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Puzzle, la cosa bella delle competizioni

Puzzle, la cosa bella delle competizioni

Agli ultimi Campionati italiani FIKTA i ragazzi che ho il privilegio di allenare hanno vinto il campionato italiano di kumite a squadre di serie B.

Durante gli ultimi campionati italiani svoltisi a Casale Monferrato i ragazzi che ho il privilegio di allenare, e che ho visto crescere praticando Karate-Do, hanno vinto il campionato italiano di kumite a squadre di serie B.
I tre requisiti che hanno permesso loro di ottenere questo risultato sono: essere persone libere, gentili e determinate. Spesso tendiamo a sopravvalutare il nostro ruolo di insegnanti, in realtà, dentro ogni agonista c’è già tutto, nel bene e nel male, e posso dire con certezza che la loro vittoria nasce dall’indipendenza e dalla libertà che hanno saputo acquisire, rispetto al mio ruolo, in tutti questi anni.
Durante i combattimenti semplicemente stavo zitto e guardavo, e loro facevano quello che sapevano fare con la massima determinazione.
Mi sento di dedicare a loro e condividere su questa rivista, per chi avrà voglia di leggerla, questa riflessione.

I tre requisiti che hanno permesso loro di ottenere questo risultato sono: essere persone libere, gentili e determinate.

PUZZLE
Se c’è una cosa bella delle competizioni è quando si mette quell’ultima tessera del puzzle.
In quel momento diventa chiaro tutto il disegno.
In quel momento, il caos che regnava sul tavolo con tutti quei pezzettini disposti in modo caotico, diventa ordine, diventa forma, contorni, colori, luci e ombre.
Sul tavolo possono sostare per anni quei pezzettini disordinati e senza senso. Possono anche sostare per sempre.
A volte li abbandoniamo su quel tavolo perché ci sembra troppo difficile comporre quel quadro. Ci sembra che le nostre forze non siano all’altezza del compito. Ci sembra tutto inutile e troppo, troppo faticoso. Stressante.
Ci sentiamo piccoli di fronte a quel compito e non vediamo traccia di quella bella immagine che sta sul coperchio della scatola che dovremmo replicare. E malgrado aggiungiamo pezzettini con fatica, giorno dopo giorno, e malgrado ci sforziamo di cercare proprio quell’incastro di quell’angolo, tutto appare senza senso e senza forma.

La frustrazione allora si impossessa di noi e siamo tentati con un gesto rapido del braccio di buttare tutto per terra, di raccoglierlo con la scopa e gettarlo.
Altre volte, semplicemente, ci allontaniamo e tentiamo di dimenticare quel progetto troppo difficile, troppo faticoso.
Se insistiamo però, piano piano una luce si fa strada tra le molte ombre. Un’immagine si intravede. E senza senso, senza logica, senza ragione apparente, continuiamo, perseveriamo.
Poi arriva quel giorno.
Un giorno caldo di giugno, ad esempio. Un giorno da niente, iniziato come molti altri giorni, come tutti gli altri giorni. In un palazzetto senza senso, immerso nel calore di un parcheggio anonimo.
In quel giorno forze misteriose e oscure generano dal caos un nonnulla.
Un centimetro quadrato.
Una tessera di un mosaico. E quella tessera è proprio quella.

Se c’è una cosa bella delle competizioni è quando si mette quell’ultima tessera del puzzle.

Là dentro, in quel misero centimetro quadrato, in quel buco nero della ragione, nella densità del vuoto, stanno sudore, lacrime, sangue, giorni e ore. Stanno rabbia, delusione, paura, insicurezza, scoramento.
E quella tessera mossa da dita invisibili finisce proprio lì dove doveva, finisce al suo posto. Semplicemente.
Attimi.
Ed è tutto chiaro, tutto è a posto e niente sarà più come prima per voi che avete composto quel disegno. Adesso sapete che si può fare. Adesso sapete che continuando senza logica e senza ragione, ma con il cuore pulito e la mente ferma, potete realizzare ogni progetto possibile, ogni “puzzle”.
Anche il più difficile.

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