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Il doshu è più di un semplice insegnante – Parte 2

Il doshu è più di un semplice insegnante – Parte 2

La sfida delle arti marziali tra tradizione e modernità.

Le arti marziali sono spesso legate strettamente all’identità culturale di una nazione o di un popolo. L’ignoranza della storia può portare a una sorta di “appiattimento culturale” in cui l’arte perde il suo significato più profondo e diventa solo un altro prodotto da “consumare”. In questo scenario si perde non solo la ricchezza della tradizione, ma anche l’opportunità di apprendere e di crescere attraverso la comprensione di una cultura diversa [Smith, J. (2008), Martial musings: a portrayal of martial arts in the 20th Century, Via Media Publishing. – Tanaka, F. (2015), The Samurai Ethos: the essence of Japanese culture as portrayed through Bushido, Kodansha].
La coerenza tra il doshu e la tradizione è tanto imperativa quanto una spada ben affilata in mano a un samurai. Come custode della tradizione e leader spirituale, il doshu ha la responsabilità non solo di trasmettere tecniche e forme, ma anche di incarnare l’essenza e la filosofia dell’arte marziale che rappresenta.

La coerenza tra il doshu e la tradizione è tanto imperativa quanto una spada ben affilata in mano a un samurai.

Il primo pilastro di questa coerenza è una formazione rigorosa. Un doshu deve essere istruito in modo completo, imparando non solo le tecniche, ma anche la storia, la filosofia e i principi etici della sua arte. Questa formazione gli permette di diventare una sorta di “libro vivente” che può fornire un contesto ricco e dettagliato agli studenti [Johnson, T., & Kim, P. (2017), The martial artist’s mindset: integrated practices for enhanced performance, North Atlantic Books.].
La formazione da sola non è sufficiente se non è accompagnata da un profondo rispetto per la tradizione. Questo rispetto si manifesta attraverso una trasmissione accurata e autentica delle tecniche, dei principi e della storia. La capacità di insegnare con autenticità conferisce un’aura di legittimità che è palpabile dagli studenti e che aiuta a preservare l’integrità dell’arte [Bruce Lee, The Tao of Kung Fu.].

Infine, la coerenza è fondamentale, non solo per la trasmissione dell’arte, ma anche per la sua sopravvivenza. Un doshu coerente serve come faro, guidando gli studenti attraverso le tempeste di disinformazione e commercializzazione che possono diluire o deformare l’arte [Bruce Lee, The art of expressing the human body.].
La coerenza tra doshu e tradizione è come il cemento che tiene insieme le pietre di un antico tempio. Senza di essa le pietre possono essere magnifiche individualmente, ma il tempio nel suo complesso è destinato a crollare. Con essa, il tempio non solo rimane saldo, ma serve anche come monumento alla profondità e alla bellezza della tradizione che rappresenta.
La storia è al tessuto delle arti marziali ciò che la trama è a un libro: il filo che collega pagine disparate in un unico, coerente racconto. Conoscere la storia dell’arte marziale non è un semplice esercizio accademico, ma una chiave che sblocca una profonda comprensione della disciplina. Immagina di tenere tra le mani una spada antica: ogni graffio e incisione racconta una storia che ti può dare una prospettiva unica.

La formazione da sola non è sufficiente se non è accompagnata da un profondo rispetto per la tradizione.

Conoscere la storia permette di vedere come le tecniche, le forme e i principi sono stati sviluppati e perfezionati nel corso del tempo. Questo contesto storico può anche evidenziare gli obiettivi originali dell’arte, come la difesa personale, lo sviluppo spirituale o la preparazione per la guerra. Tale conoscenza può fornire una guida per l’adattamento e l’evoluzione responsabile dell’arte.
La storia offre anche uno sguardo nel contesto culturale e sociale che ha influenzato lo sviluppo dell’arte marziale. Per esempio, capire come le arti marziali sono state influenzate dalla filosofia buddhista o dai codici guerrieri come il Bushido, può arricchire la comprensione delle tecniche e dei principi sotto la superficie visibile delle applicazioni e delle posture.
Senza una comprensione storica si rischia di praticare le arti marziali come se stessimo leggendo un libro a partire dall’ultima pagina, perdendo la ricchezza e la profondità che vengono dal comprendere la storia dall’inizio. Così come un albero ha bisogno delle sue radici per crescere forte e sano, una pratica delle arti marziali radicata nella storia è più resiliente, autentica e potente.

