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Il doshu è più di un semplice insegnante – Parte 1

Il doshu è più di un semplice insegnante – Parte 1

Il doshu è una figura talmente integrata nella tessitura delle arti marziali da essere quasi invisibile, eppure è il filo che tiene uniti tutti gli altri.

Le arti marziali non sono solo una serie di movimenti fisici o tecniche di autodifesa, sono un tappeto intricato tessuto con fili di storia, cultura, e filosofia. Da quando antichi guerrieri hanno sviluppato metodi di combattimento per sopravvivere, fino ai moderni dojo, dove persone di tutte le età si allenano, le arti marziali sono una tradizione vivente che collega passato, presente e futuro. E come in qualsiasi tessuto, ogni filo è vitale e la mancanza di uno di essi può far sì che l’intero disegno si sfilacci.
Secondo Emiko Ohnuki-Tierney, l’arte marziale è una “cultura in movimento”, dove la storia e la tradizione giocano un ruolo cruciale nel dare significato e contesto alla pratica [Ohnuki-Tierney, E. (1995), The Monkey as Mirror: Symbolic Transformations in Japanese History and Ritual, Princeton University Press].

Quando si tratta di trasmettere la tradizione e la storia, il doshu è la lanterna che illumina il sentiero buio del tempo.

Facciamo un profondo respiro e addentriamoci in questa avventura, sentendo il peso della storia e l’energia della modernità convergere in un’unica, potente corrente.
Il doshu è una figura talmente integrata nella tessitura delle arti marziali da essere quasi invisibile, eppure è il filo che tiene uniti tutti gli altri. Parlando in termini semplici, il doshu è il custode della tradizione, il maestro supremo che guida la pratica e l’insegnamento di un’arte marziale specifica. Ma il suo ruolo va molto oltre la semplice trasmissione di tecniche. Il doshu è responsabile della conservazione e del mantenimento dell’essenza, della filosofia e delle pratiche rituali di un’arte marziale, oltre che, ovviamente, delle sue tecniche di combattimento.
Quando si tratta di trasmettere la tradizione e la storia, il doshu è la lanterna che illumina il sentiero buio del tempo. Egli è il legame vivente con il passato, responsabile di trasmettere la conoscenza in modo accurato e autentico alle future generazioni. 

Una delle pratiche cruciali in questo contesto è lo studio e la comunicazione della storia dell’arte marziale, che dà ai praticanti una comprensione più profonda del “perché” e del “come” di ciò che stanno facendo. Una trasmissione efficace della storia e della tradizione avviene quando il doshu è in grado di coniugare la saggezza ancestrale con le necessità del presente, creando un ponte tra due mondi che potrebbero sembrare incompatibili, ma che in realtà sono intrinsecamente collegati [Mroz, D. (2011). The Way of Kata: a comprehensive guide to deciphering martial applications. YMAA Publication Center].
Un doshu competente si contraddistingue per tre qualità principali:

  • Formazione rigorosa: non solo è un maestro delle tecniche di combattimento, ma è anche versato nella storia, nella filosofia e nella spiritualità dell’arte marziale che rappresenta.
  • Rispetto della tradizione: il doshu valorizza e mantiene le usanze, i rituali e la saggezza intrinseca nella sua arte, trasmettendo questi elementi in modo puro e non diluito.
  • Leadership carismatica: con una presenza che ispira, il doshu è in grado di guidare e motivare, di essere il faro in mezzo alla nebbia, colui che stabilizza e da direzione.

Ignorare la storia è come navigare senza una bussola

C’è una sensazione palpabile quando sei in presenza di un doshu competente. È come se l’aria diventasse più pesante, saturata dal peso della storia e dall’energia della dedizione.
Il doshu è quindi molto più di un semplice insegnante: è un collegamento vivente con il passato e una guida per il futuro, il tessitore che unisce la storia, la tradizione e la modernità in un unico, coerente disegno.
Quando la storia viene ignorata o mal interpretata nell’ambito delle arti marziali, le conseguenze possono essere gravi e profondamente radicate. L’importanza di una base storica solida non è un mero esercizio accademico; piuttosto, è fondamentale per il mantenimento dell’integrità e della vitalità dell’arte stessa. In altre parole, ignorare la storia è come navigare senza una bussola: si potrebbe arrivare a destinazione, ma è molto più probabile che ci si perda.

  • Tecniche errate: senza una comprensione adeguata della storia e della tradizione, le tecniche possono essere trasmesse in modo errato o incompleto. Questo non solo compromette l’efficacia della pratica, ma può anche essere pericoloso. Ad esempio, una tecnica di autodifesa mal eseguita può mettere a rischio sia l’insegnante sia lo studente.
  • Filosofia distorta: l’arte marziale non è solo un insieme di mosse fisiche, è anche una filosofia di vita. Quando la storia viene ignorata, la filosofia e i principi etici dell’arte possono essere distorti. Questo può portare a un’interpretazione errata dell’arte, riducendola a un mero strumento di violenza piuttosto che a un percorso di crescita personale e spirituale

Parte 2

1. Bibliografia consigliata
– The Heart of Karate-Do di Shigeru Egami – Un libro che esplora la filosofia e la pratica del karate tradizionale.
– Mastering Jujitsu di Renzo Gracie e John Danaher – Per un approccio più moderno e applicabile alle arti marziali miste.
– The Way of the Warrior di Howard Reid e Michael Croucher – Una panoramica storica sulle arti marziali di tutto il mondo.
– “Journal of Martial Arts Studies” – Per chi vuole addentrarsi nella ricerca accademica sulle arti marziali.

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