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Taikyoku, il kata per forgiare le tecniche fondamentali – Parte 1

Taikyoku, il kata per forgiare le tecniche fondamentali – Parte 1
La sequenza completa di Fukyūgata Ichi che compare in Karate-dō Taikan di Genwa Nakasone (1938). Questo kata coincide con il Taikyoku Sandan adottato fra il 1939 e il 1940 dalla scuola Shōtōkan.

I tre kata Taikyoku della scuola Shōtōkan derivano dalla sintesi di venti forme denominate Fukyū-gata create alla fine degli anni Trenta del secolo scorso a Okinawa.

I tre kata Taikyoku della scuola Shōtōkan derivano dalla sintesi di venti forme denominate Fukyū-gata create alla fine degli anni Trenta del secolo scorso a Okinawa nell’intento di produrre i primi esercizi fondamentali (kihon) comuni a tutti gli stili.
La chiara provenienza dai kata Pinan del Maestro Ankō Itosu, poi rinominati Heian dal suo allievo Gichin Funakoshi, sottolineano l’importanza che gli stili di Shuri e Tomari (sintetizzati nell’odierno Shōrin-ryū) ebbero nel divulgare il Karate all’interno della scuola pubblica di Okinawa.

… trasmettere a classi numerose ciò che fino a quel momento era stato insegnato direttamente “da cuore a cuore”.

Origini dei Fukyū-gata
In seguito a una prima sperimentazione del Karate nel corso delle lezioni di educazione motoria (1901) e la successiva introduzione ufficiale della disciplina nelle scuole della prefettura di Okinawa (1904), ci si rese conto che questo esperimento didattico accontentava solo in parte le esigenze dei giovani studenti.
Occorre precisare che tale introduzione, desiderata profondamente da Ankō Itosu (1831-1915) e attuata principalmente dai suoi allievi Kentsū Yabu (1866-1937) e Chōmo Hanashiro (1869-1945), aveva tenuto conto solo superficialmente di questa scelta, basandosi principalmente sul metodo per trasmettere a classi numerose ciò che fino a quel momento era stato insegnato direttamente “da cuore a cuore” (I shin den shin, 以心伝心) tra Maestro e discepolo, limitandosi a semplificare le tecniche più pericolose. Un altro problema, che si aggiunse subito dopo, fu quello di comprendere come una diversa metodologia d’insegnamento del Karate presentata dal fondatore della Shōrei-ryū Kanryō Higaonna (1853-1915) – dai cui allievi nacque il Gōjū-ryū – potesse ottenere lo stesso riconoscimento.
Circa le problematiche su quale fosse il migliore metodo didattico per introdurre il Karate nella scuola pubblica e superare la frammentazione dei diversi lignaggi, occorre comprendere che altrettanto impegno era già stato profuso alcuni anni prima nel Giappone centrale per generare nuove metodologie atte a trasmettere le antiche tecniche di Jū-jutsu e Ken-jutsu, poi ricodificate nel Jūdō e nel Kendō grazie a personaggi illuminati come Jigoro Kano e Hakudo Nakayama.

Tornando a Okinawa, tutti i problemi didattici registrati nel corso delle successive tre decadi vennero affrontati nel corso di un’importante riunione avvenuta il 25 ottobre 1936 a Naha, la capitale dell’attuale prefettura di Okinawa. In occasione di questo evento che riuniva ufficialmente i maggiori esponenti di Karate ancora residenti nella prefettura di Okinawa, nell’intento di trovare un metodo comune per divulgare l’arte marziale di Okinawa in tutta la nazione giapponese, vennero convocati diversi esperti fra cui Chōmo Hanashiro, Chōtoku Kyan, Chōki Motobu, Chōshin Chibana, Jūhatsu Kyoda, Chōjun Miyagi e Shinpan Shiroma.

I temi affrontati da questo convegno, sintetizzati dal sig. Kitsuma Fukushima, vice-comandante del quartier generale militare di Okinawa, sono i seguenti:

  • (a) sviluppare dieci nuovi kata comuni a tutte le scuole di Karate;
  • (b) utilizzare nomi giapponesi per tali kata;
  • (c) unificare le tecniche dei kata perché gli attacchi e le difese fossero chiaramente applicabili;
  • (d) adottare una uniforme standard per la pratica;
  • (e) studiare un primo regolamento competitivo;
  • (f) effettuare una pianificazione dei tornei.

