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13° “Memorial Sensei Taiji Kase”

foto di Federica Achilli

Formigine (MO) 11.11.17 – Velocità, tecnica e forza i tre punti di forza del M° Taiji Kase.

Velocità, forza e tecnica.
Questi i tre punti di forza nella pratica del karate che hanno accompagnato per tutta la vita Sensei Taiji Kase, scomparso nel 2004 all’età di 75 anni. E da tredici anni a questa parte, il suo allievo diretto, Sensei Hiroshi Shirai, conduce, insieme a centinaia di cinture nere provenienti da ogni parte dello stivale e anche dall’estero, il consueto appuntamento con il “Memorial Taiji Kase”, organizzato dall’Istituto Shotokan Italia asd in collaborazione con il Nenryukan Karate-Do di Formigine, che se ne occupa dal 2013.
E se è vero che il “karate si pratica tutta la vita”, come dice il nono principio racchiuso nel Shoto Ninju Kun del M° Gichin Funakoshi, Sensei Kase ha fatto del karate la sua missione anche nel momento più buio della sua vita quando il suo fisico fu messo a dura prova, ma da dove lo stesso Maestro ne venne fuori più forte e determinato di prima. Allievo diretto sia di Gichin Funakoshi che di suo figlio Yoshitaka, nel M° Taiji Kase si riconoscono la rettitudine nel suo comportamento, così come la lealtà verso gli amici e gli allievi. Con il M° Shirai stesso ha portato nel mondo il karate shotokan tradizionale e contribuito, con lui, alla diffusione dello stesso con lo spirito di un autentico samurai.

Sensei Kase ha fatto del karate la sua missione anche nel momento più buio della sua vita.

E sono state cinque le ore di pratica, sabato 11 novembre scorso al palazzetto dello sport di Formigine, in provincia di Modena, che hanno impegnato tutti gli intervenuti, con lo studio della tecnica, della sua efficacia, e della sua applicazione nel karate Shotokan tradizionale.
Tanti i praticanti riuniti in un allenamento collegiale sotto la guida di Sensei Hiroshi Shirai, con la pratica del kata e dei relativi bunkai, che messi insieme, danno il loro frutto nel kumite il quale, a sua volta, necessita di un grande lavoro di ricerca interiore e di costante pratica nelle tecniche di kihon.
Durante le ore di allenamento – ha detto il M° Enrico Cembran, che da tredici anni a questa parte non manca mai all’appuntamento con il Memorial insieme ai suoi colleghi laziali – sono stati studiati meticolosamente i kata Heian Ghodan, Tekki Sandan e Sochin, dei quali sono stati ripetuti più volte i relativi bunkai. In particolare, il bunkai di Tekki Sandan, quest’ultimo eseguito in anteprima mondiale nella versione “Happo” ossia nelle otto direzioni della Rosa dei Venti”.
Preziose sono state anche le note storiche di Sensei Shirai che ha commentato il kata Sochin e ha ricordato a tutti come Sensei Kase amasse chiamare questo kata con il suo arcaico nome che corrispondeva ad Hakko così come faceva il suo M° Funakoshi, un kata che si esegue nelle “otto direzioni di battaglia”.

Preziose sono state anche le note storiche di Sensei Shirai che ha commentato il kata Sochin.

Presenti a bordo campo anche la moglie del M° Kase, Chieko, e la figlia Sachiko, venute da Parigi e che, con grande emozione, non hanno voluto mancare. E proprio la moglie, che ha compiuto 89 anni, con occhi penetranti e con poche parole tradotte dal giapponese per voce del M° Shirai, ha ringraziato gli intervenuti per aver partecipato ancora una volta a questa giornata di ricordo del maestro Kase, ma ancora più per lo spirito che gli stessi hanno dimostrato di possedere durante le ore di allenamento e di pratica con il loro karate riportandole alla memoria gli insegnamenti di Sensei Kase, ma prima ancora nelle parole, nei gesti di Shirai Sensei.
E di karate si è parlato, di quel tradizionale che entrambi questi grandi maestri hanno contribuito alla diffusione in tutto il mondo, lasciando un segno tangibile nei cuori di tutti noi praticanti e di quella “via della mano vuota” di cui Sensei Shirai continua ad essere una guida infaticabile.

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