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Il corpo, la mente, la spada

Riflessioni su un manoscritto della Sekiguchi Ryu, una raccolta di precetti tramandati nel tempo, sullo spirito del combattimento e sulla pratica quotidiana.

Nel curriculum della Sekiguchi Ryu, la trasmissione tecnica non è mai separata da una riflessione più ampia sulla formazione della persona. Tecnica e spirito, forma e sostanza, procedono insieme. Questa visione è evidente in un antico manoscritto della scuola, l’Ikkensoku Goroku (L’insegnamento dell’Immediata Illuminazione), una raccolta di precetti tramandati nel tempo, densa di osservazioni sullo spirito del combattimento e sulla pratica quotidiana, messaci a disposizione generosamente dal Maestro Toshiyasu Yamada, 17° Shike della Higo Sekiguchi Ryu Battojutsu, nonché ricercatore e studioso di documenti del Koryu Bujutsu, particolarmente impegnato nella ricostruzione della linea Shinzen-juku della Sekiguchi Ryu.

Tecnica e spirito, forma e sostanza, procedono insieme.

La mente come guida
Il testo apre con una dichiarazione essenziale, che diventa il perno attorno a cui ruota l’intera visione marziale: “La mente è il generale e gli arti sono i soldati”. È una metafora efficace: anche un corpo ben allenato resta inefficace se guidato da una mente disordinata. La tecnica, da sola, non basta. La mente precede ogni azione, la orienta, la rende efficace.
Anche se si padroneggiano le tecniche di omote-tachi, nel momento del combattimento, è sempre la mente ad agire per prima”. È solo con una mente stabile che il corpo può rispondere in modo fluido, con precisione, senza esitazioni. Questa consapevolezza diventa parte del percorso del praticante: sviluppare lucidità, equilibrio e prontezza interiore.

Disciplina e superamento della paura
Un passaggio centrale del manoscritto riguarda il rapporto tra disciplina interiore e coraggio: “Quando la mente è finalmente disciplinata, la spada del nemico cessa di essere un pericolo”. Questo non significa sottovalutare il rischio, ma superare la paura che paralizza. Solo quando corpo e mente agiscono in sintonia, si può affrontare anche la lama più minacciosa con prontezza e cuore calmo.

“La mente è il generale e gli arti sono i soldati.”

Il testo continua con una riflessione sulla gradualità del percorso: “Per i principianti è importante prima apprendere a fondo le tecniche della spada, poi allenare gradualmente la mente e studiare l’arte del combattimento”. La formazione non è mai solo fisica e non è mai improvvisata. È un cammino ordinato e progressivo, in cui la tecnica diventa strumento per rafforzare l’interiorità.

La forza che nasce dalla quiete
Un altro concetto ricorrente nel testo è quello della “quiete”: uno stato di calma interiore da cui scaturisce un movimento autentico. “Nelle arti marziali, tutti i movimenti potenti nascono da uno stato di quiete.” Il riferimento all’acqua è particolarmente evocativo: “Immagina l’acqua contenuta in una bacinella che rimane indisturbata e immobile. Se si crea un canale su un lato, l’acqua scorrerà immediatamente in quella direzione”.
Questo stato non è passività, ma disponibilità: essere pronti a rispondere in modo fluido, senza attrito. Il corpo, rilassato, diventa strumento efficace. “Quando la mente è in ordine, il corpo si rilassa e diventa flessibile”. Anche in questo, l’autore invita alla riflessione costante e all’osservazione di sé.

Salute, determinazione, presenza
Il testo dedica anche spazio a un aspetto spesso trascurato: il mantenimento della salute. “Nei giorni in cui si trascura questo aspetto, né la poesia né le arti marziali possono essere eseguite bene”, Una frase che rivela la visione olistica della pratica: corpo e mente devono essere in equilibrio, altrimenti l’arte si svuota.
Allo stesso modo, l’autore parla della libertà dal rimpianto come condizione per la presenza mentale: “Un vero artista marziale non nutre rimpianti”. Questo non per indurci al cinismo, ma per liberare l’azione dal peso del passato e dei giudizi altrui: “Le arti marziali non sono per il bene degli altri; sono per se stessi”.

“Nelle arti marziali, tutti i movimenti potenti nascono da uno stato di quiete.”

Il duello e la realtà della spada
Anche se si utilizza una spada di bambù, affrontalo come se brandissi una lama vera”. L’atteggiamento nel duello rivela la verità dell’allenamento. Lo spirito deve rimanere autentico anche quando le condizioni sembrano simulate. Solo così si può costruire una consapevolezza che valga anche nella vita quotidiana.

La tecnica come via all’essenziale
L’autore chiude con alcune riflessioni più tecniche, ma dal forte contenuto simbolico: “Tutte le tecniche convergono in un unico colpo”. Al di là delle forme, degli stili, delle scuole, resta un nucleo essenziale: chiarezza, efficacia, intenzione. Come l’acqua, che si adatta a ogni forma ma resta sempre se stessa.

Lo Iaido come coltivazione della presenza
Nel passo finale, si accenna alla filosofia dello Iaido, con un’affermazione densa, ma sobria: “Anche di fronte a decine di migliaia di persone, bisogna affrontarle con una mentalità che le renda impotenti”. Non si tratta di superiorità, ma di centratura. La mente, raccolta nel tanden, diventa l’asse attorno a cui ruota ogni gesto. Una postura mentale da coltivare giorno dopo giorno, nel silenzio della pratica.

BIBLIOGRAFIA
Sekiguchi Ryū. Ikkensoku Goroku L’insegnamento dell’Immediata Illuminazione, traduzione dal giapponese antico in inglese a cura di Toshiyasu Yamada. Traduzione italiana a cura dell’autore.
• Draeger, Donn F. Classical Bujutsu, Weatherhill, Tokyo–New York, 1973.
• Friday, Karl. Legacies of the Sword: The Kashima-Shinryu and Samurai Martial Culture, University of Hawai‘i Press, 1997.

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