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Martina Bocci

Martina Bocci

“La cosa più bella sentita con la Nazionale è sicuramente il modo in cui quando scende uno di noi sul tatami è come se scendessimo tutti insieme”.

NOME
Martina Bocci
LUOGO DI NASCITA
Bagno a Ripoli (FI)
DATA DI NASCITA
10.11.1991
SPECIALITÀ
Kumite
SOCIETÀ
Zoshikan Montecatini

MEDAGLIERE

2011
– Trofeo delle regioni: 1° ind. Ju. / 3° sq.
2012
– Trofeo delle regioni: 1° ind. Ju. / 3° sq.
– Trofeo Masina: 3°
– Camp. It. Ass.: 3° ind. Ju.
2013
– Camp. It. Ass.: 1° ind. Se.
2014
– Camp. It. Ass.: 3° ind. Se. / 3° sq.
– Coppa Shotokan: 1° sq.
2015
– Camp. It. Ass.: 2° sq.
– UWK (ITKF): 3° ko go kum. / 3° ind. /1° sq.
2016
– ETKF: 3° ko go kum.
– Coppa Shotokan: 3° ind.
2017
– Camp. It.: 1° sq.
– WSKA: 3° sq. Sen.
– Coppa shotokan: 3° ind. / 3° sq.
2018
– Heart cup: 2° ind. Se. / 1°ind. Sen. Open / 1° sq.
– Camp. It.: 2° sq.

 


 

Quando e come mai hai iniziato a praticare karate?
Sinceramente il motivo non me lo ricordo proprio… Avevo quattro anni e mezzo, ero una bambinetta minuta che ancora andava all’asilo. I miei genitori mi hanno sempre detto che un giorno sono andata da loro e ho detto: “Voglio fare karate!”. Chissà, magari qualche film in tv oppure dei volantini pubblicitari nel paese… Fatto sta che da lì ho iniziato e non ho più smesso.

Una cosa che non mi manca è il coraggio, non mi spaventa prendere un pugno.— Martina Bocci

Quale Maestro ricordi maggiormente?
Il mio Maestro “storico” è Massimiliano Ferri, ex atleta della Squadra Nazionale, esperienza che penso gli sia stata veramente molto utile per aiutarmi a crescere sia dal punto di vista tecnico sia da quello agonistico.

C’è un motivo per cui hai scelto il Karate Tradizionale o è stato casuale?
Direi che per l’età in cui ho iniziato è stato proprio un caso, immagino dettato soprattutto dalla comodità dei miei che avrebbero dovuto portarmi e riprendermi dalla palestra. Crescendo e riflettendoci sono grata a questa casualità, per molti aspetti non sarei come sono adesso se fossi capitata altrove o addirittura a fare qualsiasi altro tipo di sport.

Quando sei diventata agonista?
Il diventare agonista per me è stata una cosa naturale, non ricordo nemmeno esattamente il momento in cui ho iniziato a fare gare. Ovviamente, ricordo le sensazioni di panico totale delle prime esperienze, ma se dovessi collocarle nel tempo veramente non ci riuscirei. All’inizio più che altro partecipavo a “garette” tra società all’interno della regione oppure alle gare dei vari enti promozionali. Ho iniziato a partecipare alle gare della Federazione tardi, o quantomeno più tardi rispetto a molti miei compagni. Sono entrata subito nella categoria juniores, complice un infortunio e un’operazione al crociato anteriore a 17 anni che mi ha tenuta “ai box” almeno per un anno.

Come e quanto ti alleni?
Mi alleno 2-3 volte a settimana in palestra facendo karate. Negli altri giorni della settimana cerco di andare a correre o di fare qualche esercizio da sola. Con il lavoro non è sempre facile, ma cerco di trovare un momento per fare qualcosa quasi ogni giorno.

