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Cycling the world – Davide Mantovani

La pratica del Karate Tradizionale e il viaggio su due ruote intorno al mondo hanno in comune più di quanto si potrebbe credere…

Di Davide Mantovani a cura di Michela C. Turci

Percorrere una via, liberandosi degli orpelli che derivano dai condizionamenti della vita contemporanea, accomuna non solo chi abbraccia lo studio di un’arte marziale orientale, ma anche chi sceglie un altro mezzo per migliorare se stesso. L’importante è che la strada sia calcata con determinazione, spirito di sacrificio e onesto impegno. La pratica del karate Tradizionale e il viaggio su due ruote intorno al pianeta Terra hanno in comune più di quanto si potrebbe credere…

Mettersi in gioco
A trent’anni ho deciso che non potevo più aspettare. Certo, potevo contare su un lavoro stabile e ben retribuito, ma volevo cambiare mentalità, mettermi in gioco e visitare posti lontani per vederli più da vicino. Ho scelto la bici per compiere il mio itinerario intorno al pianeta. La matematica, al cui studio mi sono dedicato per un po’ di anni, non muta nel tempo: abilità e competenze conseguite in campo teorico non vanno perdute. Diversamente, è noto che le prestazioni fisiche declinano con l’invecchiamento. Quindi, se il progetto di viaggio è impegnativo, è necessario circoscrivere la finestra entro la quale le capacità organiche e muscolari sono nel pieno vigore, oltre che sostenute da una solida maturità cognitiva e comportamentale.
Pedalare, per me, rappresenta la possibilità di entrare veramente a contatto con il mondo che ci circonda, potermi soffermare sui paesaggi, le strade, i monumenti e tutto quello che è degno di essere conosciuto.
Senza sponsor, ma con i risparmi accantonati negli anni di lavoro, e con quella che credo sia una buona preparazione fisica, ho programmato minuziosamente il mio viaggio, tanto che, nel corso del primo anno, alcuni dettagli e l’attraversamento di regioni remote mi sono sembrati quasi già visti.

Pedalare, per me, rappresenta la possibilità di entrare veramente a contatto con il mondo che ci circonda.

Sto pedalando dal 30 gennaio 2015, quando ho lasciato Milano in sella alla mia due ruote diretto a est, verso l’Asia, primo continente extraeuropeo del mio tour.
Ho studiato attentamente il percorso, pensando all’avvicendarsi delle stagioni, al clima e alle relative temperature, perché trasporto nel bagaglio anche tutto l’occorrente per campeggiare en plein air. Dove possibile, conto sull’ospitalità degli abitanti, che è molto più generosa di quanto si potrebbe ragionevolmente supporre, soprattutto nei Paesi meno ricchi.
A inizio estate 2016, ho appena completato l’attraversamento in direzione Sud-Nord del continente australiano. Da Adelaide verso Darwin, passando per Alice Springs e non prima dell’irrinunciabile deviazione verso i monolite Uluru. Percorro più di 3000 km in terreno desertico, dove la distanza massima senza possibilità di approvvigionamento di cibo e acqua è attorno ai 200km, analoga a quella già affrontata in Cina.
Ho raccolto nella Tabella 1 le mie caratteristiche anagrafiche e antropometriche, oltre alla frequenza cardiaca basale e a quella mediamente rilevata in piano e in salita.
Durante gli ultimi due anni, prima della partenza, ho percorso il tragitto casa-lavoro in bicicletta, coprendo circa 50 km al giorno per cinque giorni a settimana, ho frequentato una palestra di fitness ogni mattina prima di prendere servizio in ufficio (allenamento cardio con ciclo-ergometro e ergometro trasportatore; sala pesi) e ho giocato a calcio in una squadra amatoriale (120 min. di allenamento settimanale, più la partita).

Milano-Singapore: un anno
Esattamente come previsto (Figura 1), in un anno esatto sono arrivato a Singapore, attraversando oltre all’Italia, Grecia, Turchia, Iran, Turkmenistan, Uzbekistan, Tajikistan, Kyrgyzstan, Cina, Tailandia, Laos, Cambogia e Malesia. Il bilancio del 2015 è riassunto in Tabella 2, dove indico anche qualche prestazione che considero di un certo rilievo.
Ho concluso il percorso asiatico il 3 marzo 2016, completando l’attraversamento di Java e arrivando fino a Bali, da cui mi sono diretto, con un volo, in Nuova Zelanda. Terminata questa, percorro l’Australia dove, partendo da Sydney, raggiungo Adelaide, da cui attacco l’Outback, il deserto rosso, fino a Darwin sulla costa settentrionale bagnata dal Mare di Timor.

