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3° principio per una presenza equilibrata: principio della risolutezza (Kime)

3° principio per una presenza equilibrata: principio della risolutezza (Kime)
Foto di Fabrizio Bagnoli

Miyamoto Musashi diceva: “Se sguaini la spada devi essere interiormente pronto a uccidere l’avversario”.

Il grande samurai Miyamoto Musashi, considerato il migliore spadaccino della storia del Giappone, diceva: “Se sguaini la spada devi essere interiormente pronto a uccidere l’avversario”. Forse Musashi, col suo pensiero, voleva suggerirci di sforzarci di fare le cose fino in fondo oppure di lasciarle andare del tutto.
Un po’ come quando non siamo sufficientemente motivati e decisi a metterci in dieta, nel qual caso, meglio lasciar perdere! Altrimenti, anche solo fare la spesa diventerà lungo ed estenuante, perché valuteremo ogni prodotto dicendo a noi stessi: “Non dovrei prenderlo, però…”, “forse questo me lo potrei concedere, ma…”. Cosa ne avremmo ricavato? Nulla, solo stanchezza e frustrazione che ci avranno distolto dal fare altre cose importanti.

… se il volere non è accompagnato dalla risolutezza, può anche metterci in serio pericolo.

Il semplice “volere”, senza la giusta risolutezza, diventa un peso che decidiamo noi stessi di portare e che comporta un grandissimo dispendio di energie psico-fisiche. La stessa energia che potremmo invece impiegare altrove.
Altre volte, se il volere non è accompagnato dalla risolutezza, può anche metterci in serio pericolo. Ad esempio, pensiamo al caso in cui decidiamo di dotarci di una pistola per proteggere la nostra casa e i nostri cari. Siamo sicuri che, nel momento del bisogno, riusciremo davvero a premere il grilletto per uccidere qualcuno? Se così non fosse, estrarre la pistola e basta, diventerebbe un’istigazione nei confronti del ladro a metterci velocemente fuori gioco.
Come abbiamo capito, la risolutezza è un fattore importante e, allo stesso tempo, è altrettanto importante definire un piano d’azione. Questo perché conoscere e seguire la strada che ci siamo tracciati è determinante per il successo (o per l’insuccesso) della nostra impresa.

Infine, oltre ad avere chiaro il progetto, è importante essere coerenti con quanto si è deciso. Questo vuol dire fare ogni giorno ciò che ci siamo ripromessi, far diventare abitudini le azioni che compongono il nostro piano.
Che si tratti di dieta, di smettere di fumare o d’imparare una nuova lingua, la via è sempre la stessa. Ci vogliono applicazione e costanza e la spada della risolutezza deve essere sempre tenuta pronta all’uso.
Nel combattimento marziale spesso, il livello dei contendenti è il medesimo, però a un certo punto uno vince e l’altro perde. Come mai accade questo? Perché uno dei due, per un istante, ha perso la determinazione, arrivando a compiere quell’errore che gli è stato fatale.

Un modo per sconfiggere la risolutezza dell’avversario è sfruttarne l’inerzia. Si racconta del comportamento delle rane, ovvero se si getta una rana nell’acqua bollente questa schizza fuori dalla pentola. Mentre se la si immerge in una pentola di acqua fredda e la si riscalda man mano, si lascerà cuocere fino al punto di morire.
Altro esempio, può essere quello collegato alla strategia commerciale di una azienda che vuole raddoppiare il prezzo dei propri servizi. Se l’aumento avviene in “botta unica”, molto probabilmente la quasi totalità dei clienti smetterà di acquistare i prodotti. Se invece l’aumento avviene in maniera graduale nel tempo, con incrementi del 5-10%, la sensazione del cliente sarà diversa e la sua reazione potrà essere: “Beh alla fine è solo un 5-10% in più e, del resto, al giorno d’oggi aumenta tutto”.

Il principio di risolutezza ci insegna anche ad accettare sul momento le situazioni che non possiamo cambiare e a fare immediatamente ciò che è necessario per sistemare le cose. Un po’ il senso di quello che è contenuto nella Preghiera della serenità scritta dal teologo protestante tedesco-statunitense Reinhold Niebuhr.
Per sintetizzare potremmo dire che è inutile affrontare le cose ponendoci la domanda: Come è potuto succedere?, perché sarebbe un po’ come “piangere sul latte versato”.
La vera domanda, che dovremmo porci nelle situazioni in cui è chiaro che qualcosa è successo e non si può più tornare indietro, è: “Cosa posso fare per sistemare le cose?”.
Il principio della risolutezza ci insegna quindi a fare le cose fino in fondo o a lasciarle andare del tutto. Ci insegna a fare solo ciò che siamo veramente decisi a fare. Le cose per cui siamo pronti.
Vediamo quindi che la risolutezza è uno strumento molto potente sia nel confronto con gli altri, sia nella “lotta interna” con noi stessi in cui si affrontano il volere e il non volere (in cui rientra anche il vorre”).

Ci vogliono applicazione e costanza e la spada della risolutezza deve essere sempre tenuta pronta all’uso.

Parallelo marziale: Kime
Kime 決め è un termine giapponese che indica “concentrazione totale”, o “concentrazione in un singolo punto”. Incanalare il potere della mente in una sola azione, come ad esempio una tecnica marziale in cui ci si gioca il tutto per tutto.
Chiunque ha dimestichezza con i felini sa che quando giocano lo fanno con la massima concentrazione. Quando si rilassano al sole, tutto il loro essere è sdraiato al caldo.
Chiunque abbia mai visto un gatto che punta una preda, e come si muova con risolutezza e concentrazione assoluta sul suo obiettivo, ha visto una manifestazione reale del kime.

 

Parte 01, Parte 02

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