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Caterina Dozzo

Caterina Dozzo

Il karate tradizionale non mi ha cambiata, mi ha cresciuta.

NOME
Caterina Dozzo
LUOGO DI NASCITA
Treviso
DATA DI NASCITA
13 Ottobre 1999
SPECIALITÀ
Kumite
CLUB DOJO
Ren Bu Kan Treviso

MEDAGLIERE

2016
– Camp. It.: 1° kum. ind. / 1° kum. sq.
– Heart Cup: 1° kum. ind.

2018
– Tr. delle Regioni: 2° kum. ind. / 3° kum. sq.
– Camp. It.: 1° kum. ind. / 1° kum. sq.
– Heart Cup: 1° kum. ind. / 1° kum. sq. per club
– Coppa Shotokan: 3° kum. ind. / 2° kum. sq.


Quando hai iniziato a praticare karate?
Da piccola ho provato moltissimi sport diversi: nuoto, danza, ginnastica artistica, calcio, basket… ma nessuno riusciva a conquistarmi fino in fondo. Poi, un pomeriggio (stanca di non riuscire a segnare nemmeno un canestro) ho accettato la proposta di mia mamma di provare una lezione di karate nella palestra vicino a casa e, nulla, da lì è cominciato tutto!

Quello che si respira praticando Karate Tradizionale è unico, va al di là dello sport e dell’agonismo.— Caterina Dozzo

Chi sono i tuoi Maestri?
Con i Maestri Davide e Ofelio Michielan ho sempre avuto il migliore dei rapporti: il rispetto reciproco, la possibilità di parlare e confrontarsi, la collaborazione. Sanno sempre come tirare fuori il meglio da me e dai miei compagni di squadra, soprattutto sanno di cosa abbiamo bisogno nei momenti di debolezza.
Per quanto riguarda il M° Campari mi considero fortunata: fin da subito ha capito cosa mi serviva per farmi spazio nella squadra della Nazionale e mi ha spronata a raggiungere obiettivi che prima vedevo molto lontani. 

C’è un motivo per cui hai scelto il Karate Tradizionale o è stato casuale?
A dire il vero, quando ho iniziato a praticare non sapevo nemmeno che esistesse questa “divisione”. Ora, se tornassi indietro e potessi scegliere, non avrei alcun dubbio: quello che si respira praticando Karate Tradizionale è unico, va al di là dello sport e dell’agonismo, ti permette di costruire rapporti basati innanzitutto sul rispetto e la passione comune. 

Quando sei diventata un’agonista?
Sono diventata agonista nel 2013 quando, dopo una breve pausa dal karate, ne ho sentito la mancanza e ho chiesto al Maestro di poter tornare. All’inizio è stato un po’ difficile rimettersi al passo, ma subito dopo ho capito di aver fatto la scelta giusta. 

Dove e quanto ti alleni?
Per motivi di studio, da ottobre 2018 mi alleno a Milano allo Yama Club e, quando riesco a tornare a casa, alla Ren Bu Kan Treviso. Da quest’anno mi alleno minimo 3 volte alla settimana (gli anni scorsi riuscivo a fare di più) tra karate e preparazione; anche se non riesco a esserci a tutti gli allenamenti al dojo, soprattutto da quest’anno, cerco sempre di fare qualcosa per conto mio. 

Com’è il rapporto con i tuoi compagni di squadra?
Nella squadra nazionale ho trovato innanzitutto amici. Pur essendo tra gli ultimi arrivati, nonché la più piccola delle ragazze, non sono mai stata a disagio, anzi! Mi sono sempre sentita circondata da compagni molto forti e con molta più esperienza, pronti a sostenermi e a darmi la carica giusta per crescere al meglio. Credo che gran parte del merito vada al Maestro Campari, che è riuscito a creare un equilibrio perfetto tra noi ragazzi, ma anche tra noi e lui, e a crescere una squadra in cui non c’è spazio per invidie, rancori e lamentele: lavoriamo tutti nello stesso interesse e, anche se può sembrare banale, perdiamo e vinciamo tutti assieme. 

Il tempo che dedichi agli allenamenti incide nella tua vita privata?
In generale, non ho mai vissuto il gran numero di allenamenti e impegni sportivi come un sacrificio: se fosse stato così, non avrei mai rinunciato a uscire di più con amici o a passare i weekend in tranquillità, piuttosto che svegliarmi all’alba per stage o gare. Il karate – e il tempo che dedico a esso – mi ha permesso di organizzarmi e imparare a dare le giuste priorità. 

