728 x 90

I Sette Samurai

I Sette Samurai

Diretto da Akira Kurosawa nel 1954, il film narra la storia di un piccolo villaggio di contadini che, per difendersi dai saccheggi di alcune bande di briganti, ingaggiano dei Rōnin.

Credo non ci sia un modo davvero oggettivo per descrivere tutte le sensazioni che si provano guardando “I Sette Samurai”, capolavoro assoluto della cinematografia mondiale, nonché fonte di ispirazione per tantissimi film del ‘900 e non solo.

“I Sette Samurai” è diventato una vera e propria fonte d’ispirazione per registi che hanno attinto dalla maestria di Kurosawa.

Scritto, anzi co-scritto, diretto e montato da Akira Kurosawa nel 1954, il film narra la storia di un piccolo villaggio di contadini che, per difendersi dai saccheggi di alcune bande di briganti, ingaggiano dei Rōnin.
Ambientato nell’Era Sengoku (1467-1603) la sceneggiatura si colloca nel periodo a cavallo tra il 1587 e il successivo. Accantonata l’idea iniziale di raccontare la storia giornaliera di un samurai, Kurosawa sposò l’intuizione degli sceneggiatori Shinobu Hashimoto e Hideo Oguni che, venuti in possesso di documenti storici, vollero elaborare una delle tante storie che testimoniavano appunto il “protettorato” dei villaggi contadini da parte dei “samurai senza padrone”.

Da questa idea nacque il film, riconosciuto come una vera e propria forma d’arte, senza dimenticare l’anima pop che rende il cinema uno degli elementi più importanti della storia dell’uomo moderno. Infatti, se da una parte c’è tutta una dettagliata e documentata ricerca storica, geografica, culturale e un omaggio alle tradizioni che richiamano i samurai, dall’altra non si dimentica mai di trasmettere un qualcosa che attiri il pubblico a 360°. Sarà per questo, e per cento altri motivi, che ignoro, che “I Sette Samurai” è diventato una vera e propria fonte d’ispirazione per registi che hanno attinto dalla maestria di Kurosawa per produrre capolavori cinematografici che ancora oggi resistono al tempo e alle invenzioni tecnologiche.
Se chiudete gli occhi e pensate, sono certo che ve ne verranno in mente molti: I Magnifici Sette, qualche titolo di John Ford, ma sono convinto che il primo è Guerre Stellari di George Lucas. C’è un combattimento nel film di Kurosawa che richiama molti duelli con la spada laser, con chiari riferimenti allo studio minuzioso dei movimenti e delle posture, il tutto condizionato dall’inquadratura che insieme ai dialoghi crea quella tensione che incolla lo spettatore allo schermo. Il realismo e il caos che regnano nella scena dell’epica battaglia finale de “I Sette Samurai”, per come è stata girata e per il suo montaggio, hanno rappresentato un grande passo in avanti per l’epoca, dato il suo dinamismo, tanto da diventare plot per molti film di guerra, non ultimo Salvate il soldato Ryan. 

C’è un combattimento nel film di Kurosawa che richiama molti duelli con la spada laser.

Un’altra caratteristica che ha fatto del film un centro di gravità è stata la capacità di riunire un cast eclettico e variegato in una persona sola con un preciso compito da svolgere. Nel film non c’è un eroe che si fa capo della missione, ma una eterogenea serie di protagonisti che mettono da parte le loro differenze per un risultato comune: la sconfitta del nemico. Cosa per altro che ritroviamo anche in produzioni della saga The Avengers e nella serie Fast & Furious circa cinquant’anni dopo.
Considerato troppo occidentale per i suoi tempi, Kurosawa non godé di particolare fama in patria, tuttavia permise alla millenaria cultura giapponese (guerriera e non solo) di farsi conoscere in tutto il mondo. Cosa per altro mai riconosciuta al regista.
La sua visione rivoluzionaria reinterpretò la complessa e intricata ragnatela di tradizioni giapponesi, la sua società divisa in caste chiuse e la politica che affondava radici antichissime, a un formato più pop. Osò dissacrare la figura del Samurai trasformandolo dal tropo-guerriero eroico e senza macchia, a un “normale” combattente costretto a confrontarsi con i nemici, ma anche con i sentimenti e le difficoltà della vita. Una cosa impensabile a metà degli anni Cinquanta. Così com’era impensabile che un contadino potesse diventare un guerriero. Tutte cose che fecero inorridire i tradizionalisti, ma che sdoganarono un’immagine più umana dei giapponesi agli occhi del grande pubblico. 

Infine, è obbligatorio fare un accenno al genio di Kurosawa regista. In un tempo in cui girare le scene di combattimento il più reali possibili era un’impresa titanica, per via dei mezzi tecnologici, la battaglia finale de “I Sette Samurai” è un vero e proprio gioiello cinematografico. La regia è fluida e non perde mai di vista il centro della scena, dato che la cinepresa è al centro della scena, in un contesto reale e non dentro un set cinematografico ricreato ad hoc. Nel corso della battaglia non ci sono pause e si ha sempre la sensazione di essere parte attiva della produzione. Nessuno, neanche a Hollywood, usava quella tecnica e nessuno si sarebbe mai azzardato a girare un film in aperta campagna, a febbraio, in condizioni metereologiche estreme – Toshiro Mifune raccontò in seguito di non aver mai patito tanto freddo in vita sua –. Solo in quelle condizioni si sarebbero potuti ottenere i grandangoli e i primi piani tipici della regia di Akira. La pioggia battente, il vento, la polvere, il fruscio degli alberi, i capelli e il rumore dei vestiti sono cose che non si possono riprodurre se non in situazioni reali. Una cosa che i moderni film hanno perso proprio per il massiccio utilizzo dello “schermo verde” a cui vengono aggiunti sfondi e scenografie artificiali e artefatte.

Nel corso della battaglia non ci sono pause e si ha sempre la sensazione di essere parte attiva della produzione.

Come per capolavori del calibro di C’era una volta in America o Balla con i lupi, guardare “I Sette Samurai” e coglierne a fondo le molte sfaccettature è un esercizio difficile. Guardarlo oggi richiede concentrazione e predisposizione, dato che non si escludono ripensamenti riguardo a convinzioni cinematografiche assodate. Concludo dicendo che, se il vostro film preferito è una produzione che racconta di un nugolo di supereroi in lotta per salvare il mondo, bene, forse è a questo “antico” film giapponese che dovete dire grazie.   

Ti potrebbe interessare anche:

Articoli recenti

I più letti

Top Autori