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Taikyoku, il kata per forgiare le tecniche fondamentali – Parte 2

Taikyoku, il kata per forgiare le tecniche fondamentali – Parte 2
La prima riunione ufficiale fra i maggiori esponenti di Karate, a Naha il 25.10.1936, nell’intento di divulgare l’arte marziale di Okinawa in tutta la nazione giapponese. Da sx dietro: Shimpan Shiroma, Tsuyoshi Chitose, Chōshin Chibana e il giornalista Genwa Nakasone. Da sx davanti: Chōtoku Kyan, Kentsū Yabu, Chōmo Hanashiro e Chōjun Miyagi. Secondo fonti recenti, la foto fu scattata alcuni giorni dopo (da notare che mancano i noti Chōki Motobu e Jūhatsu Kyoda).

Gichin Funakoshi scrisse: “Taikyoku è un termine filosofico che denota il macrocosmo prima della sua differenziazione tra cielo e terra: quindi il caos o il vuoto”.

Nascita dei kata Taikyoku
Quando Gichin Funakoshi (1868-1957) si trasferì a Tōkyō e scelse gli ambienti universitari per divulgare la propria arte, nei primi anni ebbe pochissimi allievi, sebbene avesse effettuato numerose dimostrazioni. Questo fatto non era tanto dovuto al disinteresse dei giovani nei confronti del Karate, quanto alla severità che il Maestro richiedeva nell’eseguire gli esercizi formali (kata), considerati da sempre il cuore dell’allenamento nel Karate.
Siccome però erano troppi gli studenti che abbandonavano l’addestramento dopo poche lezioni, i principali aiutanti di Funakoshi lo consigliarono di seguire l’esempio di Okinawa, mediando questa pratica con l’introduzione di ulteriori kata – generati dall’individuazione ed estrapolazione dei primi kihon – che il Maestro nominò Taikyoku.

È così che i tre kata Taikyoku entrarono a far parte della progressione didattica assunta nella scuola Shōtōkan, anticipando l’insegnamento dei kata Heian.

Per dovere di cronaca, furono principalmente Yoshitaka Funakoshi (1906-1945) e il signor Kuguimiya che, fra il 1939 e il 1940, consigliarono all’anziano Maestro di adottare i Fukyū-gata per sintetizzarli negli attuali Taikyoku [Il nome del signor Kuguimiya e della presunta data di creazione dei kata Taikyoku provengono da un documento redatto da Genshin Hironishi (1913-1999), il più longevo fra i pochi sopravvissuti dei dodici Karate-ka diplomati 5° dan da Funakoshi prima della II guerra mondiale NdA].
Circa la loro visione, che i primi kihon dovessero risultare fortemente vincolati allo schema dei kata, il pensiero comune è che la ciclicità delle rotazioni avrebbe meglio scandito la monotonia delle tecniche eseguite in modo lineare. È così che i tre kata Taikyoku entrarono a far parte della progressione didattica assunta nella scuola Shōtōkan, anticipando l’insegnamento dei kata Heian.
Riguardo la pubblicazione dei kata Taikyoku, tali forme comparvero per la prima volta nella seconda edizione di Karate-dō Kyōhan del 1941 (la prima edizione risale al 1935).

Significato del nome Taikyoku
Oltre ad essere noto come un insegnante di Karate, Gichin Funakoshi era conosciuto come poeta e letterato, una personalità a cui piaceva evocare più immagini e significati con una singola parola. Infatti, fra le varie citazioni sui kata Taikyoku, comparsa sempre nell’edizione del 1941 di Karate-dō Kyōhan, il Maestro scrisse:
Taikyoku è un termine filosofico che denota il macrocosmo prima della sua differenziazione tra cielo e terra: quindi il caos o il vuoto”.

Analizzando il significato del termine Taikyoku, scopriamo che questa parola è composta da due pittogrammi.

  • Il primo è formato dal carattere ‘largo’, ‘grande’ e corrisponde all’immagine di una persona che sta stirando i quattro arti al massimo delle loro possibilità nelle quattro direzioni (). A questo carattere è stato aggiunto sotto un piccolo tratto simile a una ‘virgola’ rovesciata che serve a dare ‘spessore’, donde il significato di ‘grosso’, ‘grande attorno’ (tài in entrambi gli idiomi di Tokyo e Pechino, ).
  • Il secondo pittogramma, invece, significa ‘culmine’, ‘polo’, ‘estremo’ oppure ‘estremamente deciso’ (ji o ch’i nell’idioma di Pechino e kyoku in quello di Tokyo, ) mentre, nell’antichità, lo stesso carattere coincideva con la ‘trave’ che sorregge la struttura di una casa.

Nel concetto di Tai-kyoku o Tai-ji possiamo individuare la teoria cinese dello yīn-yáng o in-yō.

