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La depressione è donna

La depressione è donna

Sono chiare e determinate le cause della depressione? Non definitivamente, ma si pensa sia dovuta a una combinazione di fattori genetici, ambientali e psicologici.

 (in Karate Do n. 18 apr-mag-giu 2010) 

Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è ragionevole prevedere che nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di disabilità per la popolazione del pianeta. Si tratta di un dato sconcertante, per un disturbo che molti sottovalutano, specialmente coloro che ne sono colpiti. La depressione è una patologia dell’umore, così come la mania e il disturbo bipolare, nella quale si riconoscono sintomi diversi: cognitivi, affettivi, comportamentali e somatici. Molto spesso, tali sintomi sono evidenti, transitoriamente, nella maggior parte delle persone che stanno rielaborando un lutto, come la scomparsa di una persona cara, la separazione di coniugi o fidanzati, o anche una forte delusione in campo lavorativo, o un tracollo economico. La capacità di un soggetto di adattarsi alla vita sociale è strettamente connessa con il tono dell’umore.

Pertanto, la depressione non è da ritenersi un semplice “calo” dell’umore, ma un insieme complesso di sintomi che può alterare il modo di ragionare, di rappresentare se stessi, il prossimo e l’ambiente. In alcuni casi la depressione è associata a pensieri suicidi o di autolesionismo; mentre quasi sempre si manifesta con deficit dell’attenzione e della concentrazione, e si accompagna a insonnia, disturbi alimentari, a notevole, quanto immotivata, stanchezza fisica, fino ai limiti della prostrazione.

La depressione non è da ritenersi un semplice “calo” dell’umore, ma un insieme complesso di sintomi che può alterare il modo di ragionare, di rappresentare se stessi, il prossimo e l’ambiente.

La depressione può presentarsi in forma transitoria (si parlerà quindi di episodio depressivo) oppure come un vero e proprio disturbo (disturbo depressivo). L’episodio o il disturbo depressivo sono a loro volta caratterizzati da una maggiore o minore gravità.
Quando i sintomi sono tali da compromettere l’adattamento sociale si parlerà di disturbo depressivo maggiore, in modo da distinguerlo da depressioni minori che non hanno gravi conseguenze e spesso sono normali reazioni ad eventi luttuosi.

Sintomi
L’episodio depressivo maggiore è caratterizzato da sintomi che si mantengono almeno 2 settimane, manifestandosi quasi quotidianamente, e che possono compromettere significativamente il funzionamento sociale e lavorativo del soggetto interessato. L’episodio depressivo maggiore è conclamato quando sono presenti almeno 5 dei sintomi di seguito elencati.

  • Umore depresso per la maggior parte del giorno, sia che ciò venga riportato dal soggetto o osservato da altri.
  • Marcata diminuzione di interesse o piacere (anedonia) per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno.
  • Significativi aumenti o diminuzioni di peso, in assenza di un particolare regime alimentare; diminuzione o aumento dell’appetito.
  • Insonnia o ipersonnia quasi quotidiane.
  • Agitazione o rallentamento psicomotorio.
  • Affaticabilità o mancanza di energia.
  • Marcata mancanza di autostima, oppure sentimenti di colpa eccessivi o inappropriati.
  • Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi; difficoltà decisionale.
  • Ricorrenti pensieri di morte, di ideazione suicida senza elaborazione di piani specifici; oppure un tentativo di suicidio o l’elaborazione di un piano specifico per commettere suicidio.

Nella maggior parte dei casi, la depressione si configura come disturbo depressivo maggiore, cioè un decorso clinico caratterizzato da più episodi depressivi maggiori; nel 50-60% dei casi, infatti, un episodio depressivo maggiore sarà seguito da un ulteriore episodio depressivo, portando quindi alla formazione di un disturbo depressivo.
La depressione è la prima causa di disfunzionalità nei soggetti tra i 14 e i 44 anni di età, precedendo patologie quali le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Essa si manifesta principalmente nelle donne, in un rapporto di 2 a 1 rispetto agli uomini, ma solo dopo l’età puberale. Infatti, in età prescolare la prevalenza femminile del disturbo depressivo maggiore è circa dello 0,3%. Tale valore tende a crescere con l’età, arrivando al 2-3% in età scolare e al 6-8% in età adolescenziale.
Il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) è uno degli strumenti diagnostici per disturbi mentali più utilizzato da medici, psichiatri e psicologi in tutto il mondo. Questo riporta che la prevalenza del disturbo depressivo maggiore in età adulta è del 10-25% nelle donne e del 5-12% negli uomini. La probabilità di avere un episodio depressivo maggiore entro i 70 anni è del 27% negli uomini e del 45% nelle donne; cifre che dimostrano in modo chiaro l’ampia diffusione di questa patologia. Inoltre, dal 1940 nei paesi industrializzati la prevalenza di tale disturbo tende costantemente ad aumentare, mentre diminuisce l’età media d’insorgenza.

Dal 1940 nei paesi industrializzati la prevalenza di tale disturbo tende costantemente ad aumentare, mentre diminuisce l’età media d’insorgenza.

Una delle forme depressive tipiche, legate a particolari eventi, è rappresentata dalla depressione post partum o depressione post natale. Questa colpisce circa il 10-20% delle puerpere, anche se dopo il parto è abbastanza comune che insorga un periodo di stanchezza che può presentare lievi disturbi fisici, ma anche psicologici, che non devono essere sottovalutati.
Molti studi dimostrano anche una sostanziale continuità della depressione lungo l’intero arco di vita; infatti, circa l’80% dei bambini con disturbo depressivo tende a presentare la stessa patologia anche in età adulta, oltre al fatto che un disturbo depressivo precoce può rappresentare un fattore di rischio per la comparsa di patologie come il disturbo bipolare o l’abuso di sostanze.
Le cause che portano alla depressione sono ancora oggi poco chiare. Inizialmente, vi erano due correnti opposte di pensiero, una che attribuiva maggiore importanza alle cause biologiche, l’altra a quelle psicologiche. Oggi i dati disponibili suggeriscono che la depressione sia una combinazione di fattori genetici, ambientali e psicologici.
Evidentemente, è importante curarsi chiedendo consiglio al proprio medico che saprà indicare la via migliore da seguire, sia essa quella farmacologica o l’analisi psicoterapeutica. È comunque dimostrato che una sana e appagante attività fisica, possibilmente praticata in gruppo, sia di grandissimo supporto per affrontare meglio il periodo di cura, spesso molto lungo, per riacquistare fiducia in se stessi e per riprendere a godersi la vita.

Bibliografia
– World Health Organization, Multiaxial Classification of Child and Adolescent Disorders, Cambridge, Cambridge University Press, 1996; trad. it. Classificazione multiassiale dei disturbi psichiatrici del bambino e dell’adolescente, Milano, Masson, 1997.
– Harrington R., Affective disorders, in Rutter e Taylor, 2002, pp. 463-485.

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