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Relazione dell’evento “Nella mente del karate: corpo, emozioni e salute”

Al teatro Jenco di Viareggio dimostrazioni di karate e interventi di professionisti su temi legati a questa disciplina.

A cura di Viola Paganelli

Domenica 12 dicembre 2021, dalle ore 10:00 alle 12:00, si è svolto presso il Teatro Jenco di Viareggio l’evento “Nella mente del karate: corpo, emozioni e salute”. L’ASD Polisportiva Arti Tradizionali e Lo Studio Multidisciplinare Le Parole della Vita hanno invitato tutti i soci della ASD. L’evento si è aperto con il saluto iniziale dei karateka e con i ringraziamenti da parte del presidente dell’ASD Polisportiva Arti Tradizionali Carlo Sebastiani ai due ospiti presenti: Rodolfo Salemi, Assessore allo Sport e Partecipazione del Comune di Viareggio e Diego Vitale, Presidente del Centro Sportivo Italiano Comitato di Massa Carrara. Gli allievi della ASD Polisportiva Arti Tradizionali, guidati dai Maestri Carlo Betti e Francesco Betti e dall’istruttrice Giulia Ceragioli, hanno eseguito una dimostrazione sul palco alternandosi con i professionisti dello studio “Le Parole della Vita” che, attraverso vari interventi, hanno spiegato i benefici a livello motorio e psicologico degli esercizi eseguiti.
A moderare l’evento è intervenuta la dott.ssa Viola Paganelli, logopedista dello studio “Le Parole della Vita” e istruttrice di karate presso l’ASD Polisportiva Arti Tradizionali, che ha coordinato gli interventi dei professionisti e le dimostrazioni dei karateka sul palco. 

La principale fonte di esperienza per il bambino è l’ambiente, cioè il contesto in cui vive.

Per il primo intervento dal titolo Karate e movimento: come il karate influisce sullo sviluppo psicomotorio del bambino” ha preso la parola la dott.ssa Chiara Bonuccelli, Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva. Durante i primi minuti è stato affrontato sinteticamente il tema dello sviluppo psicomotorio, definito come processo maturativo che consente al bambino di acquisire gradualmente competenze sempre più complesse, siano esse posturali, motorie, cognitive o relazionali.
L’acquisizione di queste competenze dipende essenzialmente dalla maturazione del Sistema Nervoso Centrale che è predeterminata da fattori genetici, ma sulla quale gioca un ruolo fondamentale l’esperienza. La principale fonte di esperienza per il bambino è l’ambiente, cioè il contesto in cui vive, sia esso quello familiare, scolastico o sportivo.
Dopo questa breve introduzione, hanno preso posizione sul palco i bambini del corso di avviamento al karate. Questo corso, formato da bambini di età compresa fra i 4 e gli 8 anni, è molto importante in quanto finalizzato alla strutturazione di solide basi psicomotorie sulle quali poter gradualmente costruire la complessa disciplina del karate, percorso che accompagnerà l’individuo per tutta la sua vita.
Guidati dai maestri, i bambini hanno dato dimostrazione di alcune attività (es. camminate degli animali, uso del rullamento del piede, esercizi di lateralità e di sequenzialità) con l’obiettivo di promuovere forza muscolare, coordinazione, mobilità articolare, resistenza cardiovascolare e percezione corporea. 

Per il secondo intervento dal titolo: Karate ed emozioni: come il karate favorisce la regolazione emotiva” ha preso la parola la dott.ssa Ilaria Pacini, Psicologa Psicoterapeuta. Partendo dalla sua esperienza, in quanto Psicologa Psicoterapeuta (intesa come professione mentale), ma anche in veste di Operatrice Shiatsu (intesa come disciplina corporea), ha introdotto la visione psicosomatica che vede la mente strettamente legata al corpo. Questo è stato il punto di partenza per spiegare come la disciplina del karate sia collegata a molti aspetti psicologici e come possa stimolare lo sviluppo psicologico in tutte le sue componenti (cognitive, sociali ed emotive). La dottoressa ha illustrato l’importanza del saluto in ginocchio del karate, che tradizionalmente viene svolto a inizio e a fine allenamento, come primo momento in cui il bambino o il ragazzo deve impegnarsi a mantenere l’attenzione focalizzata in primo luogo su sé stesso, ma anche sugli altri. Attraverso il saluto si insegna a sviluppare un senso di gratitudine, a rispettare i turni conversazionali, a comprendere i ruoli sociali e le gerarchie. Si è parlato successivamente della metodologia di insegnamento che riprende molti aspetti tipici dell’approccio psicologico della Mindfulness: la focalizzazione dell’attenzione e della propria consapevolezza sul momento presente, che insegna alla persona a mantenere mente e corpo centrati sul “qui e ora”.

Il karate ha dunque un ruolo fondamentale anche nell’insegnare a gestire le emozioni.

