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Educare col Karate: nella maggior parte dei casi poca consapevolezza, tanta responsabilità (parte 1)

Educare col Karate: nella maggior parte dei casi poca consapevolezza, tanta responsabilità (parte 1)

In una società dove l’immagine è tutto proviamo a non accontentarci dell’etichetta. Il Karatedo diventa portatore di valori e strumento di evoluzione umana.

Questo articolo fa parte di un elaborato presentato l’8 maggio 2016 al seminario Fikta-Scibis di Milano, il tradizionale incontro tra i partecipanti al corso Istruttori e Maestri della Federazione e la Facoltà Universitaria.
Seguiranno altri interventi che fanno parte del sopra citato elaborato; ovviamente, tutti i testi sono stati rivisti e adattati per l’occasione.
L’elaborato di cui sopra aveva come titolo: “L’azione educativa che il Karate Do Tradizionale ha come portatore intrinseco di valori”; si manterrà la suddivisione in tre parti:

  • il concetto di educazione e la figura dell’educatore nel rapporto con i suoi discenti in un contesto pedagogico;
  • tutte le fasi legate allo sviluppo psicofisico dei giovani praticanti utilizzando lo studio della Psicologia Evolutiva;
  • il Karate Do da un punto di vista pedagogico e la descrizione di una ricerca sul campo.

Il senso di questo scritto non è quello di “insegnare” qualcosa a coloro che leggeranno, ma è la trasmissione di un’esperienza di chi, come me, cerca di praticare il Karate Do Tradizionale senza perdere di vista il contesto nel quale viviamo.
Sono convinto che il Karate Do Tradizionale sia portatore di diversi valori e che quindi sia un ottimo strumento per far evolvere l’essere umano. Quando assumiamo il ruolo di Istruttori o Maestri durante una lezione, o facciamo parte di una commissione d’esame, o quando siamo Arbitri in una gara, svolgiamo (con gli strumenti del caso) un’azione educativa. Quest’ultima è un’azione molto delicata e, purtroppo, mi rendo conto che talvolta non siamo totalmente consapevoli di tale azione.
Questo articolo tratterà il primo punto sopra esposto, a cui faranno seguito gli altri prossimamente in KarateDoMagazine.

Il senso di questo scritto non è quello di “insegnare” qualcosa a coloro che leggeranno, ma è la trasmissione di un’esperienza di chi, come me, cerca di praticare il Karate Do Tradizionale senza perdere di vista il contesto nel quale viviamo.

Riporto le definizioni più care a noi del mondo del Karate Do Tradizionale: ISTRUTTORE E MAESTRO.
Utilizzo, parola per parola, le definizioni riportate nel Budo-Pass della Federazione.
L’Istruttore è qualificato a svolgere la propria opera di insegnamento e di Direttore Tecnico presso Società affiliate FIKTA.
L’Istruttore rappresenta una spiccata personalità nell’ambito del Karate rivestendo un ruolo di alto valore tecnico e morale in quanto esempio e guida dei praticanti.
L’Istruttore deve tendere a un costante miglioramento.
Il Maestro di Karate è la più alta e prestigiosa personalità nell’ambito del Karate-Do.
Il Maestro di Karate deve rappresentare l’esempio della perfetta coerenza fra preparazione, capacità tecnica, integrità e forza morale cercando di comportarsi sempre secondo gli insegnamenti del Karate-Do.
Il Maestro di Karate deve armonizzare la propria attività con il lavoro della Federazione per la valorizzazione, il potenziamento, la diffusione del Karate Do.

Per favorire una giusta riflessione è opportuno, a questo punto, chiarire il significato di alcuni termini quali: Istruzione, Formazione ed Educazione.
Istruzione: processo di alfabetizzazione che ogni soggetto compie nel pervenire alle informazioni. E’ un processo spesso passivo in quanto può essere descritto come un travaso di conoscenze.
Formazione: processo complesso di trasferimento di contenuti e metodi per fare acquisire alle persone livelli intellettuali, culturali, emotivi e spirituali sempre maggiori. Essa si diversifica in: a distanza, continua, permanente, dei formatori, di affiancamento iniziale, integrata, professionale.
Educazione: l’insieme dei processi e degli strumenti attraverso cui una società trasmette il proprio patrimonio di conoscenze, valori, tradizioni e comportamenti da una generazione all’altra.
Deriva dal latino educare, verbo del quale vengono indicate due origini e due significati: édere, che significa alimentarsi/nutrirsi, ed ex-ducere, che significa trarre fuori/portare fuori/condurre verso, quindi, liberare. Entrambi i significati evidenziano la dimensione fondamentale dell’educazione: quella relazionale, che consiste in un insieme di processi che caratterizzano un rapporto interpersonale in cui c’è chi “si alimenta” e chi “alimenta”, chi “trae fuori” e chi “viene tratto fuori”.

