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Cuore e Karate

Cuore e Karate

Consigli e suggerimenti per minimizzare i rischi cardiovascolari nella pratica.

(In KarateDo n. 5 gen-feb-mar 2007)

Di Andrea Morrone

Parliamo di cuore e apparato cardiocircolatorio con particolare riferimento alla pratica del Karate, lo farò come medico specialista in Cardiologia, con esperienza anche di Cardiologia dello Sport, ma pure come allievo di karate.
Cercherò di essere estremamente pratico in questa breve trattazione, nella speranza di fornire consigli utili sia per i maestri sia per noi allievi.
Nella classificazione delle attività sportive, in relazione all’impegno cardiovascolare, il Karate è inserito tra gli sport a impegno medio-elevato con lavoro muscolare prevalentemente a tipo “forza esplosiva”, ma caratterizzato anche da un intenso impegno neuropsichico (categoria D della tabella C.O.C.I.S.).

Il Karate è inserito tra gli sport a impegno medio-elevato con lavoro muscolare prevalentemente a tipo “forza esplosiva”, ma caratterizzato anche da un intenso impegno neuropsichico.

Gli agonisti sono annualmente sottoposti anche ad accertamenti cardiologici, obbligatori per Legge, spesso vero “incubo” per atleti e genitori, ma che costituiscono un ottimo strumento di prevenzione degli “incidenti cardiovascolari”, come dimostrato dalla pluriennale esperienza italiana di Medicina dello Sport.
Agli atleti non agonisti viene invece richiesta una generica idoneità alla pratica di attività sportive, che non prevede necessariamente un controllo cardiologico. È invece importante che anche i non agonisti si sottopongano, se mai prima eseguita, a una visita cardiologia con esecuzione di elettrocardiogramma a riposo, una volta presa la decisione di praticare Karate.
Questi accertamenti, definiti di I livello, sono in genere sufficienti a escludere la presenza di patologie cardiovascolari che possano precludere la pratica sportiva (anomalie strutturali del muscolo cardiaco e/o degli apparati valvolari o anomalie “elettriche”), ma potranno essere seguiti, dietro indicazione dello specialista cardiologo, da esami di II livello (ecocardiogramma, test da sforzo, ecg dinamico sec Holter ecc.) e anche da esami diagnostici di III livello(angiografia, risonanza magnetica ecc.) più complessi e riservati a casi particolari.

Una volta accertata l’assenza di patologie cardiovascolari e ottenuto il “via libera” dal cardiologo, non sarà necessario effettuare poi controlli periodici successivi sistematici (ad esempio con cadenza annuale). Sarà invece la comparsa di sintomi, che riferiremo comunque sempre prima al nostro Medico di famiglia, a indicare la necessità di nuovi accertamenti cardiologico. Esistono, infatti, patologie cardiovascolari congenite, presenti quindi già dalla nascita, ma anche patologie che si possono acquisire, purtroppo, con l’avanzare degli anni e il Karate è uno sport che può essere tranquillamente praticato sino alla terza età, articolazioni varie permettendo! Se però in famiglia vi sono stati casi di morte improvvisa in soggetti con età inferiore ai 60 anni, i controlli, anche in caso di negatività, dovranno essere annuali e completi (anche con esecuzione di esami di II livello).

Abbiamo ottenuto l’idoneità, ma non la patente di invulnerabilità e il rischio di incorrere in incidenti cardiovascolari non è mai “zero”, ma di quale rischio stiamo parlando?
Il rischio più temibile, il mostro che cerchiamo di combattere e prevenire, è rappresentato dalla morte improvvisa, dovuta in genere a un’aritmia cardiaca talmente veloce e caotica da causare arresto cardiaco
Spesso è la prima manifestazione di una cardiopatia presente magari da anni o di un’alterazione cardiaca geneticamente trasmessa. Lo sforzo fisico può indurre morte improvvisa e il primo esempio nella storia è dato da Filippine, che stramazzò dopo l’estenuante corsa da Maratona ad Atene!
Non dobbiamo avere però paura dello sforzo fisico: anche se intenso questo non costituisce mai la causa, ma solo la “miccia che fa esplodere una bomba già innescata”.

Non dobbiamo avere però paura dello sforzo fisico: anche se intenso questo non costituisce mai la causa, ma solo la “miccia che fa esplodere una bomba già innescata”.

Oltre agli accertamenti medici, cosa possiamo fare o “non fare” per minimizzare il rischio?
Ecco alcuni consigli:

  • L’uso di sostanze stupefacenti, in particolare della cocaina, indipendentemente da ogni altra considerazione aumenta il rischio di “eventi cardiovascolari gravi”, come la morte improvvisa e l’infarto acuto del miocardio, anche in cuori strutturalmente sani. Assumere cocaina e praticare uno sport a elevato impegno cardiovascolare, come il karate, rappresenta un mix mortale… Stiamone alla larga!
  • L’uso di sostanze anabolizzanti o di integratori, tipo creatina, utilizzati per ottenere un aumento della massa muscolare, può indurre aterosclerosi precoce e, conseguentemente, problemi circolatori con sofferenza anche del muscolo cardiaco, sino all’infarto del miocardio pure in soggetti giovani, con meno di 40 anni. Evitiamo questi abusi dietetici e cerchiamo di lavorare in palestra. Per le proteine assumiamo quelle di origine vegetale, come i legumi e preferiamo il pesce alla carne.
  • Siamo raffreddati, con un po’ di febbre, magari anche mal di gola e tosse: stop agli allenamenti sino al pieno recupero. Fatti virali banali, pseudo-influenzali, possono complicarsi con interessamento infiammatorio del muscolo cardiaco, spesso silente: la miocardite, con rischio elevato di aritmie anche gravi. Lo sforzo fisico facilita l’insorgenza di queste complicanze, che osserviamo sempre più frequentemente. Ma ho la febbre il giorno “della gara della vita”, cosa faccio? Faccio la gara, ma poi rimango a riposo assoluto sino a guarigione.
  • Sono un’atleta, ho partorito e voglio riprendere l’attività, magari a livello agonistico: la ripresa deve essere molto graduale, il mio consiglio è di farsi controllare con elettrocardiogramma ed ecocardiogramma dopo 1 mese dal parto, prima di riprendere l’attività. Esiste, infatti, la miocardite post-partum, patologia infiammatoria del muscolo cardiaco, spesso silente, non così infrequente, che controindica la ripresa dell’attività fisica sino alla completa guarigione.

Prossimamente tratterò di come riconoscere gli incidenti cardiovascolari, minori e maggiori, in allenamento o in gara, e di come affrontarli efficacemente.

Parte 2

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