Com’è il rapporto con i tuoi compagni di squadra?
Ovviamente mi dà sempre tanto allenarmi con i miei compagni in palestra, mi aiuta molto ogni volta. Poi, con le ragazze della squadra di kumite dello Zoshikan abbiamo creato una bella unione da cui deriva una squadra forte ed equilibrata dove tutte mettiamo sempre il cuore, sono veramente orgogliosa di farne parte e ogni volta è sempre una bella emozione.
Per quel che riguarda la Squadra Nazionale, si è creato un gruppo molto bello e molto in sintonia. Una squadra vera e propria. La cosa più bella che ho sentito con i ragazzi della Nazionale è sicuramente il modo in cui quando scende uno di noi sul tatami, è come se scendessimo tutti insieme.

Il tempo che dedichi agli allenamenti, incide sui tuoi rapporti, nella vita privata? Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto praticare agonismo?
Sicuramente incide tantissimo su tutti gli altri aspetti della mia vita. Tutte le persone che mi incontrano, dopo un po’ che mi conoscono, mi definiscono come “quella che fa karate”. Molte volte ho dovuto, e alle volte devo tuttora, sacrificare parte del mio tempo libero o rinunciare a un impegno in più per poter partecipare a quell’allenamento o essere presente a quella gara. Alle volte devo dire che è stato pesante, soprattutto quando ero una ragazzina di 13-14 anni e vedevo gli amici uscire mentre io passavo i sabato pomeriggio in palestra a sudare. Adesso francamente mi pesa meno e più spesso mi capita di sacrificare una parte del mio tempo, altrimenti libero, per allenarmi anche da sola, probabilmente perché ho obiettivi diversi da una decina di anni fa. Quindi, forse mi ha tolto un po’ di tempo da dedicare a quello “che fanno i ragazzetti”. Però non sarà mai di più di tutto quel che mi ha dato. Ho conosciuto persone da diverse zone della mia regione e da diverse regioni di tutta Italia, con cui ho avuto la possibilità di instaurare rapporti di amicizia che ormai durano da anni. Ma non solo, certe emozioni che mi ha dato avere la fortuna di poter rappresentare la mia Nazione non sono facili da raccontare.

Lo scoglio personale su cui hai dovuto, o devi ancora, “lavorare” maggiormente?
Di scogli ce ne sono sempre molti, a volte basta veramente una cosa minima per far finire un incontro, o qualsiasi altra cosa, in un modo piuttosto che in un altro. Ma quello su cui credo di dover lavorare ancora è come riuscire a confermarmi ogni volta, visto che alle volte sento di non riuscire a esprimere a pieno il modo in cui sono e in cui so fare karate.

Non sento molto la pressione o la responsabilità di dover portare a casa l’incontro, perché ho delle compagne di cui mi fido.— Martina Bocci

Secondo te, qual è la tua caratteristica come atleta?
Mah, credo che sia una domanda da rivolgere più a chi ho incontrato sul tatami o agli allenatori che mi sono stati dietro. Una cosa che non mi manca è il coraggio, non mi spaventa prendere un pugno. Sicuramente sono anche molto testarda, così sul tatami come nella vita, e non è sempre un aspetto che gioca a mio favore.

In cosa ti senti più preparato? Quello che ti piace, cosa ti permette di provare o di esprimere?
Sicuramente kumite, senza ombra di dubbio. Ogni volta che salgo sul tatami è una sfida diversa, ma più che altro con me stessa, e un mettermi alla prova. La gara individuale è sicuramente molto bella e stimolante, ma sentirsi parte di una squadra con lo stesso obiettivo e in cui ognuno dà tutto se stesso, mi da una carica in più. Non sento molto la pressione o la responsabilità di dover portare a casa l’incontro, perché ho delle compagne di cui mi fido, ma piuttosto averle al mio fianco mi stimola a dare ancora di più per riuscire a tutti i costi a fare un punto in più della mia avversaria.

L’avversario più temibile?
Sembra scontato, ma il mio avversario peggiore sono sempre io.