Ho lasciato l’Australia nel luglio 2016, quando, in aereo, ho raggiunto l’Alaska che ho visitato pedalando così come il Canada, gli Stati Uniti e il Messico. In questo mese di marzo 2017, mi trovo nell’America istmica, in marcia verso Panama, per poi dirigermi verso le regioni meridionali, dove la Patagonia è il mio obiettivo che penso di raggiungere in autunno.
Mi sono messo alla prova, rinunciando alle comodità di casa, agli agi della vita in una paese sviluppato. In questo viaggio, finora, ho trovato sempre un alloggio e il cibo necessario per sopravvivere con un budget di 12 euro al giorno. Ho capito che basta davvero poco per toccare la propria serenità interiore.
Mentre pedalo nei luoghi più solitari e sperduti del pianeta, penso agli amici, alla famiglia e ai rapporti duraturi con i quali resto in contatto. Bastano cinque euro per comprare una Sim card con tanto di pacchetto per la connessione.

La meta è il viaggio
Dopo due anni, la tabella di marcia è perfettamente rispettata: mi trovo esattamente dove avevo programmato di essere. Ricordo ognuno dei giorni trascorsi, ma non so dire quale di questi potrà essere davvero “indimenticabile” in futuro. Ho visto deserti, montagne, boschi, foreste e animali, ma anche coltivazioni e opere dell’uomo di straordinaria bellezza. Ho faticato per raggiungerle e per goderne lo spettacolo. Ho incontrato persone ospitali, nei posti più disparati, dalla Turchia all’Iran, dall’Uzbekistan al Laos, dall’Australia al Messico, solo per citarne alcuni. Ho superato imprevisti e difficoltà, ma sono convinto che se avessi viaggiato in modo più convenzionale non sarei stato in grado di risolverli con la stessa lucidità e tranquillità d’animo.
La stanchezza si presenta puntuale ogni giorno, ma la fatica è salutare per il corpo e per la mente. Quella che deve essere tenuta lontana è l’insoddisfazione. Ho avuto un solo momento di sconforto, in cui avrei mollato tutto per tornarmene a casa. È successo in Cina, nell’autunno 2015, quando un mattino svegliandomi non ho più trovato la bici accanto a me. I ladri di biciclette esistono anche lì. Ho reagito e, a sangue freddo, sono giunto alla conclusione che non potevo arrendermi davanti alla disonestà di una sola persona, anche se non è stato facile tornare a godere dell’incontro col prossimo. Per un certo periodo mi è mancata la spontanea fiducia, indispensabile nei rapporti interpersonali. Questo imprevisto mi ha costretto a rivoluzionare parzialmente il mio percorso asiatico e a procurarmi una bicicletta nuova che ho acquistato in Tailandia.

Il mondo è comunque un posto più sicuro e ospitale di quello che immaginiamo o che vogliono farci credere. Nella società in cui viviamo, diamo troppo valore a cose insignificanti come i regali di Natale o i vestiti. Questa esperienza mi sta insegnando che, per ottenere la serenità, bastano piccole cose e non per forza l’eccessiva rincorsa a un consumismo che, il più delle volte, è solo una scusa per nascondere il disagio che abbiamo nei confronti della vita. Quando tornerò a casa sono certo che saprò apprezzare meglio tutto quello di cui, per scelta, mi sono temporaneamente privato.
Complessivamente, ho l’impressione di avere vissuto molto di più in questi due anni che nei dieci precedenti. In realtà, non è tanto la lunghezza o la durata del viaggio a renderlo unico, ma la disposizione d’animo nei confronti di questo. La fatica quotidiana, la rinuncia alle comodità, la solitudine sono solo alcuni degli ostacoli da affrontare e superare per migliorare se stessi. Proprio per questo motivo, più dei meravigliosi luoghi che il nostro pianeta offre e delle strade per raggiungerli, la vera meta è il viaggio.

