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Corso per aspiranti istruttori e maestri FIKTA 2023/2024

Una full immersion con grandi Maestri FIKTA, dedicata alla pratica del karate.

Testo e foto di Marco Bracciani

È da poco terminato l’aggiornamento tecnico nazionale FIKTA-ISI condotto dal M° Hiroshi Shirai, quando sabato pomeriggio 2 settembre, sempre al Palazzetto di Bellaria Igea Marina, inizia il primo dei due incontri di pratica, full immersion, del Corso per aspiranti istruttori e maestri federali della FIKTA.
Dopo un breve saluto degli insegnanti al centinaio di partecipanti, prende la parola il M° Shuhei Matsuyama che per circa un’ora tiene una lezione, mista tra teoria e pratica, parlando di vocabolario e nomenclatura giapponese, con l’intento di farci migliorare nella pronuncia, ma soprattutto nella comprensione dei vocaboli che utilizzeremo maggiormente nel nostro ruolo di futuri insegnanti
.
Diversi sono gli argomenti affrontati nella sua lezione: il significato delle parole rappresentate nel logo della federazione, Shin Gi Tai traducibile in spirito/mente, tecnica e corpo, che devono essere in equilibrio, come ripete sempre il Maestro Shirai; il significato del motto: “Ichi-go – Ichi-e”, ogni incontro non si ripeterà mai più – come ha detto anche il M° Shirai nel suo stage di venerdì pomeriggio –, bisogna concentrare tutti noi stessi e tutta la nostra energia nell’adesso, il resto non conta.
Inoltre, il M° Matsuyama ci esorta, in futuro, a partecipare alle assemblee federali che sono un momento importante della federazione, utili anche per capirne il percorso storico, iniziato tanti anni fa dai maestri fondatori.

Il significato delle parole rappresentate nel logo della federazione, Shin Gi Tai.

Prima di cominciare la parte pratica della lezione, porta alla nostra attenzione due libri che ritiene particolarmente interessanti per chi pratica il karate-do. Uno è il testo della casa editrice Budobooks, ideato, scritto e illustrato da Francesco Dessi: A scuola di Karate-do, sottotitolo Manuale per giovani praticanti che, in teoria, con i suoi bellissimi disegni, si rivolge ai bambini, ma che in pratica è un’utile fonte di informazioni e di glossario corretto, che può far comodo a tutti.
Il secondo libro invece è opera di un nostro compagno di corso: l’aspirante maestro Matteo Greghi, DenshòStudio sui venti precetti del M° Gichin Funakoshi, della Luni Editrice. Il karate, come lo conosciamo più o meno noi, è stato presentato in Giappone dal M° Funakoshi nel 1922: sono circa 100 anni, un niente nella storia dell’umanità, i suoi venti precetti, su cui ha lavorato Matteo in collaborazione col M° Matsuyama, sono stati pubblicati in un libro nel 1938.

La lezione prosegue e il maestro prende in esame la pronuncia dei numeri, le diverse posizioni, il loro nome e significato, la recita del dojo-kun eseguita e da eseguire “non di gola, ma di pancia” con la corretta cadenza e intonazione, “chi insegna, ha la grande responsabilità di insegnare” e pronunciare, in questo caso, “nel modo corretto”.
Visto che, questa è una full immersion dedicata alla pratica e che ci s’incontra per praticare, il maestro ci fa eseguire e contemporaneamente dichiarare le tecniche mentre le facciamo.
Prima i diversi tipi di spostamenti, poi il kihon dell’esame per 1° e 2° dan. “Dichiarate le tecniche mentre le eseguite, sia nel kihon sia nei kata”, intima il maestro mentre lavoriamo.

“Il karate è questo: alla fine di tutto un percorso di trenta, quaranta, cinquant’anni, tutto torna al punto di partenza, parata e pugno”. (M° Fugazza)

Le due ore e mezzo seguenti vengono invece dedicate dal M° Carlo Fugazza, 8° dan e responsabile tecnico nazionale federale, allo studio del programma d’esame per il 3° dan.
Prima shiho-tzuki nelle quattro direzioni, utilizzando i quattro diversi spostamenti, in seguito le tecniche di attacco di pugno vengono anche eseguite e applicate a coppie, ma con spostamenti in linea retta.
Poi shiho-geri, in realtà le direzioni dei calci sono tre e i calci sono cinque: maegeri, ushirogeri, yokogeri, mawashigeri e uramawashigeri.
Il maestro si avvale di alcuni allievi dei quali conosce bene il valore, per mostrarci le tecniche da eseguire a coppie, vengono quindi chiamati a dimostrare prima Matteo Greghi e Danilo Belotti, poi MartinaTogni e la campionessa del mondo Giulia Gabrieli.
Il maestro sottolinea la necessità di eseguire lo stesso calcio, a destra e a sinistra, senza pausa tra un calcio e l’altro, analogamente a come si deve eseguire una tecnica di rengeri.
La terza tecnica del programma di 3° dan: la sequenza degli yokogeri viene provata individualmente come kihon puro e poi a coppie, con spostamenti in linea retta e in diagonale, in modo da cercare di arrivare a calciare colpendo il nostro avversario dalla parte meno protetta del corpo.
In seguito, visto la mancanza di tempo, il maestro decide di farci studiare esclusivamente la quinta sequenza del kihon. Anche in questo caso, prima in forma individuale e poi applicata a coppie, calciando con la gamba anteriore o posteriore, a seconda della situazione in cui ci si viene a trovare e a seconda della risposta del nostro avversario.
Terminato il tempo dedicato al kihon, il maestro ci illustra il kata Kankusho, uno dei tre che si possono scegliere per l’esame per 3° dan. Lo studio del kata viene ovviamente completato da alcune applicazioni del suo Bunkai.