Lo scoglio personale su cui hai dovuto, o devi ancora, “lavorare” maggiormente?
Personalmente credo di dover lavorare molto per riuscire a sfruttare le mie caratteristiche fisiche al meglio (in altre parole non darla sempre vinta alle avversarie “giganti”). 

Cominciare una competizione con la carica e la concentrazione giusta è fondamentale per arrivare il più lontano possibile.— Caterina Dozzo

Secondo te, qual è la tua caratteristica come atleta?
Credo che il mio punto di forza sia la calma mentale. Troppe volte ho perso incontri perché non mi ritenevo all’altezza o mi facevo prendere dal panico, così ho imparato a concentrarmi su me stessa e le mie capacità, a prescindere da chi ho davanti. In questo modo, anche se perdo, so di aver dato il massimo, e riesco a capire più facilmente quali sono stati i miei errori. 

In quale specialità ti senti più preparata?
Mi sento più preparata nel kumite, sia individuale sia a squadre, perché sono due gare simili, ma allo stesso tempo molto differenti. In entrambe devi riuscire a dare il massimo, nella prima perché sai quanto hai faticato per arrivare dove sei, nella seconda perché non stai gareggiando solo per te. Tuttavia una delle emozioni più forti che ho vissuto da quando faccio parte della squadra nazionale è stata quella di non sentirmi MAI sola sul tatami. Anche nella gara individuale sento di avere con me la forza di ogni mio singolo compagno e questo inevitabilmente raddoppia la mia motivazione. 

L’avversario (reale o psicologico) più temibile?
Penso sia il primo incontro di ogni gara. Se per molti il primo incontro rappresenta lo step più semplice nell’avvicinarsi alla finale, per me rappresenta il blocco di partenza: cerco di non sottovalutarlo mai. Infatti, so che se lo vinco, ma non sento di averlo combattuto al meglio, questo influenzerà negativamente la mia gara. Al contrario, cominciare una competizione con la carica e la concentrazione giusta è fondamentale per arrivare il più lontano possibile.

Cosa ti ha insegnato il karate? Ti ha cambiato?
Il karate non mi ha cambiata, mi ha cresciuta. Grazie al karate tradizionale e all’ambiente che si vive praticandolo, ho imparato ad ascoltare e rispettare gli altri, ho imparato a organizzarmi e a mantenere i miei impegni, ho imparato cosa significhi far parte di una squadra, nel bene e nel male. Ma sono convinta che tutti questi aspetti siano solo una piccolissima parte degli insegnamenti che questo mondo può darmi e non vedo l’ora di scoprirne altri! 

Il ricordo più appagante e quello più spiacevole della tua carriera?
In generale direi che il ricordo più bello finora è stato l’ESKA 2018 in Serbia: ho combattuto per la prima volta nella categoria Senior, affrontando nella finale di pool un’atleta inglese molto forte (forse questo è stato anche l’episodio fisicamente più spiacevole…). Soprattutto però, mi sono sentita parte di una famiglia super unita, dove ci siamo “difesi” a vicenda e abbiamo dato tutto gli uni per gli altri.
Ciò che invece mi rende meno soddisfatta, ma al tempo stesso mi motiva enormemente, è l’aver perso più volte (sia al WSKA di Treviso sia in Serbia) nell’incontro che determinava l’accesso al podio.

Guardi i video di kumite nel web?
Sì, poter guardare i combattimenti degli atleti che considero i migliori, è un’emozione e un’ispirazione grande. 

Ti piacerebbe essere un’atleta professionista?
Mi piacerebbe moltissimo. Spesso mi piace immaginare come sarebbe una vita di solo karate e so che sì, sarebbe molto tosta, ma non potrei mai annoiarmi! 

… il ricordo più bello finora è stato l’ESKA 2018 in Serbia: ho combattuto per la prima volta nella categoria Senior.— Caterina Dozzo

Cosa pensi del’entrata del karate alle Olimpiadi 2020?
Mi rende orgogliosa, felice del fatto che chi non conosce il mondo delle competizioni di karate avrà la possibilità di averne un assaggio. Spero però che oltre a calci, pugni e azioni spettacolari, i karateka alle olimpiadi saranno capaci anche di far trasparire i valori della nostra passione. 

Come immagini il tuo futuro?
Ho appena iniziato l’università, cambiato città e routine… Non so ancora per certo come sarà il mio futuro, ma sono sicura che non potrei durare a lungo senza karate! Spero di riuscire a mantenere il mio posto nella Nazionale, allenandomi, cercando sempre di migliorare e magari partecipando alle future trasferte.

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