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Karate e ideomotricità

Karate e ideomotricità

Oggi le tecniche di visualizzazione mentale sono entrate a far parte delle metodologie di allenamento al pari di molte altre pratiche.

di Andrea Grasselli

Questa tesi-lavoro prende spunto da uno studio, da me svolto durante gli anni di frequenza presso l’I.S.E.F. Lombardia di Milano, nel quale provai ad analizzare alcune metodiche di apprendimento riferite a certe tecniche.

I soggetti dell’indagine erano bambini delle scuole elementari che non avevano mai praticato karate e nel corso di questa sperimentazione sono stati messi a confronto cinque metodi diversi per insegnare yokogeri.

Volevo delle risposte che mi aiutassero a sviscerare le difficoltà di apprendimento di un gesto complesso.

Sono partito da dati scientifici secondo i quali alcuni studi hanno dimostrato che l’utilizzo di un “modello” può influire sulla qualità nell’apprendimento di un gesto.
L’apprendimento attraverso un modello si differenzia dalle normali procedure (lezioni o semplice sperimentazione motoria) perché, oltre a servirsi della pratica, si avvale di un riferimento visivo supportato da suggerimenti verbali, cosa che permette un confronto tra esecuzione reale e modello ideale.
Nella letteratura specialistica è stato dimostrato che questa metodologia di apprendimento è particolarmente efficace per quei soggetti che non conoscono l’atto motorio da eseguire, ma lo osservano tramite un “modello” visivo. (Bandura, Yandon Saitz e Zigler). Housner afferma, inoltre, che la visione di un’immagine richiama gli stimoli di un singolo movimento ed è quindi efficace nella memorizzazione di un unico atto motorio; invece, le informazioni verbali sono più efficaci quando devono richiamare l’idea di una serie di movimenti.

Da queste osservazioni si può dedurre che gli aspetti qualitativi siano più difficili da trasmettere verbalmente e, quindi, che l’informazione visiva venga in sussidio alla totalità percettiva del modello osservato (si pensi al maestro quando, per trasmettere un concetto, non spiega, ma dimostra).
Si è pensato allora che, se i soggetti che imparano riescono a riprodurre l’atto motorio osservato entro certi gradi di precisione e somiglianza al modello, si può concludere che l’abilità sia stata appresa.
Gli effetti più rilevanti di questo tipo di apprendimento si possono riassumere così:

  • Diminuzione dei tempi di apprendimento.
  • Migliore memorizzazione del gesto.
  • Effetto sulle capacità percettive, in termini di velocità di percezione.
  • Effetti sulla capacità di aggiustamento, dovuta alla conoscenza globale del gesto da compiere, che viene visualizzato e reso familiare.

PROTOCOLLO
Il campione utilizzato per questa sperimentazione è stato un gruppo di 75 bambini, maschi e femmine di 8 e 9 anni.
I bambini sono stati divisi in 5 gruppi da 15 soggetti ciascuno. Tutti i bambini non avevano mai praticato karate e non conoscevano il gesto da riprodurre.
Il compito (insegnamento) dei cinque gruppi era così suddiviso:

1° gruppo: insegnamento di tipo tradizionale;
2° gruppo: insegnamento con modello video registrato, più commento verbale, senza prove pratiche;
3° gruppo: insegnamento con modello video registrato, senza commento verbale e senza prove pratiche;
4° gruppo: insegnamento con modello video registrato, più commento verbale e prove pratiche;
5° gruppo: di controllo con apprendimento spontaneo.

Tutti i bambini sono stati sottoposti a test in entrata e in uscita, cioè rispettivamente prima e dopo la sperimentazione, attraverso la valutazione di diverse variabili: 

  • traiettoria,
  • posizione busto,
  • posizione arti inferiori,
  • posizione arti superiori,
  • posizione dei piedi,
  • posizione del capo.

Non sono state analizzate le variabili di kime ed equilibrio, poiché troppo difficili da trasmettere in poche lezioni (le sedute allenanti sono state in totale quattro).

Sottoponendo – in un secondo tempo – ad analisi statistica tutti i dati relativi alle variabili dei test, si è dimostrato che il gruppo che ha utilizzato l’apprendimento attraverso il videotape con suggerimenti verbali e le prove pratiche, è stato quello che ha dato i migliori risultati.
Si è pensato così che il miglior apprendimento dimostrato da questa metodologia, sia dal punto di vista qualitativo, sia quantitativo, sia dovuto alla ritenzione e memorizzazione delle immagini, poiché creavano una correlazione tra immaginazione visuale e cinestesica. È possibile anche asserire che la rappresentazione di un movimento attraverso il video, permetta una chiara immagine di quello che è secondo Piaget “il corpo rappresentato”.

CONCLUSIONI
Questa ricerca è stata da me condotta per analizzare un problema che tentavo di risolvere quando, come insegnante, mi trovavo a proporre una tecnica che risultava di difficile apprendimento. Volevo delle risposte che mi aiutassero a sviscerare le difficoltà di apprendimento di un gesto complesso come, per esempio, yokogeri.
La ricerca nella letteratura scientifica unita alla mia esperienza di karateca, si sono dimostrate utili nell’intuire che, nei bambini, possono esistere problematiche che vanno al di là della disciplina sportiva o marziale a cui sono sottoposti.
Le tappe di apprendimento e la formazione dello schema corporeo, l’accrescimento strutturale con tutti gli adattamenti che ne derivano, fanno sì che l’apprendimento di un atto motorio risulti essere di difficile lettura.
Trovare delle soluzioni di supporto potrebbe rilevarsi utile, non solo per risolvere difficoltà pratiche, ma anche per avere una forma mentis più elastica nell’affrontare l’insegnamento in genere.

Tutti i bambini sono in grado di cimentarsi nel karate con risultati apprezzabili.

Un’altra informazione utile che ho tratto da questo lavoro è stata quella per cui tutti i bambini sono in grado di cimentarsi nel karate con risultati apprezzabili; infatti, durante le poche lezioni condotte, i bambini che non lo avevano mai praticato si sono dimostrati contenti e soddisfatti nell’essere riusciti a “tirare un calcio di karate”.
Lo studio si è rivelato utile nel comprendere i meccanismi di apprendimento attraverso la visione di immagini, nozioni che si possono mettere in pratica proprio nel periodo che stiamo vivendo. Oggi con la didattica a distanza, siamo tutti costretti ad apprendere attraverso le immagini proiettate su uno schermo. Inoltre, oggi le tecniche di visualizzazione mentale sono entrate a far parte delle metodologie di allenamento al pari di molte altre pratiche moderne.

“Vedi prima con la mente,
poi con gli occhi
e infine con il corpo.” Yagyu Munenori

 

 

Bibliografia

  • Bandura A., A social cognitive teory, (1986).
  • Yando R., Saintz U., Zigler E., Imitation, a developmental perspective, (1978).
  • Housner, “The role of immaginal processing in the retention of visually presented sequentialy motoric stimuli”, Journal of sport psicology, 1984.

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