Cosa ti ha insegnato il karate? Ti ha cambiata?
Il karate mi ha insegnato tanto, per non dire tutto. I valori che mi porto dentro derivano da questa pratica, il modo di vivere che ho è sicuramente dovuto al fatto di fare karate. Banalmente, anche solo per riuscire a organizzarmi per allenarmi con costanza.
Non sarei chi sono oggi se non fosse per il karate e per tutte le esperienze che ho potuto fare solo per il motivo che lo praticavo. Però non direi che mi ha cambiato, sono cresciuta a “pane e karate”, lo faccio da sempre, quindi, più che cambiarmi direi che ha contribuito a formarmi. Se ho avuto la capacità durante l’università o nella vita di rialzarmi quando qualcosa andava storto o di riuscire con costanza a raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissata, è perché ho imparato che “sette volte giù, otto volte su”.

Il momento/ricordo/episodio più appagante quello più spiacevole della tua carriera?
Il momento più bello, che porterò sempre dentro di me, è stato allo scorso Mondiale WSKA quando dopo la semifinale, che purtroppo avevamo perso, ci siamo abbracciate con le mie compagne e ci siamo rese conto che eravamo veramente riuscite a piazzarci al terzo posto a un mondiale WSKA. E nella categoria seniores.
È stato un turbinio di emozioni diverse e devo ammettere che, anche se le altre erano state avvertite di non piangere sul podio, alla fine quella con le lacrime agli occhi ero io. Al di là del risultato, comunque, è stata veramente un’emozione e un’esperienza che mi porterò nel cuore e dalla quale sono inevitabilmente uscita un po’ diversa rispetto a come ci ero arrivata. Ovviamente, non mancano i momenti di dispiacere. Ci sono state molte occasioni, come penso per tutti i miei compagni, in cui per un motivo o l’altro (sia all’interno che all’esterno del tatami) ho pensato di mollare. Ma alla fine per fortuna non mi sono lasciata buttar giù dai “momenti no” e ho continuato con più voglia di prima.

Hai un aneddoto, un episodio del tuo percorso agonistico, che ti piacerebbe condividere?
Sarò scontata e ripetitiva, ma il primo pensiero va nuovamente al Mondiale WSKA di Treviso, un po’ per via del fatto che è passato solo un anno e un po’ perché comunque è stata un’esperienza talmente bella e intensa da renderla quasi impossibile da raccontare a chi non l’ha vissuta.
Durante l’individuale ho sentito il supporto di ogni persona all’interno del palazzetto, di tutti i miei compagni e del nostro allenatore. Il primissimo incontro che ho fatto, contro un’americana, per me è il mio più bell’incontro di sempre. Siamo rimaste sullo 0-0 fino a poco prima della fine del tempo, quando mancavano 30 secondi la mia avversaria ha piazzato un punto. In quel momento ho proprio pensato “qua siamo a casa mia, qua non vinci”. E da lì sono riuscita a pareggiare e poi, durante il kettei sen, a vincere.

Guardi i video di karate sul web?
Guardo raramente video degli atleti in allenamento, mi capita un pochino più spesso di vedere qualche scambio di kumite in qualche competizione. Il modo di fare di alcuni ovviamente mi piace più di altri, ma i video non li guardo molto di frequente.

Ti piacerebbe essere un atleta professionista?
Io penso che chiunque condivida questa passione vorrebbe almeno in parte farne un lavoro. Però, devo dire che sono molto felice del lavoro che faccio, è una mia passione anche quella, nonostante alle volte sia veramente complicato riuscire a incastrare tutto.

Il primissimo incontro che ho fatto, contro un’americana, per me è il mio più bell’incontro di sempre.— Martina Bocci

Cosa pensi dell’entrata del karate alle Olimpiadi?
Secondo me è una bella cosa e darà una bella visibilità a tutto il movimento del karate. La cosa che non condivido a pieno è la decisione di chi dovrà andare. Ovviamente, noi abbiamo molte meno possibilità, a dire che non essendo professionisti è addirittura impensabile. Ma sarebbe bello avere l’atleticità di altri con i nostri valori e il nostro modo di fare, con la nostra pienezza.

Cosa immagini per il tuo futuro?
Non saprei… cerco sempre di migliorarmi, non solo tecnicamente, ma anche dal punto di vista personale. Spero di riuscire a farlo in maniera costante. Ma soprattutto spero di raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissata, ovviamente in ogni campo della mia vita.

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