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Sen-no-sen – L’attacco d’incontro

Coloro che praticano scherma giapponese o karate, hanno familiarità con dei principi strategici e tattici.

Le discipline del combattimento nipponiche possiedono dei principi strategici e tattici comuni ai diversi stili, antichi o moderni che siano. Coloro che praticano scherma giapponese, come coloro che praticano Karate, avranno certamente familiarità con i seguenti principi:

  • Sen – Attacco diretto, iniziativa. Ovvero prendere l’iniziativa attaccando, presupponendo di trovare l’occasione propizia per farlo.
  • Sen-no-sen – Anticipo o incontro. Attaccare mentre l’avversario effettua il suo attacco. Si tratta del principio prediletto nella Sekiguchi Ryu Battojutsu: un attacco che per distanza, tempo e velocità arriva prima di quello avversario.
  • Sen-sen-no-sen – Attaccare prima del pensiero, in anticipo. Ovvero anticipare l’avversario prima che inizi a eseguire la propria azione.
  • Go-no-sen – Parata e contrattacco. Di solito è ciò che si apprende inizialmente da neofiti partendo dalle tecniche fondamentali in combinazione.

Un kata di battojutsu è di per sé breve e costituito da pochi movimenti combinati.

Tali principi sono ovviamente tutti esplorati nella Sekiguchi Ryu e la scelta di applicare l’uno o l’altro in alcuni kata è legata al contesto situazionale che la determinata forma descrive. V’è più che in certi casi, la stessa concatenazione di movimenti, al variare del tempo e dello spazio dell’azione dell’avversario, produce comunque un risultato efficace. Ad esempio, in un kata intermedio-avanzato dello stile, il mio movimento d’estrazione e successivo posizionamento della spada può andare a contatto: a) con il collo dell’avversario; b) con il suo braccio destro; c) con la lama della sua arma.
Il modello di movimento del kata è la “costante”, l’avversario è l’elemento “variabile”.

Come dicevo sopra, questo può valere giusto per alcuni kata della Sekiguchi Ryu. Nella maggior parte dei casi ogni kata è concepito per porre in essere una e una sola strategia. Ricordo, soprattutto a beneficio dei profani, che un kata di battojutsu è di per sé breve e costituito da pochi movimenti combinati. Questa peculiarità rende l’arte semplice, essenziale, ma non di certo più “facile”. Infatti, poiché tutta l’azione si svolge nell’arco di pochi istanti e a brevissime distanze, sono richiesti al praticante automatismi perfetti nella coordinazione e nella tempistica d’esecuzione. Pertanto, conoscere e padroneggiare Sen-no-sen, Go-no-sen ecc. sono requisiti imprescindibili.

Secondo quanto racconta il mio Maestro Toshiyasu Yamada, in passato si diceva che la Sekiguchi Ryu fosse basata sul principio Go-no-sen. Si trattava di una “falsa informazione”, ovvero un inganno fatto trapelare dagli appartenenti alla scuola. All’epoca, mantenere la riservatezza e la segretezza sulle tecniche dello stile che si praticava era una prassi abbastanza comune. Diversamente dagli stili marziali moderni, le Koryū erano di carattere elitario e finalizzate all’impiego in scenari di combattimento tipicamente bellici o, in ogni caso, “per la sopravvivenza”; pertanto, avvalersi della controinformazione non era affatto desueto. Del resto i Samurai erano edotti nei classici cinesi e non gli sarà sfuggito di certo il passaggio de L’Arte della Guerra di Sun Tsu che recita: “Tutta la guerra si basa sull’inganno.”

Secondo i codificatori dei metodi di Battojutsu della Sekiguchi Ryu, forti dell’esperienza acquisita in combattimenti reali per la vita, il principio Sen-no-sen risultava uno tra i più auspicabili da porre in applicazione.
Il primo punto nell’apprendimento della Sekiguchi Ryu Battojutsu è infatti acquisire padronanza del principio Sen-no-sen. A tal fine, una volta ben appresi i fondamentali di taglio ed estrazione, l’addestramento inizia dal kata “Nukiuchi Sen-no-sen”. Il nome della forma è lapalissiano: estrarre e colpire d’incontro. L’interpretazione del principio Sen-no-sen nella Sekiguchi Ryu, va però sottolineato, è leggermente più sofisticata rispetto all’accezione comune. Difatti, l’iniziativa è “apparentemente” presa da chi applica il kata, assumendo la Iai Kamae (posizione d’estrazione, N.d.A.), tuttavia, non è una situazione di Sen, ma semplicemente provocare un’azione dell’avversario per poi applicare Sen-no-sen. In altre parole è una manipolazione, o se preferite, un esercizio di “mentalismo”. Come spiega lo stesso Yamada Shihan: 