Da Tōde o “Mano cinese” in Karate-dō o “Via della Mano vuota”.

Nell’intento di collaborare l’un l’altro e diffondere massicciamente la pratica della comune arte marziale in tutto il Giappone, tali esperti convennero anche di modificare l’antico termine con cui indicavano la propria arte (da Tōde o “Mano cinese” in Karate-dō o “Via della Mano vuota”), per eliminare qualsiasi riferimento a una disciplina non-autoctona.
La prima conseguenza di questo incontro fu che il generale Hayakawa, poi governatore della prefettura di Okinawa, riunì un comitato di esperti di Karate-dō, presieduto dal sig. Shōchōku Ishihara e composto da Chōjun Miyagi, Jinsei Kamiya, Jin’an Shinzato, Koji Miyasato, Anbun Tokuda, Kensei Kinjō, Shin’ei Kyan e Shōshin Nagamine allo scopo di produrre i kata richiesti.

Da questo incontro, che portò all’affermazione dell’Associazione per la promozione dell’autentico Karate-dō del Dipartimento per l’Istruzione della Prefettura di Okinawa (Okinawa-ken Karate-dō Shinko Kyōkai), il 28 marzo 1937, gli esperti citati omologarono venti “kata divulgativi” (lett. Fukyū-gata, 普及型) che per un determinato periodo vennero accettati nelle principali scuole di Karate a Okinawa. [Dodici dei venti kata citati sono raffigurati nel libro di Genwa Nakasone, Karate-dō Taikan, 1938. Tradotto e commentato da M. McKenna, An Overview of Karatedo, 2009.] 
Questo fu il primo passo. Quindi, si convenne di delinearne un secondo e un terzo nell’intento di migliorare la progressione didattica del Karate mediante la creazione di ulteriori kata basati sulle forme antiche (Koryū-gata, 古流型), ma con un livello crescente di difficoltà.
Occorre quindi chiarire che i Koryū-gata sarebbero stati preservati dai Maestri delle rispettive scuole e utilizzati – alla pari di un moderno dizionario – per realizzare nuove forme che avrebbero dovuto essere semplificate e, quindi, rese disponibili, per comprendere le molte applicazioni nascoste, proprio come le centinaia di scuole giapponesi avevano precedentemente unito i propri kata di Ken-jutsu e Jū-jutsu poi ricodificati nelle attuali forme di Kendō e Jūdō.

Purtroppo, il 7 luglio 1937 scoppiò la Seconda guerra sino-giapponese (1937-1945) e il percorso di fusione del Karate di Okinawa si arrestò conseguentemente all’avvento dei nuovi problemi.

Le scuole nate dai singoli “lignaggi” (ha) iniziarono a frazionarsi nelle successive “correnti” (ryū) oggi definite “stili”.

Oggi sappiamo che i sentimenti militarista e colonialista sintetizzati nel concetto di imperialismo portarono l’Impero Giapponese a un tragico epilogo.
Nell’ambito del Karate, la naturale conseguenza di questa immane catastrofe fu che le scuole nate dai singoli “lignaggi” (ha) iniziarono a frazionarsi nelle successive “correnti” (ryū) oggi definite “stili”, senza completare quel percorso che si era da poco concluso per il Jūdō e il Kendō.
Quello che rimane di questo progetto, i Fukyū-gata, è che la loro struttura servì come stimolo per la creazione dei primi kihon che ancora oggi appartengono al programma di tutte le scuole di Karate, sia che possiedano un’impostazione “tradizionale” o “moderna”. [Il termine ‘tradizionale’ riferito al Karate Shōtōkan venne consigliato da Paolo Bolaffio nel corso di una riunione avvenuta alcuni decenni fa a Milano in presenza dei Maestri Hidetaka Nishiyama e Hiroshi Shirai.]

(Continua)

Nota bibliografica
M. Braglia, Il sistema stilistico Shotokan, APM Edizioni, 2015, pp 620.

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