Cicloturismo
Il cicloturismo secondo alcuni rientra nel “turismo d’avventura”, disciplina che comprende una serie di attività che si svolgono in ambiente naturale, considerate ormai come un fenomeno sociale intorno a cui si è recentemente sviluppato un forte interesse commerciale (R. Buckley), sia per quanto riguarda la pianificazione del viaggio sia nell’ambito dei materiali. Infatti, l’accurata scelta della bicicletta, con gli strumenti per la sua manutenzione, dell’attrezzatura da campeggio, per il trasporto e il filtraggio dell’acqua per uso alimentare o per la conservazione del cibo, rappresenta una parte importantissima dell’organizzazione del viaggio.
Lo stato di buona salute, la preparazione fisica e una scrupolosa profilassi vaccinale, predisposta secondo le mete che s’intendono raggiungere, costituiscono la base su cui costruire il percorso. In particolare, è importante che l’apparato cardiovascolare sia efficiente. Infatti Nikolic et al. riportano che la maggior parte dei problemi medici riscontrati in un tour ciclo-turistico, siano essi non specifici o severi, riguardano questo particolare aspetto.

La bici
La bici usata da Davide pesa circa 20kg (Figura 2). Con questa, trasporta circa 40 kg di equipaggiamento, a cui si aggiungono mediamente 10 kg o più di carico di cibo e acqua. Per essere autosufficiente ha imparato a eseguire la manutenzione e a provvedere da solo alle riparazioni di emergenza, grazie a un kit per le forature, pompa, camera d’aria e copertone di scorta, raggi, cavi per cambio e freni, pastiglie dei freni, catena di ricambio, lubrificante, kit con brugole, chiavi e smagliacatena, tira-raggi e un piccolo strumento per poter rimuovere il pacco pignoni (mini cassette remover), grasso per la sella e una spazzola per il lavaggio (Figura 3). A seconda del tipo di itinerario che si intende percorrere, la bici ideale deve possedere caratteristiche differenti. Davide ha scelto opzioni che privilegiassero l’affidabilità rispetto all’efficienza, come ad esempio gli pneumatici larghi, per ogni tipo di terreno o i 36 raggi per ruota, per sostenere senza problemi peso extra. Ha montato freni a disco che rispetto a quelli tradizionali garantiscono una frenata più modulabile, consentono una regolazione immediata a fronte di un consumo ridotto e offrono prestazioni migliori con la pioggia. L’unico difetto è l’eccessivo surriscaldamento dei dischi in caso di discese particolarmente ripide, dove una bici carica tende a prendere troppa velocità e i freni sono costantemente in tensione. In questi casi è necessario fermarsi fino all’avvenuto raffreddamento dei dischi. I pezzi di ricambio sono facilmente reperibili anche nelle zone più remote.
Fondamentale in questo senso è invece la scelta di ruote da 26”: in buona parte del mondo è quasi impossibile trovare pezzi di ricambio (camere d’aria, raggi, copertoni) per quelle da 28”. I copertoni che utilizza sono da 2”, adatti anche per tratti su sterrato. Il consumo del copertone posteriore è naturalmente molto superiore e deve essere sostituito ogni 10.000-15.000km. La sella è in pelle: apparentemente scomoda, ma sicuramente più duratura. La manutenzione prevede l’applicazione regolare di grasso e l’eventuale tiraggio della pelle, per mantenere la forma corretta.

Ho trovato sempre un alloggio e il cibo necessario per sopravvivere con un budget di 12 euro al giorno. Ho capito che basta davvero poco per toccare la propria serenità interiore.

L’abbigliamento
L’abbigliamento deve essere versatile al massimo. Ad esempio nei climi freddi, è preferibile indossare più strati piuttosto che un singolo capo specifico per le basse temperature. Davide ha nel bagaglio due paia di pantaloni da trekking, modulabili a pantaloncino, due paia di fuseaux, calze in lana merino (estive e invernali), due maglie termiche, una giacca più pesante da indossare in bici e una da riposo, una maglietta da ciclismo, tre magliette da riposo, una camicia a maniche lunghe, quattro paia di boxer aderenti, un costume da bagno, un cappello invernale, un cappello estivo (più per valore affettivo che per utilità), passamontagna, bandana, un asciugamano piccolo e uno grande, guanti da bici, due paia di guanti (uno più caldo, l’altro impermeabile), soprascarpe impermeabili, pantaloni e giacca da pioggia, sandali, scarpe da running, scarpe invernali, occhiali da sole (con lenti di ricambio trasparenti in caso di pioggia o scarsa visibilità), e ovviamente un casco (Figura 4). Dopo circa un anno, gli indumenti più utilizzati presentano evidenti segni di usura, se non un completo disfacimento come nel caso dei pantaloni. L’impermeabilità dei capi, per quanto tecnici, non è sempre eccezionale. In caso di intere giornate sotto la pioggia, l’acqua tende sempre a filtrare e avere piedi e mani asciutti in caso di pioggia persistente è un’utopia.

