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Beatrice Marmiroli

Beatrice Marmiroli
Foto di Riccardo Gregolin

“Il karate mi ha insegnato a come comportarmi e a come vivere le emozioni, è un percorso in salita che spero non finisca mai, ormai è nel cuore e nell’anima”.

NOME
Beatrice Marmiroli
LUOGO DI NASCITA
Reggio Emilia
DATA DI NASCITA
14 febbraio 1998
SPECIALITÀ
Kata
CLUB DOJO
Shogun Reggio Emilia

MEDAGLIERE

2013
– Camp. It.: 4° kata ind.
– Tr. delle Regioni: 1° kata ind. / 1° kum. ind.

2014
– Camp. It.: 1° kata ind. / 1° kum. ind.
– Tr. delle Regioni: 1° kata ind. / 1° kum. ind.
– Tr. Masina: 1° fukugo

2015
– Camp.It.: 1° kata ind. / 1° kum. ind.
– Tr. delle Regioni: 2° kata ind. / 1° kum. ind. / 3° kum. sq.
– Tr. Masina: 2° fukugo
– Coppa Shotokan: 3° kum. sq.

2016
– Camp. It.: 3° kata ind. / 1° kum. ind.
– Tr. delle Regioni: 1° kata ind. / 1° kum. ind. / 3° kum. sq. / 3° kata sq.
– Tr. Masina: 2° fukugo
– Coppa Shotokan: 2° kum. sq.

2017
– Camp. It.: 3° kata ind. / 1° kum. ind.
– Tr. delle Regioni: 3° kata ind. / 3° kum. ind. / 3° kum. sq. / 3° kata sq.
– Coppa Shotokan: 2° kata ind.
– WSKA: 1° kata sq.
– ESKA: 3° kata sq. / 4° kata sq.

2018
– Camp. It.: 2° kata ind.
– Tr. delle Regioni: 1° kata ind. / 1° kum. ind. / 1° kata sq. / 3° kum. sq.
– Coppa Shotokan: 4° kata ind. Master / 3° kum. sq.

2019
– Tr. delle Regioni: 1° kata ind. / 1° kum. ind. / 1° kata sq.
-Tr. Masina: 2° kum. sq.


Come hai iniziato a praticare karate?
Quando ero piccola, mia mamma praticava karate, dopo di lei ha iniziato mia sorella più grande, dopo io e poi il papà… volevo provare quello che faceva la mia famiglia, era anche un momento da condividere insieme.

Non mi arrendo mai, ogni sconfitta è la motivazione per migliorare.— Beatrice Marmiroli

Ci parli del tuo Maestro?
Il mio maestro si chiama Paolo Lazzarini e il nostro rapporto non si può spiegare a parole, è la mia figura di riferimento per qualsiasi cosa, per i momenti belli e brutti. È capace di scherzare, ma anche di farmi lavorare duramente quando è il momento e questa penso sia la cosa più bella, perché c’è il momento di svago e il momento di concentrazione. Senza di lui non sarei la persona che sono adesso, oltre alle qualità raggiunte con la pratica.

È stato una scelta quella di praticare karate tradizionale?
Ho iniziato da bambina senza sapere che ci fossero distinzioni tra il karate tradizionale e sportivo.

Quando sei diventata agonista?
Sono diventata agonista appena l’età me l’ha permesso. Anche da bambina facevo le gare, mi è sempre piaciuto lo spirito di mettermi in gioco e di non dare mai niente per scontato. Vedevo mia sorella, che ha iniziato prima di me, e mi sono lasciata “trascinare” da  lei.

Dove e quanto ti alleni?
Mi alleno nel mio dojo tre volte a settimana, esclusi gli allenamenti extra per le gare, regionali e nazionali. Nel dojo, oltre al mio corso delle cinture nere agonisti, pratico anche nell’orario delle colorate adulti, perché le basi sono fondamentali per andare avanti nel mio percorso. Vado in palestra per fare preparazione atletica due volte alla settimana nei giorni in cui non pratico karate, per rafforzare il mio corpo e il mio carattere. In Nazionale ci alleniamo mattina e pomeriggio una volta al mese, e anche di più in prossimità delle gare.

Com’è il rapporto con i tuoi compagni di squadra?
Con i miei compagni ormai siamo una vera e propria famiglia nella nostra seconda casa, il dojo.
Siamo sempre presenti gli uni per gli altri, ci aiutiamo a vicenda e ci vogliamo bene, fare fatica insieme ci fortifica e ci fa crescere.
Questo vale per la mia palestra allo Shogun, ma anche per la Nazionale, il rapporto che è nato non si può descrivere, inizialmente devo ringraziare la Beatrice Anghel e Asia Viviani per aver condiviso con me la mia prima esperienza internazionale, poi tutti i senior per il supporto e il coinvolgimento che mi hanno dato. È anche questa unione che rende l’Italia forte.

