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La mitica stagione di Liverpool, tra musica e karate

Con la musica ci regaliamo qualche minuto di sicuro beneficio per “corpo, mente e spirito”. Buon ascolto!

Come accennato nell’articolo precedente, verso la fine degli anni Sessanta il mondo si stava preparando a una vera e propria rivoluzione politica, sociale e di costume. Ovviamente, la musica non poté esimersi dai propri compiti e, come il resto, cominciò a mutare.
Furono molteplici gli elementi che portarono le persone a pensare che la musica stesse cambiando la propria immagine e il proprio stile, tuttavia, indicarli tutti sarebbe impossibile, per cui ho scelto un evento: quello che andò “in scena” il 31 gennaio del 1969 a Londra.

Ben presto il Maestro iniziò a divulgare l’arte del karate presso il Red Triangle Dojo.

Da tempo i Beatles non erano più gli stessi.
Prima la decisione di non esibirsi più dal vivo – cosa che li allontanò e non poco dal pubblico –, poi la svolta psichedelica, che comunque ci ha regalato un album come Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, poi il richiamo dell’esoterismo nel culto di Maharishi Mahesh Yogi e infine lo “sbandamento”, causato dall’abuso di stupefacenti, dimostrarono che in casa Beatles qualcosa non andava per il verso giusto. Se a questo sommiamo il prepotente ingresso in scena di Yoko Ono, che pretese di entrare a far parte della band come corista e come produttrice, le frizioni tra Lennon e McCartney sulla leadership del gruppo e la ricerca di sempre maggiore spazio di Ringo Starr e George Harrison, è facile intuire che la stabilità dello storico gruppo era in pericolo. Nonostante ciò, nel 1968 i Beatles seppero mettere in buca un colpo eccezionale: The White Album. 

Il successo del doppio LP fu senza precedenti e sembrò dare nuova linfa a Lennon e soci, che si misero subito al lavoro per realizzare un nuovo progetto da lanciare sul mercato a metà del 1969. Tuttavia, nonostante i buoni propositi, Let It Be fu un parto dalla gestazione difficile, proprio per i continui litigi tra i membri del gruppo.
Arriviamo così al 31 gennaio 1969 quando i Beatles si ritrovano all’Apple Corps per la promozione del nuovo album. Riacquistando il giusto feeling, i quattro decisero di dare l’ultima dimostrazione della loro grandezza scegliendo di esibirsi sul tetto dell’edificio, sito in Sevile Row nel centro di Londra. I Beatles suonarono per 42 minuti prima dell’intervento della polizia, che li bloccò a causa di una denuncia per disturbo della quiete pubblica fatta da alcuni vicini di casa. Quella fu l’ultima apparizione ufficiale dei Beatles prima dello scioglimento avvenuto nell’aprile 1970.
Lo scioglimento dei Beatles segnò un passaggio epocale, aprendo un decennio che si presentava in maniera del tutto diversa dal precedente. 

Il boom economico portò un illusorio stato di benessere collettivo, il lavoro proliferava in quasi tutta l’Europa e lo spauracchio della Guerra Fredda sembrava ormai metabolizzato. Nel mondo le crisi erano persistenti, tuttavia sembravano sempre più distanti dall’interesse dell’opinione pubblica e intanto in Europa si affacciava un nuovo “disordine”, quello politico, che di lì a poco avrebbe trasformato definitivamente i fiori e i colori del Peace&Love nel grigiore del terrorismo.
In questo clima di apparente apatia sociale anche la musica sembrò perdere i propri ideali e la propria ispirazione, tanto da spingere alcuni artisti ad avvicinarsi addirittura a idee estremiste, come nel caso di John Lennon dopo i violenti fatti del Bloody Sunday del 31 gennaio del 1972 quando a Derry, in Irlanda del Nord, morirono 14 persone durante una manifestazione per i diritti civili. Ho scelto questo brano e questo avvenimento, perché rappresentano un aspetto del pensiero di Lennon che è diametralmente opposto a quello manifestato solo un anno prima quando pubblicò “Give A Peace Chance”.

Nel 1973 la trasmissione Open Door della BBC mandò in onda un documentario interamente dedicato al karatedo.