Il secondo giorno di full immersion prevede che aspiranti istruttori e maestri vengano separati. I primi, sono affidati ai maestri Salvatore Giordano e Luigi Giusti, e lavoreranno per tutto l’incontro sui vari tipi di kumite: gohon-kumite, kihon ippon-kumite, ju-ippon-kumite e ju-kumite, sulle direzioni in cui eseguire gli spostamenti e sui vari tipi di iniziative che si possono scegliere durante il combattimento libero, go-no-sen, sen-no-sen ecc.
 Gli aspiranti maestri invece continueranno il loro percorso con il M° Fugazza che, coadiuvato dai maestri Laura Massai, Riccardo Pesce e Matsuyama, dedicherà la giornata allo studio dei kata Meikyo e Chinte e dei loro rispettivi Bunkai.
Meikyo, dice il Maestro, era uno dei tokui-kata del Maestro Kase. Potrebbe sembrare un kata relativamente semplice, come peraltro ritenuto in altri stili con il nome di Rhoai, almeno all’inizio con le sue prime tecniche: parata gedanbarai e attacco oizuki, simile al kata Heian-Shodan, “ma tutto sommato” dice “il karate è questo, alla fine di tutto un percorso di trenta, quaranta, cinquant’anni, tutto torna al punto di partenza, parata e pugno”.
Quello che cambia è che nella nostra esecuzione si deve vedere tutta la strada fatta negli anni di pratica, un kata Heian Shodan eseguito da una cintura bianca o da un 5° dan non sono la stessa cosa. Ad esempio, la parata gedanbarai, che troviamo come terza tecnica all’inizio del kata, deve essere eseguita con forza e velocità, deve essere talmente potente ed efficace da scoraggiare il proprio avversario, facendolo desistere dal proseguire con un secondo attacco.

Se consideriamo il karate un’arte, allora deve emozionare, se si prova emozione, si ricorda molto più profondamente. (M° Matsuyama)

Meikyo si può tradurre in specchio riflettente, il suo inizio infatti ripropone le stesse sequenze, eseguite prima viste di fronte e poi da dietro, ma il significato del nome è più profondo, dice il maestro, è come se vedessi la mia immagine allo specchio, come se mi vedessi da fuori e potessi cogliere le imperfezioni della mia esecuzione.
Sono tante le preziose indicazioni regalateci durante le quasi cinque ore di lezione, ne riporto qualcuna.
Il M° Fugazza, ad esempio, sottolinea il fatto che dobbiamo sempre essere precisi, cercando di evitare di fare errori e se rivestiamo il ruolo di insegnanti diventa una cosa particolarmente importante, perché gli errori sono la prima cosa che gli allievi imparano. Perciò, si deve evitare di lasciar andare, di lasciar correre anche le piccole imperfezioni, perché se le lascio correre, il mio allievo lascerà correre ancora di più e via seguendo, arrivando a far perdere al nostro karate la sua tradizione e la sua storia.
Certo, ognuno deve fare il proprio karate, con le proprie possibilità e caratteristiche fisiche o i propri difetti, non si può fare il karate di un altro, ognuno deve fare il suo, ma sempre cercando di migliorare e correggere le imperfezioni, strutturali o fisiche che siano, avendo ben chiaro il modello corretto a cui far riferimento.

Il karate s’impara per immagini, perché la mente umana lavora per immagini e sono le immagini quello che si ricorda meglio, interviene il M° Matsuyama, aggiungendo che, se consideriamo il karate un’arte, allora deve emozionare, se si prova emozione, si ricorda molto più profondamente. Poi aggiunge che un campione può nascere ovunque, ma se i campioni diventano dieci, allora è la scuola (e il relativo maestro) che li produce a essere valida.
Durante il breve intervallo, riceviamo la visita del presidente prof. Gabriele Achilli che ci saluta, ci fa i suoi auguri per il corso, esortandoci, una volta ricevuto il grado di istruttore/maestro, ad aprire dei nuovi dojo, in modo da continuare nella diffusione e nello sviluppo del karate tradizionale della nostra federazione e del Maestro Shirai.

Il corso riprende con la disamina del kata Chinte, il M° Matsuyama spiega che Te vuol dire mano, ma anche tecnica, e Chin significa strano, straordinario o particolare, quindi, si può tradurre Chinte in mano o tecnica, usate in modo straordinario, particolare. Chinte, ricorda, più di altri kata, alcune tecniche e modi di combattere di provenienza cinese.
Nella lezione proviamo e riproviamo il kata con alcuni bunkai, il tempo però è tiranno e non facciamo in tempo a provare tutte le applicazioni previste, le ultime infatti saranno mostrate dal maestro, sempre con la partecipazione dei nostri compagni Matteo e Danilo.
Il secondo incontro giunge così al termine, giusto il tempo per il saluto e la foto di gruppo e poi tutti a casa. L’indomani sarà il 4 settembre, è tempo non solo di tornare al lavoro (sich), ma anche di riaprire i nostri dojo e incominciare il nuovo anno accademico con l’entusiasmo e la voglia di fare che questi tre giorni, tra stage del Maestro Shirai e full immersion ci hanno trasmesso.

Qui tutte le foto del corso

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