Il campeggio
L’equipaggiamento per l’alimentazione e l’idratazione prevede: un fornelletto da campeggio multifuel, alimentato a benzina, stoviglie, un filtro in ceramica per l’acqua che garantisce protezione dai batteri e pulisce l’acqua anche da eventuale terriccio, due borse per l’acqua (10 e 6l), quasi mai usate contemporaneamente a pieno carico, ma utili se si vuole tenere separata l’acqua potabile da quella non potabile (Figura 4).
Per il pernottamento, è ottima una tenda biposto con vestibolo. È sufficientemente spaziosa per contenere tutti i bagagli e per cucinare all’interno, in caso di condizioni meteo avverse. Il prezzo da pagare per avere una tenda particolarmente resistente al vento è la necessità di usare i picchetti nel montaggio: non sempre il terreno è adatto e bisogna ingegnarsi. Per queste evenienze servono corde, cordini e corde elastiche necessarie anche per fissare i bagagli sulla bici o semplicemente per stendere i panni. Per dormire Davide ha un materassino in foam. Non è gonfiabile, per evitare forature: ne risente il comfort e, in minima parte, la capacità isolante. Il sacco a pelo è in piume d’oca, con temperatura di comfort -10°, limite -18°, estrema -32°. A differenza della maggior parte dei sacchi a pelo invernali, ha una cerniera laterale in lunghezza, che permette di aprirlo e usarlo come un normale piumino. Inoltre, dispone di un sacco lenzuolo di seta, utile per temperature estive e per non sporcare il sacco a pelo vero e proprio, il cui lavaggio può essere problematico (soprattutto l’asciugatura).

Completano il bagaglio gli articoli da toeletta, crema solare ad alta protezione, crema per le labbra, vaselina (necessaria nei climi caldi e umidi a causa dell’eccessivo sfregamento tra le superfici mediali della coscia), antipiretico, antidiarroico, antibiotici a largo spettro (in compresse e in pomata per uso topico) e garze. Inoltre sono necessari anche ago e filo, colla a presa rapida, nastro adesivo, coltellino multiuso, una spugna, stracci, due accendini. Con il passaporto, conserva svariate foto-tessera e fotocopie del passaporto stesso (per i visti), copia dell’assicurazione di viaggio e dei certificati di vaccinazione.

Supporto tecnologico
Difficile al giorno d’oggi pensare di vivere senza la tecnologia, anche in un viaggio all’avventura non mancano le apparecchiature elettroniche: Laptop, iPod, smartphone (con mappe da consultazione anche off-line), localizzatore satellitare, Kindle, GoPro, contachilometri con cardiofrequenzimetro, batteria di scorta, pannello solare, pile ricaricabili, macchina fotografica, cavalletto e una torcia frontale. Si rivela indispensabile un adattatore universale per le prese di corrente (Figura 4).

Profilassi vaccinale
Su consiglio dell’ASL Profilassi internazionale di Milano, oltre alle vaccinazioni normalmente praticate durante l’infanzia (antitetanica, antidifterica, antipolio, antipertosse e antimorbillosa), Davide si è sottoposto a quelle contro epatite A e B, colera, tifo e in futuro anche contro la febbre gialla. Grazie a questo tipo di prevenzione o forse anche a un fisico allenato, in due anni di viaggio ha avuto solo un giorno di febbre, in Indonesia dopo svariati giorni di piogge incessanti e abbondantissime, con stato della strada e del traffico molto difficile. Si sono presentati sporadicamente problemi intestinali di lieve entità, dovuti a climi caldi e condizioni igieniche di cibo e acqua discutibili.
In alcune regioni è indispensabile usare un repellente per insetti, possibilmente ad alto contenuto di DEET. Le zanzare abbondano nelle regioni irrigate del Turkmenistan, in alcune zone del Pamir, in tutta la Cina Meridionale, nel Sud Est Asiatico e nell’Australia Settentrionale. In generale, dormire senza un presidio contro gli insetti è fortemente sconsigliato (N. Nikolic e all.). In Nuova Zelanda ci sono le sand-fly dal morso più doloroso. Le regioni aride sono spesso invase dalle mosche: in particolar modo in Australia una flynet per proteggersi il capo può essere d’aiuto.