Sono stati infine spiegati alcuni esercizi di karate, mentre venivano praticati sul palco dai bambini e dai ragazzi, con l’intento di analizzare i benefici da un punto di vista psicologico. L’esercizio della camminata avanti e indietro davanti allo specchio, dove i giovani dovevano fissare sé stessi mentre camminavano, rappresenta un allenamento per visualizzarsi da fuori, stimolando ad assumere una postura e un atteggiamento fiero. Tale esercizio è estremamente utile per entrare in contatto e conoscere meglio sé stessi.
Un altro esercizio proposto dai maestri consisteva nel porsi in coppia, uno di fronte all’altro e guardarsi negli occhi, cercando di mantenere il contatto oculare. Questo esercizio risulta fondamentale per potenziare le proprie abilità sociali e imparare a relazionarsi meglio con gli altri. La dott.ssa Pacini ha spiegato successivamente un esercizio di combattimento prendendo in considerazione i due punti di vista. La persona in attacco, che doveva avanzare e tirare un pugno, era costretta a dosare la sua forza; un ottimo esercizio di autoregolazione e autocontrollo, estremamente utile per i bambini impulsivi, iperattivi o eccessivamente energici. In questo senso il karate svolge un ruolo importante nel potenziare le capacità di attenzione, controllare i comportamenti impulsivi, incrementare le abilità di pianificazione, tutte qualità carenti tra i bambini che presentano difficoltà di attenzione e/o iperattività. La persona in difesa doveva invece rimanere ferma, impassibile, senza indietreggiare o chiudere gli occhi; questo esercizio insegna a mantenere il proprio spazio senza farsi intimidire, ad acquisire maggior sicurezza in sé stessi e a credere maggiormente nelle proprie capacità, adatto per i bambini più chiusi, timidi o inibiti. Il karate ha dunque un ruolo fondamentale anche nell’insegnare a gestire le emozioni.
Infine, la dott.sa Pacini ha spiegato l’esercizio che viene definito dai maestri come “la prova della verità” che consiste nel presentare agli allievi un foglio di carta che avrebbero dovuto strappare, in maniera più netta e definita possibile, tirando un pugno. In questo esercizio i giovani dovevano mettere in pratica tutti gli insegnamenti di base del karate: mantenere un’attenzione focalizzata, molta concentrazione, estremo controllo del movimento, determinazione nell’esecuzione e sfidare i propri limiti. 

Il terzo intervento è stato condotto dal dott. Gianfilippo Orsanigo, Psicologo e Psicoterapeuta, che ha parlato di: Karate e genitorialità: il ruolo del genitore nel corretto sostegno alla disciplina del karate”. Questa sezione dell’evento ha portato l’attenzione sull’ambiente esterno del karateka, sia quello genitoriale, sia quello relazionale, in generale, di chi vive insieme a chi pratica il Karate.
Il dott. Orsanigo, a proposito del ruolo corretto per supportare chi vive e pratica questa nobile arte marziale, ha avanzato il concetto di “neutralità”, una posizione di presenza e di supporto verso chi pratica Karate, senza doverne condizionare l’esperienza attraverso pressioni esterne. L’acquisizione continua di abilità e del perfezionamento di esse, per citare alcuni elementi della crescita fisica, la conoscenza e regolazione delle emozioni, la riflessività, il self-control, il rispetto altrui, la disciplina, l’umiltà, la confidenza nelle proprie risorse, per citare alcuni elementi della crescita mentale, si comprende quanto, dall’esterno, non sia necessario portare altro a chi pratica, se non una posizione di “neutralità”.
L’intervento è stato terminato dai maestri Carlo Betti e Francesco Betti, per approfondire il concetto di “neutralità” attraverso le loro conoscenze ed esperienze di pratica pluridecennale. 

La pratica del karate può essere vista come una sintesi di attività motoria, cognitiva e di partecipazione sociale.

L’ultimo intervento, tenuto dalla dott.ssa Cristiana Parrini, Psicologa specialista in Neuropsicologia, ha riguardato il ruolo del karate nel mantenimento della salute e del benessere in età avanzata.
La dott.ssa ha inizialmente illustrato quali sono le aree del funzionamento cognitivo che sono più fragili e quindi più suscettibili all’invecchiamento e quali sono le linee guida per uno stile di vita che miri alla prevenzione delle malattie associate all’invecchiamento. In particolare è stato spiegato come i tre aspetti centrali nel mantenimento del benessere siano l’esecuzione di attività fisica, di attività cognitivamente stimolanti e incrementare le relazioni sociali.
La pratica del karate può essere vista come una sintesi di attività motoria, cognitiva e di partecipazione sociale e, quindi, come un’attività completa per la promozione del benessere. Entrando nello specifico degli aspetti cognitivi, la Dott.ssa ha illustrato come l’esercizio di kihon implichi il coinvolgimento di processi attentivi, di memoria e di coordinazione motoria. A differenza della pratica kata, successivamente illustrata, il kihon richiede inoltre una notevole flessibilità mentale: le sequenze motorie da eseguire sono variabili e possono essere integrate con nuovi movimenti rendendo quindi necessario un continuo adattamento al cambiamento di richiesta.
Anche la pratica del kata, richiedendo l’esecuzione di sequenze apprese, implica il coinvolgimento di risorse attentive e di memoria. Tra i vari esercizi di kata ce ne sono alcuni che richiedono un maggior reclutamento di specifiche abilità cognitive e che sono stati quindi praticati e illustrati sul palco. Tra questi rientrano il kata a occhi chiusi e il kata inverso (ura). Nel primo, essendo inaccessibile il canale visivo, è richiesto un maggior grado di consapevolezza corporea e spaziale e un maggior controllo esecutivo sullo svolgimento del compito; il kata inverso (ura) comporta invece l’attivazione della memoria di lavoro: è necessario mantenere attiva in memoria la sequenza motoria e allo stesso tempo rielaborarla mentalmente per poterla eseguire con l’ordine invertito.
Questi esempi sono serviti per illustrare come l’attivazione cognitiva, motoria e il coinvolgimento sociale presenti nel karate, possano non solo favorire lo sviluppo di abilità nell’età di crescita, ma anche promuovere uno stile di vita sano e orientato alla prevenzione in età anziana.
In conclusione, sono stati fatti il saluto finale e i ringraziamenti a tutti i partecipanti consegnando un piccolo regalo di buone feste. Un’occasione di crescita e apprendimento unica apprezzata da tutto il pubblico presente. 

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