Come un fiume che scorre costantemente cambiando il suo corso, le arti marziali non sono statiche, sono dinamiche e in evoluzione. In un mondo che si evolve rapidamente, con nuovi progressi in scienza, tecnologia e comprensione del corpo umano, è fondamentale che le arti marziali si adattino per rimanere rilevanti ed efficaci. Immagina un dojo che usa applicazioni mobile per la registrazione e il monitoraggio delle prestazioni degli allievi… sembra futuristico, ma è un esempio reale di come le arti marziali stanno evolvendo.
Oggi molte persone si avvicinano alle arti marziali non solo per la difesa personale, ma anche per il fitness, la salute mentale e il benessere generale.
Queste nuove esigenze richiedono un aggiornamento delle tecniche, delle filosofie e delle metodologie di allenamento.
La sfida è come incorporare queste nuove dimensioni senza perdere l’essenza della tradizione. Una soluzione è andare alle radici dell’arte per capirne i principi fondamentali e vedere come possono essere applicati in modo nuovo e rilevante. Ad esempio, l’uso della mindfulness nel Karate può essere visto come un’estensione dei suoi radicati principi zen [Bowman, Paul, (2019), Mindfulness and madness in martial arts philosophy.].

Tecniche di allenamento basate sulla scienza dello sport possono essere incorporate per migliorare l’efficacia e ridurre gli infortuni, purché siano in linea con i principi fondamentali dell’arte [Wojciech Cynarski, Martial arts and combat sports: towards the general theory of fighting arts].
Le arti marziali possono includere componenti come la gestione dello stress o la formazione sulla consapevolezza per soddisfare le esigenze del mondo moderno [Kim K. (2021), Sport Scientification of Taekwondo for the 4.0 Generation, International Journal of Martial Arts.].
L’evoluzione e la modernità possono suonare come parole che minacciano la sacralità della tradizione, ma non è necessariamente così. Sono invece strumenti che, se usati con saggezza e rispetto, possono elevare le arti marziali rendendole più pertinenti e potenti nel contesto contemporaneo. Tutto sta nell’equilibrio: così come l’albero che cresce ed è flessibile, nella tempesta resiste solo se ha solide radici, anche le arti marziali possono prosperare nel cambiamento se radicate nella tradizione.

La storia offre anche uno sguardo nel contesto culturale e sociale che ha influenzato lo sviluppo dell’arte marziale.

Quando si parla di arti marziali, la tradizione è il cuore pulsante, il DNA che fa di un’arte quello che è. Ignorare la tradizione è come ignorare le radici di un albero mentre ci si concentra solo sulla crescita delle foglie e dei rami. Detto ciò, c’è un limite alla sacralità della tradizione, specialmente quando inizia a oscurare l’efficacia e la rilevanza in un mondo in rapido cambiamento.
Qui entra in gioco un fenomeno preoccupante: la facilità con cui qualcuno può indossare un hakama, aprire un dojo e autoproclamarsi “maestro”, è allarmante. E non parliamo dei corsi online e workshop del fine settimana che promettono di trasformarti in un esperto di Krav Maga o Taekwondo con poche ore di impegno. È una diluizione, una banalizzazione dell’essenza delle arti marziali che è, a dir poco, rischiosa e irresponsabile. Diamo retta alla saggezza popolare: l’esperienza fa il maestro, non un certificato scaricabile da Internet.

Capire e rispettare la tradizione non è un compito da prendere alla leggera. È necessario dedicare tempo, sforzo e, sì, anche un po’ di umiltà per approfondire la conoscenza storica. Se si aspira a essere un doshu o un insegnante competente, questa non è un’opzione, è un dovere.
Non c’è atto di bilanciamento più delicato che guidare un’arte marziale attraverso l’evoluzione pur mantenendo le sue radici. Solo un doshu competente, con una formazione rigorosa e un rispetto profondo della tradizione, può navigare con successo queste acque turbolente.
In conclusione, mentre le arti marziali devono evolversi per rimanere rilevanti, questa evoluzione non deve avvenire a scapito della tradizione e dell’integrità dell’arte. Doshu e insegnanti, fate il vostro lavoro! Studiate, formatevi e siate i custodi che queste arti marziali meritano, perché in un mondo in cui tutto sembra essere banalizzato, le arti marziali restano uno degli ultimi baluardi di qualcosa di autentico, potente e incredibilmente umano.

Parte 1

Bibliografia consigliata
–  The Heart of Karate-Do di Shigeru Egami – Un libro che esplora la filosofia e la pratica del karate tradizionale.
–  Mastering Jujitsu di Renzo Gracie e John Danaher – Per un approccio più moderno e applicabile alle arti marziali miste.
–  The Way of the Warrior di Howard Reid e Michael Croucher – Una panoramica storica sulle arti marziali di tutto il mondo.“Journal of Martial Arts Studies” – Per chi vuole addentrarsi nella ricerca accademica sulle arti marziali.

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