Il termine Educazione possiede, qualsiasi campo consideriamo, degli elementi connotativi tra cui:

  • Porre l’uomo nelle condizioni concrete per vivere la sua esperienza umana nel rispetto della libertà interiore ed esteriore
  • Potenziare le strutture cognitive, linguistiche e morali secondo il modello del “risveglio umano” (Maritain)
  • Non è trasmissione di conoscenze, né ammaestramento o acculturamento, “non è supplemento di informazioni” (Lyotard);
  • Non è istruzione capace di ordinare e catalogare la conoscenza. Educo = far crescere, Edùco = trarre fuori, cioè offrire le condizioni migliori affinché l’uomo si sviluppi in senso globale. In conclusione, è un intervento finalizzato al miglioramento dell’educando e dell’educatore in un processo intenzionale, trasformativo e di relazione.

La dimensione fondamentale dell’educazione: quella relazionale, che consiste in un insieme di processi che caratterizzano un rapporto interpersonale.

Differenza tra individuo e persona
Parlare di “individuo” vuol dire considerare l’uomo secondo le sue implicazioni biologiche, strutturali, metriche e oggettive.
Parlare di “persona” vuol dire considerare un soggetto nella sua capacità di diritti, alcuni dei quali, come la vita o la libertà, inalienabili.
La formazione della persona non è un processo lineare in quanto comprende momenti di crisi, crescita, ripensamenti, costruzione, decostruzione). Coinvolge il mondo interiore e i mondi della vita oggetto della riflessione pedagogica.
Prender forma, tras-formarsi vuol dire considerare il soggetto “essenza capace di esistenza”; implica dimensione spirituale, coscienza, conoscenza, tensione all’armonia e all’equilibrio.
Vuol dire riconoscere l’uomo capace di ‘prendersi cura’: di sé, del mondo, degli altri; di costruire la sua identità costituita di più dimensioni: armonia, amore, esperienza, pace, dialogo, civiltà; rendere l’uomo “abitatore del tempo e dell’eternità” (Gennari).
Appare fin troppo evidente la necessità di investire sull’educazione.
La situazione educativa richiama alla mente una condizione o un ambiente entro cui l’opera educativa si compie. E’ una situazione che deve tener conto di tutte le variabili, gli elementi, le risorse, gli educatori, i discenti ecc., i quali interagiscono costantemente in modo solidale e cooperativo.
Quanto detto ci fa considerare per l’azione educativa diverse componenti: l’organizzazione logistica e strutturale, le risorse economiche, i contenuti dei programmi, la continuità educativa in una prospettiva di educazione permanente. Una situazione educativa, quindi, che deve fare i conti con molteplici e sempre più articolate e complesse variabili.

Variabili che entrano in gioco nell’ambiente dove avviene la relazione educativa:

  • La condotta dell’insegnante
  • Le caratteristiche comportamentali dell’insegnante
  • Metodi e stile di insegnamento
  • Mezzi verbali e non verbali dei quali l’insegnante si avvale nell’atto della trasmissione delle informazioni

L’ambiente e la situazione, quindi, sono influenzati profondamente dalla figura del docente e dal rapporto che egli instaura con i suoi discenti.
Nell’ambiente, inoltre, il soggetto in apprendimento interagisce, usa strumenti e tecniche, ricerca e raccoglie informazioni per poi elaborarle secondo i propri schemi mentali.
L’ambiente entro cui si svolge la situazione educativa ha l’obbligo di favorire e alimentare costantemente il piacere e il gusto dell’apprendere, del fare/farsi domande ricercandone le soluzioni in modo dialogico e cooperativo. L’ambiente di sviluppo rappresenta un palesarsi di stimoli e incoraggiamenti volti alla concreta realizzazione delle potenzialità umane.
Il concetto di ‘ambiente’ va però allargato considerando un “oltre-ambiente” costituito dall’esperienza del discente (famiglia, scuola, amicizie), come pure da quei luoghi virtuali conosciuti mediante i nuovi mezzi di comunicazione (internet) e che pertanto sono, di fatto, lontani, nel tempo e nello spazio.
Oggi le pareti divisorie tra le varie situazioni educative e culturali sono state abbattute e dilatate, soprattutto per l’avvento della digitalizzazione informatica (lezioni on-line).

(continua)

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