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L’Arte e la Via per difendersi

L’Arte e la Via per difendersi

Praticare Goshin-Do vuol dire praticare il fondamento del Karate Tradizionale che, in origine riguarda l’autodifesa.

(in Karate Do n.12 ott-nov-dic 2008)

di Benocci Roberto

Molti si chiedono che cosa sia il Goshin-Do, se sia un nuovo modo di fare karate tradizionale e per quale motivo un grandissimo Maestro di karate tradizionale Shotokan, come il M° Shirai, l’abbia formulato. Queste tre domande sono, in sintesi, quelle che riecheggiano più spesso negli ambienti del karate tradizionale ed è quindi doveroso dare delle risposte quanto più possibile semplici ed esaustive.
Per quanto riguarda l’identità stessa del Goshin-Do, possiamo affermare che essa è strettamente ancorata all’antica tradizione delle arti marziali intese come Vie, “do”, dell’autodifesa: Goshin-Do è quindi l’arte e la via di difendere se stessi. Questa dimensione, che era propria dell’antico karate, in epoca moderna risultava fortemente compromessa.
Il M° Shirai, già all’epoca in cui in Giappone frequentava il corso istruttori, intuì questo aspetto e, cominciando a studiare seriamente il problema, nel tempo ha tessuto le basi e sviluppato il Goshin-Do come soluzione.

Con il Goshin-Do, il Maestro ha voluto così recuperare l’aspetto applicativo della pratica dei kata.

La pratica del karate per il solo ed esclusivo fine agonistico portava, nell’ambito del kata, all’acquisizione di forma e kime sganciati dall’applicazione, perché gli spostamenti, così come codificati, non possono essere usati direttamente per l’autodifesa. Il rischio era quello di vedere scivolare il kata verso una sola espressione ‘estetico motoria’, perdendo di fatto il suo scopo originale. Con il Goshin-Do, il Maestro ha voluto così recuperare l’aspetto applicativo della pratica dei kata.
Nel kumite, ovviamente, non potevano essere usate tutte le tecniche dell’enorme bagaglio a disposizione del karate che, non venendo più allenate nei kihon, potevano essere dimenticate nel tempo e forse perse per sempre.
Infine, lo iai, ovvero la risposta immediata da attacco a sorpresa da tutte le direzioni, risultava una pratica oramai in disuso e quasi completamente dimenticata, quando, di fatto, ha rappresentato il fondamento stesso dell’autodifesa. Per lo iai si richiede una posizione equilibrata e flessibile alla quale ci si deve poter ancorare in ogni momento, a partire da un modo naturale di camminare e di muoversi o da qualunque altro atteggiamento. Questa posizione è stata individuata dal Maestro come goshin-dachi, dopo uno studio lungo e attento in cui i kata Tekki e Hangetsu hanno giocato un ruolo centrale. 

Il M° Shirai dunque, non ha voluto inventare un nuovo modo di fare karate tradizionale, ma semplicemente conservare quello che nel karate si stava perdendo.

Il M° Shirai, dunque, non ha voluto inventare un nuovo modo di fare karate tradizionale, ma semplicemente conservare quello che nel karate si stava perdendo, ovvero la dimensione dell’autodifesa, intesa nel senso più profondo. Il Goshin-Do affronta temi che il karate stava tralasciando e dimenticando, è quindi un modo per non perdere l’integralità stessa del Karate.
Praticare Goshin-Do vuol dire praticare il fondamento del karate tradizionale che, in origine, riguarda proprio l’autodifesa, da cui si può ricevere beneficio per tutti gli altri importanti aspetti del karate.
In ultimo, è giusto precisare che il Goshin-Do, essendo frutto dello studio e delle soluzioni elaborate dal M° Shirai, è anche un qualcosa di originale e viene organizzato e divulgato solo dall’Associazione Culturale Hiroshi Shirai Goshin-Do.

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