Liverpool però, non è soltanto la città iconica dei Beatles, è anche luogo di eventi fondamentali per il karate inglese.
Mentre il gruppo si scioglieva, lasciando il mondo con l’amaro in bocca, nella loro città, infatti, una nuova realtà si stava lentamente affermando.
Nel 1965 Sensei Keinosuke Enoeda si stabilì sulle rive del fiume Mersey in un appartamento di Percy. Ben presto il Maestro iniziò a divulgare l’arte del karate presso il Red Triangle Dojo, già attivo in città dal 1959 e successivamente luogo “mitico” per lo Shotokan britannico. (Per inciso Liverpool è anche la città di nascita di Sensei Frank Brennan, tra i più riconosciuti karateka europei, coach del KUGB e allievo di Enoeda al Red Triangle).
Il metodo del M° Enoeda, basato sull’intensità dell’insegnamento e dell’allenamento, che poi porterà gli atleti inglesi in vetta alle classifiche delle competizioni, cominciò a incuriosire le persone, soprattutto quelle che assistettero agli allenamenti all’aperto che il Maestro organizzava tutti i giorni a Sefton Park. Tuttavia ci vollero alcuni anni e tanta buona volontà per convincere i britannici a posare la mazza da cricket per indossare un karategi.
Nel frattempo, siamo nel 1971, il Maestro si trasferì a Londra per aprire il Marshall Street Dojo e venne nominato Maestro di riferimento per l’Europa. 

L’arte marziale si stava espandendo e furono in molti a capire che quello che serviva era un segnale forte (un po’ come quello lanciato dai Beatles quando decisero di salire sul tetto dell’edificio).
Perciò, oltre all’onorevole impegno dei suoi discepoli storici Dave Hazard e Andy Sherry, occorreva “presentarsi” a più persone possibili per tentare di coinvolgerle direttamente e niente era più consono della televisione. Fu così che nel 1973 la trasmissione Open Door della BBC mandò in onda un documentario interamente dedicato al karatedo (credo fosse il primo in Europa), in cui il Maestro dimostrò kihon, kata e kumite ai telespettatori, aprendo in tal modo un orizzonte nuovo.
Il fascino di quell’insegnamento catturò anche l’attenzione di diverse star del cinema, tanto che Lee Marvin, Sean Connery, Edward Fox e addirittura Sir Micheal Caine si presentarono dal Maestro per imparare le tecniche fondamentali che avrebbero potuto utilizzare durante le riprese dei loro film d’azione.

Tornando alla musica, il potere mediatico della televisione fu importante anche per il riscatto del movimento che, dopo la fine dell’utopico mondo incantato degli anni Sessanta, si ritrovò nel grigiore di un nuovo genere musicale che si stava allontanando sempre di più dalla gente.
L’hard-rock nacque e si sviluppò in quegli anni come genere alternativo al pop-rock del decennio precedente, senza però considerare che è il contatto con le persone a portare al successo uno stile. L’eccessiva ricerca di stile e di perfezione sonora diventarono una barriera insormontabile che si opponeva tra il palco e il pubblico.

Bowie rimase affascinato dal karate, tanto da iniziarne la pratica.

Anche in questo caso serviva uno shock e, questa volta, arrivò un personaggio a darlo: Ziggy Stardust, un alieno colorato e strano proveniente da un pianeta sconosciuto e lontano, pronto a scendere sulla Terra per tentare di redimere il rock e il suo “popolo”. Dietro a quella maschera c’era David Bowie che, a modo suo, colpì nel segno… Un po’ come fece il Maestro Enoeda, dato che entrambi diedero il via a un vero e proprio mutamento, passatemi il termine, culturale.
Combinazione, lo stesso Bowie rimase affascinato dal karate, tanto da iniziarne la pratica, sebbene sotto un altro punto di vista. Un argomento che magari approfondiremo nelle prossime puntate. 

Suggerimenti per la vostra playlist “d’epoca”

Lucy In The Sky With Diamonds – The Beatles

Dear Prudence – The Beatles

Don’t Let Me Down – The Beatles

Sunday Bloody Sunday – John Lennon & The Plastic Ono Band

Give Peace A Chance – John Lennon & Plastic Ono Band

Immigrant Song – Led Zeppelin

Starman – David Bowie

Fonti
Keinosuke Enoeda
Sensei Keinosuke Enoeda – 9th Dan
Keinosuke Enoeda, Chief instructor to Britain’s Karate Union for four decades

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