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3° Incontro corso maestri e istruttori FIKTA 2023/2024

A Salsomaggiore circa un centinaio di partecipanti al fine settimana del 5-6 aprile.

Venerdì pomeriggio e sabato mattina 5 e 6 aprile 2024, al Palazzetto dello Sport di Salsomaggiore Terme (PR), si è tenuto il terzo incontro full immersion del “Corso aspiranti istruttori e maestri” della Fikta, al quale erano presenti circa un centinaio di partecipanti, oltre agli insegnanti federali.

Dice il Maestro: “Attenzione! Anche se il corpo va indietro, lo spirito va in avanti!”

• Venerdì pomeriggio – Corso aspiranti istruttori
Gli aspiranti istruttori sono stati affidati al Maestro Salvatore Giordano, 7° dan, che ha dedicato le tre ore della sua lezione allo studio delle capacità motorie e coordinative, ovviamente applicate alla nostra disciplina.
I futuri tecnici hanno cominciato lavorando sul kihon per l’esame per il primo dan, eseguendo inizialmente le tecniche previste dal programma federale e inserendo via, via, una serie di tecniche aggiuntive, per lo più a mano aperta.
Una parte successiva della lezione è stata riservata all’orientamento, sia spaziale sia temporale, eseguendo delle sequenze di combattimento prima verso un solo avversario e in seguito verso più avversari che si attaccavano da più direzioni, in modo da dover ragionare sulla maniera di muoversi e spostarsi a seconda delle situazioni che si presentavano nelle diverse variabili spazio-temporali.
Nell’ultima parte del pomeriggio si sono studiati i diversi tipi di spostamenti,  agendo sul controllo della chiusura e del rilassamento del tono muscolare, per poterla calibrare in modo preciso a seconda dello spostamento utilizzato e della distanza a cui si doveva portare l’attacco.

• Venerdì pomeriggio – Corso aspiranti maestri
Il Maestro Carlo Fugazza, 8° dan ha dedicato la sua lezione agli aspiranti maestri. Rispetto ai corsi precedenti, il bagaglio tecnico del programma è stato notevolmente incrementato, la commissione ha infatti deciso che, per l’esame da maestro, i candidati dovranno dimostrare la conoscenza di tutti i ventisei kata dello stile Shotokan e non solo dei diciotto, come per l’edizione precedente, previsti dal programma per gli esami fino al 4° dan.
Il Maestro ha deciso di focalizzare il suo insegnamento odierno sullo studio di due kata non compresi nei vari programmi d’esame; ha quindi iniziato facendoci lavorare sul kata Ji-in, dicendo che ci sono diverse versioni di questo kata, ma in Fikta si studia la versione che hanno trasmesso i Maestri Kase e Shirai.
Analogamente ad altri kata simili, come Jion e Jitte, anche Jiin comincia con uno spostamento all’indietro ma, dice il Maestro: “Attenzione! Anche se il corpo va indietro, lo spirito va in avanti!”. Aggiungendo che, si deve eseguire il primo contrattacco come se fosse già unico e definitivo, ad esempio: quando paro con kaki wake uke e poi proseguo eseguendo maegeri rentsuki, devo eseguire il calcio alla massima velocità e con la massima determinazione, allora, potrebbe non essere più necessario proseguire con i due pugni successivi, infatti, ogni singolo contrattacco deve essere inteso come tecnica definitiva.

Sempre parlando delle tecniche multiple, il Maestro ci riprende diverse volte, dicendo che siamo troppo lenti: se eseguiamo ren-tsuki o maegeri-yun-tsuki, devo eseguirle di seguito e alla massima velocità possibile perché, altrimenti diventano due tecniche separate, mentre sono state pensate come un’unica tecnica che risponde a un unico comando.

Le indicazioni del Maestro sono ovviamente tantissime e tutte ugualmente utili, ma voglio ancora ricordarne una che mi sembra particolarmente significativa. Egli afferma che crescendo il livello di chi esegue un kata, la sua esecuzione deve diventare meno scolastica: un 5° dan eseguirà un kata Heian in modo diverso da come lo esegue una cintura colorata, o una cintura marrone, mettendo tutti i suoi trenta o quarant’anni di pratica nella sua esecuzione. Gli spostamenti, ad esempio, vanno eseguiti in modo più naturale, meno scolastico e allo stesso modo devo considerare i vari caricamenti delle parate o delle tecniche d’attacco, sempre però restando assolutamente fedeli alla traccia originale del kata.