La dieta
Questo tipo di viaggio prevede che ci sia un certo spirito di adattamento verso le materie prime disponibili nei vari Paesi. Di solito, quotidianamente Davide consuma fino a un massimo di 1-1,5 kg di cibo, circa 4-5000 kcal. Tuttavia, questo introito può essere molto variabile e ripartito in modi diversi nell’arco della giornata, a seconda delle condizioni stradali, meteorologiche o climatiche. In genere, se i pasti sono di piccola entità, ne assume 5 al giorno (colazione, 3 spuntini, cena). Più frequentemente, fraziona l’alimentazione in 3-4 pasti. La prima colazione è sempre abbondante. A questa segue uno spuntino verso le ore 10-11. L’orario degli altri pasti dipende dall’appetito. Di solito, nel pomeriggio si ferma per una merenda, oppure cena presto omettendo lo spuntino pomeridiano. Principalmente, assume carboidrati (N.M. Cermak, L.J.C. van Loon) tipo avena, couscous, biscotti, pane, riso/spaghetti, con l’aggiunta di proteine 1-2 volte al giorno. Queste sono rappresentate da legumi, tonno, carne (solo se riesce a cucinare subito dopo l’acquisto), uova (se proprio non trova nulla delle precedenti opzioni) o formaggio a seconda delle regioni geografiche. L’introito calorico è mediamente di circa 1000 kcal a pasto.
Molto variabile, a seconda delle stagioni, è il consumo di acqua: 2l scarsi in inverno (Italia-Grecia-Turchia), 8l in estate in Cina dove quotidianamente la temperatura è di 40-42°.
Normalmente, trasporta una riserva di acqua per coprire fino a 3 giorni di fabbisogno. Il massimo carico è stato in Cina (15l), mentre nell’attraversamento del deserto australiano non ha mai superato i 12-13l.

La stanchezza si presenta puntuale ogni giorno, ma la fatica è salutare per il corpo e per la mente.

Le prestazioni
In piano, la frequenza cardiaca di Davide varia da 100 a 110bpm e in salita è compresa tra 120 e 150bpm (Tabella 1). Tuttavia, la percezione della fatica non è strettamente collegata all’aumento del battito cardiaco. Essa può colpire pesantemente quando si pedala in piano con vento a favore, come non presentarsi affatto durante una salita con vento contro. Dipende quindi da fattori estremamente diversificati, non ultimo dall’umore, dalla motivazione, dall’ambiente. Finora, il Pamir è la regione nella quale ha incontrato le maggiori difficoltà, rappresentate da cibo pessimo, strade in condizioni disastrose, salite impegnative, alta quota. Anche l’Indonesia non ha risparmiato criticità: asfalto brutto, traffico intenso, pendenze ripide, tempo afoso caldo-umido quasi insopportabile e piogge torrenziali. È da considerarsi ottimo un clima secco, sotto i 30°. Diventa difficile se piove, come in Nuova Zelanda o nel Sud Est asiatico, oppure se si raggiungono i 40° o se la temperatura supera i 35° e piove (Indonesia). Il clima migliore è stato in Turchia nei mesi di marzo/aprile, quindi in Pamir e in Tibet sopra i 3000/4000m di quota, durante l’estate (Figura 5).

 

Tabella 1. Caratteristiche anagrafiche, antropometriche e frequenza cardiaca.

 

Tabella 2. Report di viaggio del 2015

 

BIBLIOGRAFIA
R. Buckley, Adventure tourism products: Price, duration, size, skill, remoteness. Tourism Management, 2007; 28: 1428-33.
N. Nikolic, E. Missoni, Gordana Medved, Medical Problems in Cycling Tourism, Travel Med 2005; 12: 53–4.
N.M. Cermak, L.J.C. van Loon, The Use of Carbohydrates During Exercise as an Ergogenic Aid, Sports Med, 2013; 43: 1139–55.

 


Davide Mantovani (29.05.84) laurea magistrale con lode in Matematica, Università degli Studi di Milano. Dal 2009 al 2014 lavora come analista, prima in un’azienda del ramo assicurativo, poi in una multinazionale dell’abbigliamento. Attratto dalla cultura dell’estremo oriente e in particolare da quella nipponica, ha visitato il Giappone impiegandosi per un breve periodo come cameriere in un ristorante italiano di Kyoto. Appassionato di sport ha praticato con successo l’Orienteering nella specialità di Corsa d’Orientamento, vincendo diversi titoli italiani e competizioni internazionali (Meeting Internazionale di Venezia) nelle categorie giovanili e partecipando ai Campionati Europei come atleta della Nazionale Italiana Juniores. Dal 2015 è impegnato nella realizzazione di un sogno: percorrere in bicicletta il giro del mondo. Si può seguire il viaggio di Davide su facebook.

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