Quando entrambi i pittogrammi vengono uniti, il significato muta in “forte polarità” (nel caso di un nome) o di “decidere con fermezza” (nel caso di un verbo). In termini filosofici, questo termine viene inteso come “Trave cosmologica”, “Causa prima”, “Grande fondamento” o “Supremo principio sul quale si fonda ogni cosa” in riferimento alla dottrina cinese denominata Tai-ji (太極). Infatti, secondo gli antichi taoisti, il Tai-ji coincide in fisica con le leggi che governano l’universo, mentre in termini metafisici coincide con l’Assoluto [È curioso osservare che, fra il XVIII e il XIX secolo, l’antica “Boxe del fiocco di cotone” (Mián quán, 綿拳) modificò il proprio nome nell’odierna “Boxe del Supremo fondamento” (Tai-ji quán nell’idioma di Pechino, 太極拳)].

Sulla base di quanto descritto, nel concetto di Tai-kyoku o Tai-ji possiamo individuare la teoria cinese dello yīn-yáng o in-yō (陰陽), rispettivamente negli idiomi di Pechino e di Tokyo, il cui significato letterale è “il lato in ombra della collina” e “il lato soleggiato della collina”. Questo concetto dualistico che risiede alla base della dottrina taoista individua estremi quali il caldo e il freddo, la luce e l’ombra, l’alto e il basso, lo zenith e il nadir (i poli rispetto l’asse dell’orizzonte), il maschile e il femminile, le cariche elettromagnetiche positiva e negativa, la materia e l’antimateria, il bene e il male (che però nel taoismo non vengono vissuti come entità manichee separate e in antitesi fra loro, ma come soggetti complementari, dal cui continuo rimescolamento degli effetti è nato e continua a evolversi l’universo) ecc.
Nell’esercizio marziale, il concetto di Taikyoku o Taiji assume due ulteriori significati: come in un respiro, la pratica deve farci comprendere l’attivo e il passivo, la corretta alternanza delle fasi di contrazione e rilascio, il pieno e il vuoto, la quiete e il movimento, l’attacco e la difesa.

Conclusione
Da un punto di vista storico, i venti Fukyū-gata creati nel 1937 e sintetizzati pochi anni dopo nei tre Taikyoku di Funakoshi, funsero da stimolo per la creazione di ulteriori kata di base che nel Gōjū-ryū di Chōjun Miyagi assunsero il nome dei due Gekisai (撃砕); nello Shitō-ryū di Kenwa Mabuni divennero i due Shinsei (新生) [La scuola di Kenwa Mabuni è l’unica che ha conservato i primi dodici dei venti originali Fukyū-gata del 1937 chiamandoli Jūni no kata (十二の形)]; nel Chitō-ryū di Tsuyoshi Chitose i tre Kihon kata (基本形) e nel Matsubayashi Shōrin-ryū di Sōshin Nagamine i due Fukyū-gata (普及型). Altre scuole, invece, scelsero di utilizzare il nome Taikyoku di Funakoshi per creare ulteriori versioni.[Due importanti scuole che usarono il termine Taikyoku per i propri kata di base sono la Gōjū-kai di Gōgen Yamaguchi (Taikyoku Jōdan, Chūdan, Gedan, Kake-uke e Mawashi-uke) e la Kyokushin di Masutatsu Ōyama (Taikyoku sono ichi, ni e san; inoltre, Oyama creò tre nuove versioni che utilizzano solo tecniche di calcio e che chiamò Sokugi Taikyoku sono ichi, ni, san)].

In riferimento al gruppo dei tre kata, Funakoshi aggiunse che i Taikyoku devono essere intesi come un singolo argomento, sebbene suddivisi nelle sezioni shōdan, nidan e sandan (初段, 二段, 三段), letteralmente “gradino iniziale, secondo e terzo”.

Funakoshi aggiunse che i Taikyoku devono essere intesi come un singolo argomento.

Per quanto concerne la pratica, invece, siccome il Maestro era dell’avviso che l’insegnamento della tecnica dovesse andare di pari passo con il livello motivazionale degli allievi, insistette parecchio sul fatto che la comprensione dei kata Taikyoku dev’essere accompagnata da un atteggiamento di profonda risoluzione.
Dopo la morte di Funakoshi (1957), i Taikyoku continuarono a essere insegnati all’interno dell’Associazione Shōtō (Shōtō-kai), [Nell’ambito della scuola Shōtōkai, gli ideogrammi dei kata Taikyoku sono stati recentemente modificati in “Grande educazione” (Tai-kyō-iku, 太教育)], ma non nelle università che aderirono al programma tecnico della Takushoku, la culla della JKA. È solo negli ultimi decenni che questi kata – in particolare il primo e più per un valore storico che tecnico – sono stati rivalutati dalle principali organizzazioni nate dallo Shōtōkan JKA ed è richiesta la loro conoscenza nel programma per gli istruttori.

Parte 1

Nota bibliografica
M. Braglia, Il sistema stilistico Shotokan, APM Edizioni, 2015, pp 620.

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