Crescendo il livello di chi esegue un kata, la sua esecuzione deve diventare meno scolastica.

La seconda parte della lezione è riservata allo studio del kata Wankan, e del suo bunkai, eseguito sia omote sia ura, per cui le cinque applicazioni di base diventano dieci e, analogamente a qualsiasi altro kata, devo poterle eseguire sia a destra sia a sinistra, praticando e ripetendo fino a quando non avrò nessun tipo di esitazione per rispondere all’attacco, quale sia la direzione, o la guardia da cui mi viene portato.
Anche in questo caso, torna la necessità di impegnarsi al meglio per cercare di eseguire alla massima velocità possibile le tecniche doppie, ad esempio i tre maegeri-yun-tsuki finali di questo breve kata, quindi, si dovrà eseguire il maegeri e poi, prima che il mio avversario abbia il tempo di reagire lo si metterà definitivamente fuori combattimento con lo tsuki, che dev’essere considerato parte integrante della mia tecnica di calcio.

Una volta terminato lo stage e congedati i partecipanti, la commissione degli insegnanti si è fermata ancora per permettere a un allievo della precedente edizione del corso, che non aveva potuto sostenere l’esame, di essere valutato in modo da ottenere la sua abilitazione e diventare istruttore. Il M° Giordano gli ha chiesto di dimostrare le sue capacità di insegnante nei confronti di due corsisti, che si sono gentilmente messi a disposizione fingendo di essere allievi: gli è stato chiesto di far eseguire il programma del kihon da 1° dan, di dare i comandi ed eseguire poi insieme ai due allievi il kata Heian Godan.

• Sabato mattina
Anche il secondo incontro del sabato mattina avrebbe previsto che i corsisti venissero separati in due gruppi, ma il Maestro Fugazza ha preferito che i futuri istruttori e maestri lavorassero insieme per trasmettere a tutti una versione base dei bunkai dei cinque Heian.
I bunkai di ogni kata possono essere molteplici e ciascun maestro può inserire tecniche più complicate, a volte particolarmente spettacolari, ma il Maestro ha voluto creare e condividere una base che fosse comune a tutti, dettando l’impostazione di ogni bunkai per costituire una traccia, un punto di partenza unico per tutti i tecnici federali, che poi nel tempo, volendo, potranno incrementare e personalizzare, ma che sia sempre riconoscibile come il bunkai originale che ci è stato trasmesso dal Maestro Shirai.
Già nell’esecuzione dei kata Heian e dei suoi bunkai si hanno tantissime cose da studiare: ci sono già quasi tutti gli spostamenti e le rotazioni che si troveranno nei kata superiori; c’è già il concetto di andare aventi e di non arretrare se il mio avversario esitasse; c’è già l’idea di concludere e metterlo fuori combattimento con il mio primo contrattacco, senza dover per forza attendere la sua risposta o la necessità di fare più tecniche.

Bisogna migliorare il proprio kata provandone ripetutamente il bunkai con un avversario reale.

L’esecuzione di un kata e del suo, o dei suoi, bunkai, non sono che la punta di un iceberg. Possono essere studiati per tutta la vita nelle loro migliaia di possibili applicazioni e varianti, ad esempio, suggerisce il Maestro, pensate che gli attacchi siano portati alla parte alta anziché alla parte bassa o media del corpo, basta questa piccola variazione per aprire tutto un ventaglio di possibili variabili e interpretazioni diverse.
Per questo si dice che quando s’impara un kata, si deve studiarlo per due o tre anni prima di passare al successivo, in modo da avere posizioni perfette e muoversi da una posizione all’altra con la giusta dinamica, il tutto allo scopo di ottenere la massima efficacia della tecnica.
Per evitare che diventi un esercizio di memoria, un “giochino”, bisogna migliorare il proprio kata provandone ripetutamente il bunkai con un avversario reale, per poterlo poi eseguire contro un avversario immaginario.
Bisogna sempre essere motivati, attenti, concentrati, se manca la “sostanza” dobbiamo andarla a cercare, quando proviamo un kata o un bunkai lentamente, più e più volte, non deve essere per riposare, ma per poterlo applicare in seguito senza avere alcun tipo di esitazione.
Appuntamento a settembre per il prossimo incontro, quello degli esami! 

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