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Alberto Rocchetti

Alberto Rocchetti

Una delle mie esperienze migliori è stata la vittoria del kata a squadre juniores al campionato ESKA 2019 a Cadiz.

NOME
Alberto Rocchetti
LUOGO DI NASCITA
Treviglio (BG)
DATA DI NASCITA
10 gennaio 2002
SPECIALITÀ
Kata
CLUB DOJO
Shotokenshukai Caravaggio


MEDAGLIERE

2017
– Tr. delle Regioni: 1° kata ind. Cad. -65

2018
– Camp. It.: 2° kata Cad.
– Tr. delle Regioni: 2° kum. ind. Cad. -65 / kata ind. Cad. -65
– Heart Cup: 2° kata ind. Cad. / 3° kata squ.

2019
– Coppa Shotokan: 1° kata squ.
– WSKA: 2° kata squ. Jun.
– ESKA: 1° kata squ. Jun.
– Camp. It.: 3° enbu
– Tr. Regioni: 1° kata ind. Spe. -65


Quando hai iniziato a praticare karate?
Ho iniziato a praticare karate a cinque anni, è una passione che mi è stata trasmessa dalla famiglia, da mio papà per primo, essendo il maestro, e poi anche dai miei due fratelli e da mia sorella, tutti più grandi di me, che hanno sempre fatto karate. Poi, una volta iniziato mi sono subito affezionato a questo sport.

Il mio maestro è sempre stato mio papà, mi ha insegnato molto sia come padre sia come maestro.— Alberto Rocchetti

Parlaci del tuo maestro.
Il mio maestro è sempre stato mio papà, mi ha insegnato molto sia come padre sia come maestro. Il fatto che fosse mio padre, in palestra non ha mai voluto dire nulla, io ero come tutti gli altri suoi allievi, non sono mai stato trattato in modo privilegiato e di questo sono molto felice, ha sempre ricoperto il ruolo di maestro e, secondo il mio punto di vista, in modo impeccabile.

Hai scelto tu il Karate Tradizionale?
Ho seguito la tradizione di famiglia, il karate tradizionale che ha sempre praticato mio papà.

Quando sei diventato agonista?
Il primo anno da agonista è stato il 2017, ho sempre fatto le gare anche da piccolo, ma cominciare a farle da agonista è stato un passaggio fondamentale del mio percorso, è stato il punto di svolta. Fare l’agonista ti dà un obiettivo da perseguire, ti dà una motivazione in più per fare karate, è un continuo stimolo nel cercare di migliorarsi e nel dare il massimo in ogni momento.

Come sono distribuiti i tuoi allenamenti?
Ogni settimana in palestra passo in media nove ore, senza contare gli allenamenti con la Nazionale e quelli con il CSAK. Di queste nove ore alcune sono dedicate al mio allenamento, altre invece le dedico all’insegnamento ai bambini della nostra palestra. La preparazione atletica è compresa in queste ore di allenamento settimanali, in particolare al sabato quando facciamo l’allenamento dedicato agli agonisti.

Com’è il rapporto con i tuoi compagni di squadra?
Con i miei compagni di squadra ho sempre avuto un buon rapporto, siamo buoni amici oltre che semplici compagni di allenamento, sia per quanto riguarda gli altri agonisti della mia palestra sia per quelli che ho avuto la fortuna di conoscere per altri motivi, come per esempio la nazionale o il csak, e con cui ho avuto l’onore di fare delle gare insieme.

Nel tuo privato, quanto incide il tempo che dedichi agli allenamenti?
Il tempo che dedico allo sport incide sicuramente sulla mia vita privata e per quanto mi riguarda incide soltanto in modo positivo. Questa mia scelta mi ha dato molto, mi ha aiutato a crescere. Fare agonismo, secondo il mio punto di vista, non mi ha tolto qualcosa, è stata una mia scelta e sono felice di averla fatta, perché fino ad ora mi ha donato molte esperienze belle e importanti, mi ha fatto crescere e spero che continui a farlo.

Fare l’agonista ti dà un obiettivo da perseguire, ti dà una motivazione in più per fare karate.— Alberto Rocchetti

In quale specialità ti senti più preparato?
Ultimamente mi sento più preparato nel kata. Nonostante questo però continuo ad allenare in egual modo sia kata sia kumite, perché mi piacciono moltissimo tutt’e due le specialità e perché un atleta di karate per potersi definire completo deve allenarsi sempre con costanza in entrambe.

Quale avversario consideri più temibile?
L’avversario più “temibile” non saprei, però di sicuro so che quelli con cui mi piacerebbe di più confrontarmi in gara sarebbero i miei due compagni di squadra nazionale Alessandro Bindi e Vittorio Prin Clari, questo perché mi spingerebbero a dare il massimo.

Che cosa pensi ti abbia insegnato il karate?
Il karate è una parte della mia personalità, mi ha aiutato a crescere, se non avessi fatto karate sicuramente non sarei come sono ora.

Il momento più appagante e quello più spiacevole della tua carriera?
I momenti che mi sono rimasti in testa non sono quelli spiacevoli, ma quelli più belli. Di sicuro una delle esperienze migliori è stata la vittoria del kata a squadre juniores al campionato ESKA 2019 in Spagna a novembre insieme ad Alessandro e Vittorio. 

Però, se penso al ricordo più bello che ho legato al karate è di sicuro quando mio fratello Cek (Francesco) ha vinto con la squadra di kata seniores il campionato WSKA in Italia a Treviso nel 2017.

Utilizzi il web o i social per tenerti informarto sul mondo del karate?
Il web e i social per quanto riguarda il karate non li utilizzo tanto per studiare altri atleti, ma li uso di più come “memoria”, per avere la possibilità di riguardare filmati vecchi di alcune gare.

Ti piacerebbe essere un atleta professionista?
Questo penso che sia il sogno di ogni agonista che ama il proprio sport, purtroppo per quanto riguarda la nostra situazione mi sembra inattuabile.

Il karate è una parte della mia personalità, mi ha aiutato a crescere.— Alberto Rocchetti

Cosa pensi del karate alle Olimpiadi?
Fin da piccolo sono sempre rimasto molto affascinato dalle Olimpiadi, infatti mi sarebbe piaciuto molto vedere il “nostro” stile di karate a Tokyo e quando avevano detto che il karate sarebbe stata una delle discipline olimpiche del 2020 avevo sperato che si trattasse di noi.

Cosa vedi o come immagini il tuo futuro?
Spero di potermi migliorare continuamente nel percorso che mi aspetta nei prossimi anni e di avere sempre dei nuovi obiettivi da perseguire.

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