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Un Maestro senza allievi è come un libro chiuso

Un Maestro senza allievi è come un libro chiuso

“Il mio compito è quello di fare diventare maestri i miei allievi, senza anteporre il mio interesse al loro futuro.” Maestro Perlati

Uno degli aspetti del karate tradizionale, che da sempre mi entusiasma di più, è la possibilità di avere degli allievi che hanno l’opportunità di diventare maestri di karate tradizionale riponendo fiducia in me.
È un dono che mi ha riservato la vita tra i più preziosi.

Così è stato nel mio percorso: il mio Maestro ha compreso prima di me quali erano le mie qualità e i miei limiti.

Fin dai primi tempi, istintivamente, guardo i nuovi praticanti cercando di immaginare il loro cammino futuro nel karate.
Se educare deriva da ex ducere, tirare fuori, allora l’impegno di un maestro è quello di capire il prima possibile quali sono le potenzialità dell’essere umano che ha davanti, capacità delle quali, a volte, non è cosciente nemmeno lo stesso soggetto.
Così è stato nel mio percorso: il mio Maestro ha compreso prima di me quali erano le mie qualità e i miei limiti.

Ho capito che quando un maestro, per diventare tale, ha seguito un percorso, deve proporre lo stesso percorso agli allievi che ha di fronte, ricordando che ha la possibilità di trasmettere solamente le esperienze realmente vissute, naturalmente, tenendo conto del materiale umano che ha nelle sue mani.
Inventare strade nuove, attraversare terreni sconosciuti può essere un’esperienza personale interessante, ma trascinare con se altri individui può essere molto pericoloso, perché potrebbero finire nella palude dell’illusione o in un ramo secco.

Uno dei momenti più belli della mia vita è stato quando uno dei miei primi allievi, al quale avevo già affidato dei praticanti per farlo crescere come maestro, mi ha chiesto di avere la possibilità di insegnare in un nuovo centro gestendo direttamente tutte le problematiche che avrebbe dovuto affrontare.
Mi sono detto: “Ce l’ho fatta! Un bambino nel karate è diventato un adulto e ciò significa che il percorso che gli ho proposto è stato positivo!”.
Mi sono subito reso disponibile ad aiutarlo per tutto quello di cui aveva bisogno e l’ho visto felice per questa mia disponibilità.

Educare deriva da ex ducere, tirare fuori.

Dopo qualche tempo mi ha confidato che era stato timoroso nel chiedermi di insegnare in un nuovo centro, perché credeva che ne sarei stato contrario ritenendo la richiesta un affronto nei miei confronti. Gli ho fatto capire che, al contrario, è stata grande la soddisfazione che mi ha dato e che il mio compito è proprio quello di fare diventare maestri i miei allievi. Se non lo avessi aiutato probabilmente avrebbe fatto degli errori, ma come un figlio deve essere consigliato per non commetterli.

Oggi ho il piacere di avere decine di maestri che insegnano in altrettanti centri, ma che continuano ad allenarsi con me e a seguire il mio percorso. Periodicamente, con tutti i loro allievi, organizziamo stage e gare insieme: una grande famiglia.
Ciò non sarebbe stato possibile se avessi posto degli ostacoli alla loro realizzazione, anteponendo il mio interesse al loro futuro.

 

Per l’espressione usata nel titolo ho dimenticato di inserire che è una citazione del M° Balzarro.

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