessità di approfondire questo inizio con un’attività marziale come quella del karate o di altre discipline di difesa personale. 
  2. La pratica del karate e di altre arti marziali può essere un mezzo efficace per migliorare la sicurezza personale, perché insegnano tecniche di autodifesa che possono essere utili in situazioni di emergenza. La pratica del karate può aumentare la consapevolezza situazionale, insegnando agli individui a essere più attenti all’ambiente circostante e ai segnali di potenziale pericolo, a reagire in modo deciso (per affrontare e per evitare) o a elaborare in modo più lucido e veloce le possibili soluzioni. La formazione in arti marziali può contribuire a rendere più sicure e assertive nelle situazioni quotidiane, promuovendo comportamenti responsabili verso situazioni di conflitto. 
  3. È importante sottolineare che la pratica delle arti marziali non dovrebbe mai essere finalizzata a favorire l’aggressività o la violenza gratuita. Gli insegnanti di karate devono enfatizzare l’importanza dell’autocontrollo, della responsabilità e del rispetto per gli altri. Inoltre, la sicurezza personale delle donne non dovrebbe basarsi unicamente sulle abilità fisiche: sono la consapevolezza situazionale, la prevenzione e la comunicazione efficace, tra le cose più importanti per ridurre il rischio di violenza. 

La pratica del karate può aumentare la consapevolezza situazionale.

Come è stato ben definito dall’insegnante Annalisa Casini durante le prime lezioni: “Noi siamo fisicamente più deboli di un uomo. Certo ci sono donne fortissime, ma in generale questa sproporzione è sempre valida. L’uomo ha un fisico più forte, una struttura più grande, una capacità fisica maggiore. Ed è per questo che non dobbiamo cercare la soluzione nella forza o nello scontro alla pari. Dal cane il gatto scappa, graffia, si gonfia, si arrampica, miagola come se ruggisse, non cercherà mai di fare a morsi col cane. Ma molti gatti escono illesi da uno scontro con un cane. La forza del gatto è che sa di esserlo ed è forte nell’essere se stesso.” 

Nella programmazione del corso di autodifesa ci si è basati su alcuni capisaldi dei più famosi corsi di self defence, quelli della Prevenzione Attiva. Questi alcuni punti:
• Consapevolezza situazionale: prestare attenzione all’ambiente circostante e agli altri, evitare distrazioni come l’uso eccessivo del cellulare nei luoghi pubblici.
• Comunicazione efficace: imparare a comunicare in modo assertivo, saper dire “no” quando necessario, facendo rispettare i propri limiti.
• Pianificazione del percorso: scegliere percorsi sicuri e ben illuminati, specialmente di notte e informare qualcuno dell’itinerario da fare.
• Evitare luoghi pericolosi: essere consapevole delle aree considerate pericolose e cerca di evitarle, e non accettare di fare da sola cose che potrebbero mettere a rischio.
• Confidenzialità online: limitare le informazioni personali condivise online e usare impostazioni di privacy sui social media. 

Dai punti sopra indicati si deduce non di meno la forte limitazione a cui la donna è soggetta ogni volta che fa un’attività individuale. Per cui è essenziale trovare un equilibrio tra la prevenzione attiva e il mantenimento di una vita libera e autonoma.
Per questo si è deciso di impostare il corso in modo da dare alle iscritte una visione positiva, senza scadere in un’impostazione limitante e oppressiva, anche grazie al supporto della Psicologa Agnese Giannoni che ha avuto uno spazio rilevante.
I punti chiave ispiratori e condivisi sono stati:
• Fornire alle donne le informazioni e le risorse necessarie per essere consapevoli e sicure, senza limitarne la libertà.
• Concentrarsi sulla consapevolezza situazionale e sulla prevenzione, piuttosto che sulla paura.
• Coinvolgere la comunità nel rendere gli spazi più sicuri per tutti.
• Promuovere il coinvolgimento degli uomini nella lotta contro la violenza di genere.
• Promuovere l’empowerment attraverso l’istruzione, ma anche incentivando le donne a partecipare a corsi di autodifesa o a programmi di prevenzione attiva.
È fondamentale lavorare verso una società in cui le donne possano godere pienamente della loro autonomia senza il timore di essere minacciate. 

La sicurezza personale delle donne non dovrebbe basarsi unicamente sulle abilità fisiche.

Concludiamo con una nota sul nostro corso che ha avuto una partecipazione di circa 25 donne, tutte iscritte all’AVIS e, quindi, donatrici. Alcune partecipanti hanno dovuto frequentare in modo saltuario, mentre la maggioranza ha svolto il percorso delineato con grande dedizione.
Di seguito il commento dell’insegnante Annalisa Casini che ha curato interamente il corso e che ha tracciato alcuni aspetti riscontrati con le presenti:
«Le partecipanti hanno spaziato in termini di età: dalle giovanissime appena maggiorenni alle donne di mezza età. Un dato significativo dato che una volta corsi come questo interessavano soprattutto donne adulte, quindi, con un bagaglio di vissuto maggiore, le quali si approcciavano a un percorso simile per poi cercare di coinvolgere le figlie. Oggi l’età delle donne che aderiscono si è abbassata rivelando una ricerca di maggiore sicurezza anche nelle ragazze più giovani. Ciò a dimostrazione, come per altro evidenziato dai tragici e frequenti eventi di cronaca, che la paura è sentita con cognizione già nell’adolescenza.
Le donne che hanno frequentato il corso erano diverse anche dal punto di vista caratteriale. Ce ne sono state di timide, che ricercano una sicurezza emotiva, ma anche di più intraprendenti e temerarie, che considerano l’autodifesa uno strumento in più nel bagaglio personale, ma tutte si sono messe in gioco sperando di acquisire una forma di difesa base utile ad affrontare situazioni critiche. In ogni caso nel prosieguo delle lezioni il gruppo si è omogeneizzato, poiché il fine comune e il metodo di insegnamento utilizzato le hanno portate a integrarsi allo stesso modo sulle dinamiche studiate. Quindi, tutto ciò ha reso le ragazze “complici”, compagne, nell’obiettivo di creare una difesa, sia fisica sia mentale, da riportare per quanto possibile nel quotidiano.
Nonostante all’inizio ci sia stata paura o reticenza del contatto fisico – a volte anche più deciso, per ricreare situazioni il più possibile reali e di pericolo –, alla fine del corso le donne hanno manifestato sempre più sicurezza nell’utilizzo del loro corpo e della fisicità necessaria. Hanno combattuto così la timidezza, la vergogna, ma anche la paura di fare del male (un aspetto ben comune pure nei principianti di arti marziali), acquisendo ritrovata coscienza delle potenzialità del proprio corpo.
Infine, un aspetto che ritengo molto importante: non di rado, nonostante la difesa personale sia ben lontana dalla pratica (continuativa, allenante, profonda) di un’arte marziale, alcune ragazze hanno intrapreso un percorso nel karate, per scoprire una strada di disciplina fisica e mentale che in ogni caso porta a una maggiore sicurezza personale. Un risvolto significativo sia per la mia arte marziale, sia per il contributo che avranno nella loro vita in quanto donne».

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