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I fossili delle Arti marziali e dello Yoga

I fossili delle Arti marziali e dello Yoga

È assurdo accapigliarsi e criticare il divenire di un’arte marziale o dello yoga: è un prodotto dell’evoluzione dei tempi.

Siamo gli eredi e i testimoni di una storia delle arti marziali e dello Yoga che nasce con l’essere umano. Incolpare “i tempi” non serve a nulla: siamo noi il presente, il passato e il futuro.
Ora vi racconto una storia… Quando iniziamo un discorso in questo modo, istantaneamente si accendono gli strati più antichi della nostra personalità. Come esseri viventi siamo presenti da milioni di anni sulla scena del mondo; come esseri umani lo siamo da alcune centinaia di migliaia di anni. La stampa, i libri, li conosciamo solo da alcune centinaia di anni. Il modo di leggere e di scrivere, che diamo per scontato oggi, lo possediamo da poco più di un secolo. Dentro di noi, nella nostra essenza, abbiamo gli echi profondi di voci narranti, di uomini e donne che raccontano ad altri uomini e ad altre donne. Raccontami una storia è quello che ogni bambino chiede ancora oggi a un adulto. 

Dentro di noi, nella nostra essenza, abbiamo gli echi profondi di voci narranti.

Raccontare storie è la manifestazione di archetipi che costituiscono non solo il nostro inconscio individuale, ma l’inconscio collettivo. Possiamo andare in un museo di storia naturale e osservare i fossili di antichi cavalli e paragonarli agli scheletri dei cavalli moderni. Vediamo come il cavallo di oggi sia il frutto di quel passato. Possiamo dire, con una metafora, che gli archetipi sono i fossili di ciò che manifestiamo noi oggi; quindi il fossile di quel cavallo antico è il punto di partenza di tutti i cavalli esistenti oggi. Per esempio, nessuno sa dire da dove parta il simbolo del cerchio, ma tutti possiamo essere d’accordo che quel simbolo lo abbiamo sicuramente tracciato da soli sulla sabbia da piccoli o che comprendiamo benissimo il senso della frase “il cerchio della vita”, senza che nessuno ce lo abbia espressamente insegnato. Quel cerchio è la manifestazione di un archetipo, qualcosa di profondo e indefinibile che appartiene al singolo e a tutti gli esseri umani contemporaneamente.

Le arti marziali e lo Yoga partono da molto lontano e si sono evolute con l’essere umano. Nei gesti, nei simboli, nelle posture sono presenti elementi che facciamo risalire a tempi e a maestri molto antichi. Le immagini che diamo ad alcune posizioni Yoga sono legate ad animali che a loro volta rimandano a qualcosa di simbolico: la posizione del cane non è solo l’imitazione banale dell’animale, ma ha un simbolismo che rimanda al ruolo del cane nella Natura.
La trasmissione di questo sapere è orale, anche oggi. Prima ancora che la scienza scoprisse i neuroni specchio, i maestri sapevano benissimo che solo con l’imitazione si potevano imparare determinate mosse e solo la ripetizione poteva fissarle nella memoria e affinarne la tecnica. Il tutto, sempre, in un contesto verbale, umano, di imitazione, di narrazione fatta di parole, gesti, simboli, frasi, parole magiche, rituali e codici trasmessi da insegnante ad allievo e così via. Ciascuno erede di una lunga tradizione e ciascuno responsabile della sua trasmissione.

Gli archetipi sono i fossili di ciò che manifestiamo noi oggi.

Il lignaggio e la scuola, tradizionalmente, servivano a conservare questo sapere e a garantire la trasmissione corretta. Quando alcuni allievi si separavano dalla tradizione avveniva per ragioni apparentemente umane: un litigio, una rivalità, una presa di potere. Ma per staccarsi da una scuola è imprescindibile essere prima stati preparati da quella scuola. È come dire di essere antifreudiani: è impossibile esserlo, se prima non si è stati freudiani, perché si parte da lì.
In realtà ogni divisione avveniva perché i tempi lo richiedevano: uomini nuovi per tempi nuovi. Non poteva e non potrebbe essere altrimenti, gli esseri umani si evolvono a seconda delle modificazioni dell’ambiente e l’ambiente – non dimentichiamolo – è fatto da animali, piante, oggetti, ma anche dagli esseri umani, dai gruppi, dalle società umane che lottano per la sopravvivenza. La sopravvivenza richiede strategie sempre nuove, l’ambiente si modifica e di conseguenza lo fanno anche gli individui e le loro società.

Dove portano queste fratture? Che cosa consegue alle mutazioni?
Consegue un continuo bisogno di reintegrazione. Cioè, di modificare, ma allo stesso tempo di far funzionare insieme e in maniera coerente, tutte e tre le dimensioni principali dell’essere umano: corpo, mente, emozioni.
Negli ultimi cinquant’anni le arti marziali e lo Yoga si sono evoluti insieme al mutare della società. O meglio, la loro manifestazione è mutata, perché gli archetipi alla base sono sempre rimasti immutati. Il ruolo del maestro, la trasmissione orale, i simboli, ci sono sempre, perché partono dalla stessa base, la stessa da cui origina la nostra essenza di esseri umani.
È assurdo accapigliarsi e criticare il divenire di un’arte marziale o dello Yoga: è un prodotto dell’evoluzione dei tempi. Ciò su cui bisogna concentrarsi è invece il processo di reintegrazione, di riequilibrio del corpo, della mente e delle emozioni in relazione a questa evoluzione. 

La sopravvivenza richiede strategie sempre nuove.

Come si fa? Proprio grazie a un ritorno agli strumenti che abbiamo sempre a disposizione, quei “fossili” che ci fanno vedere da dove siamo partiti. In maniera particolare il raccontare, l’imitare, il praticare. Più pratichiamo e più mettiamo alla prova ciò che facciamo. Più questo viene messo alla prova, più viene affinato e sfrondato da ciò che non è utile. Più raccontiamo ai nostri gruppi, più pratichiamo insieme a loro, più reintegriamo il sapere collettivo e le nostre dimensioni individuali.
Possiamo fare lezione dal vivo oppure on-line, possiamo praticare da soli o in gruppo. Guardarci negli occhi o attraverso un televisore. Non ha importanza la manifestazione di ciò che facciamo, ma il fatto che siamo qui e ora a farlo. Il fare collega il presente a quel passato sconosciuto e crea il futuro.
Quindi, siamo orgogliosi della grande opportunità che abbiamo di essere i testimoni e i fruitori di queste pratiche. Facciamo in modo di essere strumenti perfetti di questa manifestazione e lasciamo che sia la disciplina – intesa come arte – a trasportarci attraverso i tempi, senza la presunzione di essere totalmente responsabili di ciò che accade.

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