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Aggiornamento Tecnici FIKTA 2023

Foto FIKTA

Il corso, interamente tenuto dal M° Carlo Fugazza, ha visto la partecipazione di oltre 400 tecnici, provenienti da tutte le regioni d’Italia.

È stato il palasport di Salsomaggiore (PR) lo scenario per lo stage nazionale “Aggiornamento Tecnici” della FIKTA svoltosi nelle due giornate, quella del pomeriggio di sabato 1 e della mattina di domenica 2 aprile, all’insegna del karate.
Il corso, interamente tenuto dal M° Carlo Fugazza, ha visto la partecipazione di oltre 400 tecnici, provenienti da tutte le regioni d’Italia, questo a sottolineare la grande importanza che viene data l’appuntamento. Durante lo stage sono stati approfonditi kihon e kata di livello superiore, studiati nel dettaglio per permettere ai tecnici di migliorarsi e di portare nei propri dojo nuovi metodi di allenamento.
Il M° Fugazza, responsabile dell’allenamento, si è avvalso della collaborazione dei maestri Silvio Campari, Pasquale Acri, Alessando Cardinale ed Elio Giacobini, grazie a loro sono state molto chiare le applicazioni delle tecniche.

Per ottenere ottimi risultati è fondamentale studiare, ragionare molto, fino al punto in cui si agisca senza pensare.

Tutto ha avuto inizio con un riscaldamento impostato sulle tecniche base di tsuki e keri, allenati con passo avanti, indietro e laterale. Una combinazione funzionale per un riscaldamento di gruppo.
Il livello dei partecipanti era davvero molto alto, pertanto, ruolo fondamentale è stato dato ai principi che vengono messi in atto nel momento in cui si esegue una sequenza di tecniche. L’idea attacco/difesa dev’essere diversa da quella che può avere un principiante, il quale pensa che schivare il colpo dell’avversario sia funzionale per la parata, mentre, schivare un colpo è solo una strategia per attaccare. Se ci si allena con questa idea, ecco che da un attacco di kizamitsuki si apre un ventaglio infinito di possibilità.

Altro punto fondamentale, su cui il M° Fugazza si è soffermato, è stato l’atteggiamento mentale da avere durante l’allenamento. Infatti, se l’obiettivo è colpire l’avversario, ecco che è su di lui che dobbiamo concentrarci, non solo sulle nostre tecniche. Le tecniche base come: sotouke, gedanbarai, uraken, enka, maigeri, oikomi e mawashigeri, sono state combinate dai maestri in diverse successioni, in modo tale che qualcosa di apparentemente semplice si è trasformato in un allenamento estremamente difficile.
Il maestro, fuori programma, ha inoltre spiegato l’importanza del pronunciare il ternine “Oss”. A noi atleti viene facile rispondere in questo modo, spesso con superficialità, senza mai andare a soffermarci sul significato profondo del termine ed è proprio su questo che siamo stati redarguiti.

Quando si affrontano nuove metodologie, nuove combinazioni, spesso ci si concentra tanto, ci si sofferma a ragionare sulla catena di tecniche, tanto che il nostro ragionamento influisce notevolmente sulla buona riuscita del colpo. Anche questo aspetto è stato sottolineato dal maestro: per ottenere ottimi risultati è fondamentale studiare, ragionare molto, fino al punto in cui si agisca senza pensare. Raggiunto questo status si torna al “vuoto”, alla padronanza estrema di una tecnica, che è un’azione tutt’uno con il nostro corpo. Parole che hanno lasciato il segno e che hanno scosso gli animi, perché non basta essere preparati fisicamente, è necessario conoscere i principi filosofici e morali alla base della nostra disciplina.

Durante la giornata di domenica è stato affrontato il kihon di IV dan, ovviamente, non nel modo standardizzato, ma smontato e rimontato in tutte le sue parti. Questo allenamento è servito al maestro per agganciarsi al concetto di forza, ha sottolineato come uno tsuri ashi serve per accumulare tutta la forza necessaria per avanzare nell’attacco, l’immagine metaforica è stata quella di un albero le cui radici (che danno stabilità e sostegno) contengono tutta la forza, la quale risale nel tronco ed esplode per dar vita alle foglie (all’azione che si vuole eseguire).
In entrambe le giornate ci si è applicati nell’apprendimento dei kata Tekki Nidan e Tekki Sandan, dapprima con le tecniche sciolte e propedeutiche, poi con l’esecuzione degli stessi, per concludere con le loro applicazioni. Importante in questa fase l’idea che ogni kata ha una sua essenza e che non bisogna lasciarsi trasportare da questa, ma è necessario il controllo delle singole tecniche e per farlo bisogna possedere il controllo del proprio corpo. Solo così si può traslare l’esperienza del kata nel kumite e le due forme tornano alla loro unione originaria. In aggiunta, è doveroso riconoscere nel kata un patrimonio che va tramandato nella sua forma originale (pur conoscendo le varianti che questo ha nel tempo e negli stili).

Fondamentale per noi la presenza del M° Hiroshi Shirai, faro illuminante del nostro percorso.

Sono state due giornate molto impegnative per noi tecnici, che meritano certamente una lode per i contenuti. Come sicuramente sarà già in fase di miglioramento l’organizzazione, in quanto era praticamente impossibile sentire le parole del maestro ed è stato complicato seguire la lezione perfettamente. Il dispiacere per questa situazione è emerso fra i tanti, soprattutto fra quanti hanno percorso centinaia di chilometri per essere presenti.
Uno stage tecnici è quanto c’è di bello della famiglia FIKTA, è un momento per migliorare, per incontrarsi e confrontarsi. Sono giornate in cui si dedica tutto per portare il sapere in ogni dojo, con la speranza che i giovani allievi possano forgiarsi secondo i sani principi. Si arriva consapevoli di noi stessi, ma si torna più ricchi e più cresciuti, consci del ruolo che abbiamo deciso di svolgere e delle responsabilità che questo consegue.
Fondamentale per noi la presenza del Maestro Hiroshi Shirai, faro illuminante del nostro percorso e lucido commentatore di una federazione che tutto gli deve.

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