Il tempo che dedichi agli allenamenti incide sulla tua vita privata?
ll tempo dedicato al karate è tanto, il mio maestro mi dice sempre “Se tu mi dai la mano, io ti prendo il braccio”, lui è sempre pronto a farmi dare il massimo.
Le persone che mi vogliono bene sanno quanto ci tengo al karate, quindi mi sopportano e supportano ad andare avanti, anche se sono spesso impegnata e devo rinunciare a cose importanti perché ho allenamento o delle trasferte. Mi capita spesso di dire “non posso perché ho allenamento”, ma sono scelte che si prendono in base agli obiettivi che si vogliono raggiungere.
L’agonismo lo consiglio a tutti i giovani, perché ti fa crescere dentro e fuori, bisogna aver il coraggio di combattere con se stessi, cadere e rialzarsi non è facile, ma quando ci riesci sei fiero di te stesso.
Gestirmi con l’università, il volontariato in croce rossa e i rapporti personali non è facile, ma se una persona ci tiene riesce a fare tutto.

Lo scoglio personale sul quale devi “lavorare” maggiormente?
Il mio scoglio personale è l’emotività, “sento” molto la gara e mi agito, ma dall’altro lato è normale provare questa emozione quando una persona tiene molto a quello che fa.

Secondo me, il kata e il kumite si completano a vicenda, il mio maestro mi ha insegnato a mettere un po’ di kumite durante il kata e un po’ di kata durante il kumite.— Beatrice Marmiroli

Secondo te, qual è la tua caratteristica come atleta?
Non mi arrendo mai, ogni sconfitta è la motivazione per migliorare.

In quale specialità ti senti più preparata e che cosa ti permette di esprimere?
La mia specialità è il kata, ma non mi tiro indietro quando bisogna fare kumite. Secondo me, il kata e il kumite si completano a vicenda, il mio maestro mi ha insegnato a mettere un po’ di kumite durante il kata e un po’ di kata durante il kumite.
Il kata mi fa liberare la mente, è un lavoro individuale molto duro, mentre a fare kumite hai uno stimolo esterno da affrontare. Mi piace studiare i dettagli, i piccoli particolari che fanno la differenza.
Nella mia palestra non ho mai avuto una squadra di kata con cui poter partecipare, ma a livello nazionale, alla mia prima esperienza, ho conosciuto due ragazze e atlete fantastiche, con le quali ho condiviso emozioni indescrivibili e che sento quasi tutti i giorni per l’amicizia che è nata, anche se siamo di tre regioni diverse.
Rappresentare l’Italia è stata un’emozione unica soprattutto con la squadra, l’unione di tre cuori nella stessa direzione, dare il massimo, per noi stesse, per il nostro maestro Pasquale Acri, per le nostre palestre e tutta la nazione.

L’avversario (reale o psicologico) più temibile per te?
Il mio avversario è il tempo, purtroppo vola e non è da perdere. Bisogna dare il massimo oggi per essere soddisfatti domani, senza avere paura di cadere, perché fa parte del percorso di ogni atleta trovare degli ostacoli, il tutto sta nell’affrontarli.

Che cosa ti ha insegnato il karate?
Il karate mi ha insegnato a come comportarmi e a come vivere le emozioni, è un percorso in salita che spero non finisca mai, ormai è nel cuore e nell’anima.

Il ricordo più appagante e quello più spiacevole della tua carriera?
Ho due ricordi molto importanti.
Il mio secondo campionato italiano da cadetta, quando io e mia sorella Arianna siamo diventate insieme campionesse italiane, io sia in kata sia in kumite, mentre mia sorella nel kumite. Non dimenticherò mai l’abbraccio e le lacrime di gioia che ci siamo date quando dopo la vittoria ci siamo corse incontro.
Il secondo momento importante è stata la vittoria al mio primo mondiale WSKA a Treviso con la squadra di kata juniores assieme alle mie compagne Beatrice e Asia, è stata un’esperienza indimenticabile sentire l’inno d’Italia sul podio con loro. Dopo tanto allenamento e tanta fatica, oltre ad essere nata un’amicizia fantastica, è arrivata anche un’importante medaglia.
I momenti spiacevoli per forza ci sono, ma io li chiamerei momenti di crescita. Gli Europei del 2018 in Serbia non sono andati come desideravo, ho dato il massimo in allenamento e in gara, ma i risultati non sono arrivati, però, passato il momento di dispiacere arriva il momento dove bisogna rimboccarsi le maniche e continuare a lottare.

Utilizzi il web per informarti su quanto riguarda il mondo del karate?
Mi capita poco di soffermarmi a cercare video in internet, perché io e la tecnologia non siamo molto amiche, ma i video delle gare mi piace riguardarli per vedere dove posso migliorare, questo è un mezzo potente che utilizziamo ancora poco.

Rappresentare l’Italia è stata un’emozione unica soprattutto con la squadra, l’unione di tre cuori nella stessa direzione.— Beatrice Marmiroli

Ti piacerebbe essere un’atleta professionista?
Certo che sì, ma pensare di fare del karate il mio lavoro avrei paura che mi facesse perdere la passione che ho, quella che mi fa svegliare all’alba per fare chilometri di macchina per allenarmi o per fare una gara dove non ho bisogno di una ricompensa per quello che faccio con il cuore, tutto ciò senza togliere nulla al duro lavoro dei professionisti.

Come immagini il tuo futuro?
Il mio futuro lo immagino in continuità con quello che sto costruendo nel presente, giorno dopo giorno. Spero che questo sia solo l’inizio e ce la metterò tutta affinché sia così.

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