«Mostrate un qualche movimento e lasciate che sia il nemico a iniziare l’attacco. Aspettate che l’avversario afferri la Tsuka (l’impugnatura della spada, N.d.A.). Questo è lo scopo del primo kata: portare il braccio destro del nemico sotto controllo. Si tratta di una cosa semplice da capire, ma molto difficile da eseguire. Il primo kata dice “gestite il movimento del nemico”». 

Una volta che l’avversario ha afferrato l’impugnatura della propria spada, è in quel momento che si estrae e si colpisce (Nukiuchi) il suo polso destro. Quindi, Sen-no-sen come è inteso nella Sekiguchi Ryu, non è attaccare d’incontro, allorché si percepisce l’iniziativa dell’avversario, ma è guidare consapevolmente tale iniziativa “provocata” in una condizione a noi favorevole.
Si tratta dunque di una finta? Personalmente ritengo di no. Fintare è far credere di voler fare una cosa per farne un’altra come suggerisce, ad esempio, il sesto dei Trentasei Stratagemmi cinesi “Rumore a Est, attacco a Ovest”. Si tratta di tutt’altra strategia.
In Nukiuchi Sen-no-sen io assumo la Iai Kamae per poi proseguire l’azione senza soluzione di continuità. Semplicemente consento all’avversario di agire “nel frattempo”, per avere un punto di riferimento preciso. In altre parole assumo una posizione, gli lascio l’iniziativa, agisco d’incontro su quest’ultima. Lì è il “mio” Sen-no-sen. Questo dunque il principio del Sen-no-sen nell’interpretazione della Sekiguchi Ryu.

Ricordo che fui molto affascinato e piacevolmente sorpreso dalla raffinatezza nell’applicare il principio in questa maniera. Quando iniziai a praticare Sekiguchi Ryu Battojutsu, provenendo da altri ambiti del Budō, ero abituato a considerare il Sen-no-sen per lo più alla guisa di una reazione e non di un vero e proprio piano strategico.
Possiamo solo immaginare come nel Periodo Edo, il diffondersi di agguati e duelli in luogo delle battaglie campali, più usuali nella precedente Era Sengoku, avesse influito così significativamente sui metodi di combattimento dei Samurai, tanto da indurli a rivedere, raffinare e codificare in maniera pragmatica i metodi d’estrazione rapida della spada.

Tutta la guerra si basa sull’inganno.— Sun Tsu

Si racconta che Sekiguchi Jushin, fondatore della scuola, mentre era impegnato nelle prime sperimentazioni che avrebbero portato alla codificazione dello stile di Battojutsu, fosse solito ingaggiare i confronti tra Samurai organizzati al cospetto dello Shogun, lasciando l’arma in posizione infoderata di fronte al contendente che già aveva estratto la propria e preso posizione. Verosimilmente la narrazione è un’iperbole, un riferimento metaforico abbastanza comune presso le scuole antiche, e in questo caso utile a evidenziare l’eccellenza della Sekiguchi Ryu nell’arte dell’estrazione rapida della spada.
Un’ulteriore chiave di lettura è che tale immagine di uno spadaccino con la propria spada inguainata che ne affronta un altro, invece, già con l’arma estratta, rappresenti emblematicamente proprio il principio del Sen-no-sen secondo la Sekiguchi Ryu, ovvero: se anche l’avversario è di fronte a me, già pronto a prendere l’iniziativa, io sarò in grado di estrarre e colpirlo d’incontro efficacemente, grazie ai punti di riferimento che mi sta fornendo.

Sempre come racconta Yamada Shihan, ancora prima dell’applicazione della strategia, o del kata, o della tecnica, è importante affinare la capacità della “osservazione”. Questo sarà l’argomento del mio prossimo articolo.

 

Nota bibliografica
Sun Tsu (2016), L’Arte della Guerra, Torino, Einaudi.
AA.VV. (2016), I Trentasei Stratagemmi, Milano, Mondadori (Oscar Saggi).

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