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Se la lezione continua nello spogliatoio

Se la lezione continua nello spogliatoio
Foto di Fabrizio Bagnoli

Per chi pratica un’arte marziale lo spogliatoio è il luogo dove concentrarsi in vista dell’allenamento e, una volta terminata la lezione, rilassarsi, lasciarsi andare.

Lo spogliatoio è sempre stato considerato un luogo “sacro”, uno spazio intimo in cui un individuo, cambiando abito, cambia spesso anche ruolo e personalità. Ne parlava già il Machiavelli nella famosa lettera a Francesco Vettori: “Venuta la sera, mi ritorno in casa, et in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali”. Nelle sue nuove vesti Machiavelli cessava di occuparsi delle miserie quotidiane e si immergeva nella lettura degli antichi. A Superman bastava di solito una cabina telefonica per liberarsi dei panni di Clark Kent e dedicarsi alla sua missione: salvare il mondo. Un attore di teatro entra nello spogliatoio e ne esce con l’identità del personaggio che interpreterà.

Lo spogliatoio è lo spazio indispensabile per lasciare da parte le noie e le preoccupazioni.

Per chi pratica un’arte marziale, lo spogliatoio è lo spazio indispensabile per lasciare da parte le noie e le preoccupazioni e, indossando il suo immacolato karategi, entrare e rimanere per una o due ore in una nuova dimensione. È anche il luogo dove concentrarsi in vista dell’allenamento e, una volta terminata la lezione, rilassarsi, lasciarsi andare, scambiare impressioni o anche futili chiacchiere liberatorie con i compagni.
Ci ha pensato il calcio-spettacolo a dissacrare lo spogliatoio, facendo irruzione con le sue telecamere indiscrete nel sancta sanctorum delle squadre, mostrando i giocatori in mutande mentre indossano i calzettoni o si massaggiano gli arti indolenziti: con quale vantaggio per lo show avvenga questa violazione della privacy, non è dato sapere.

Pochi giorni fa il vostro cronista ha assistito a una scena davvero inedita: uscendo dalla doccia ha visto che il Maestro aveva “inseguito” un allievo nello spogliatoio per proseguire la spiegazione. Entrambi erano ancora in karategi e riprovavano gli spostamenti nell’angusto spazio disponibile. L’allievo continuava a fare domande e a sollevare dubbi, il maestro imperterrito ribadiva i concetti già illustrati. Tutti gli altri, gocciolanti e stupiti, dribblavano come potevano la coppia in piena azione. Infine, l’allievo si è arreso e il suo “Oss” ha posto fine all’inedito tempo supplementare.
Ho raccontato in forma scherzosa un aneddoto che illustra in modo esemplare il fatto che il nostro Maestro non guarda l’orologio e nemmeno lo faceva  il suo Maestro appena scomparso. Egli dona generosamente il suo tempo, ad esempio per spiegare a un nuovo arrivato i principi del karate tradizionale, gli spostamenti nei bunkai, per correggere una posizione sbagliata. Non si arrende mai e non dovrebbe arrendersi neppure la persona “presa di mira”. A volte gli allenamenti si concludono con dieci o quindici minuti di ritardo, ma non è mai tempo sprecato.

A volte gli allenamenti si concludono con dieci o quindici minuti di ritardo, ma non è mai tempo sprecato.

Per concludere, vorrei aggiungere che, finita la lezione, una volta deposti i “panni regali e curiali”, rientrando nello spogliatoio e facendo la doccia insieme a noi, il Maestro torna a essere la persona scherzosa e spiritosa che tutti noi amiamo e apprezziamo, e non di rado si scusa per il tono acceso con cui ha ripreso qualche allievo un po’ testone, tra i quali mi metto anch’io. Perché il Maestro ci tiene e dobbiamo tenerci anche noi.

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