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Karate no kachi

Karate no kachi
Foto di Grazia Bruni

Secondo stage on-line organizzato dal Comitato Calabria con il M° Silvio Campari – 28.06.2020

Nonostante abbia cambiato notevolmente le nostre abitudini e nonostante ci abbia reso consapevoli della fugacità della vita, il covid-19 ci ha offerto delle grandi possibilità. Ci ha dato l’occasione per sollevarci, per sentirci finalmente una sola grande nazione.
Abbiamo capito che a volte basta la buona volontà per fare, per allenarsi e per organizzare eventi e, grazie a questo momento di pandemia, domenica 28 giugno 2020 si è tenuto il secondo stage on-line organizzato dal Comitato regionale Calabria, con la partecipazione del Comitato regionale della Puglia. Uno stage aperto agli iscritti FIKTA delle regioni meridionali e ritenuto valido per far maturare crediti ai corsisti aspiranti istruttori/maestri.
Uno stage che ha rappresentato la capacità del meridione di organizzare un evento di alto livello, superando gli stereotipi dei meridionali pigri, lavativi e altri pregiudizi… Ma ha rappresentato anche uno schiaffo morale per il sud, per chi non ha fiducia in se stesso e si abbatte di fronte alle distanze o al minimo problema. 

Uno stage che ha rappresentato la capacità del meridione di organizzare un evento di alto livello.

Questo stage era ben altro che un allenamento!
Portava in sé la voglia di fare, di esserci e di dimostrare che talvolta bastano la volontà e la caparbietà per sentirsi parte attiva della federazione, della propria grande famiglia del Karate. Non è difficile spostarsi solo da nord a sud, ma anche da est a ovest. È difficile per gli allievi ed è difficile per i maestri, ma quando si crede in qualcosa si trova il modo di abbattere le distanze e di risolvere i problemi.
Realizzare un evento on-line non è semplice e non perché le piattaforme siano di difficile utilizzo, ma perché allenarsi in casa, in giardino o in qualsiasi luogo al di fuori del dojo può essere una fonte di distrazione.
I maestri devono cambiare strategia di insegnamento, devono modificare il modo di fare karate, devono attirare l’attenzione dei partecipanti. I partecipanti devono avere una grande consapevolezza del sé, devono essere “onesti” intellettualmente con se stessi e con gli altri: non basta accedere alla piattaforma, collegare il pc e togliere l’audio o il video per poi dedicarsi ad altro.
Allenarsi in streaming significa ALLENARSI! Allenarsi con cognizione, con autocritica e con responsabilità.

Lo stage è stato tenuto dal M° Silvio Campari, il quale è stato davvero “presente”. Ha saputo organizzare una lezione così bene da riuscire non solo a spiegare le varie tecniche, ma anche a correggere molti errori comuni di base. Dai suoi monitor controllava i circa 100 partecipanti uno per uno, facendoci sentire gruppo attivo e presente. Questa sua attenzione ha reso lo stage anche più interessante di alcuni stage “in presenza”, perché quando si è in un palazzetto e si è in tanti, se si è fortunati a occupare le prime linee si vede bene il maestro, ma se si è nelle retrovie si rischia di veder poco o nulla e bisogna affidarsi al compagno vicino. Se a questo si aggiunge una pessima acustica il gioco è finito, perché non riesci nemmeno a capire cosa il maestro in questione stia dicendo.
Nello stage on-line del 28 giugno è stato, invece, come vivere un allenamento uno ad uno: tu e il maestro. Magari fosse sempre così! 

Allenarsi in streaming significa ALLENARSI! Allenarsi con cognizione, con autocritica e con responsabilità.

In questo modo le circa due ore di allenamento sono trascorse in un battibaleno. Si sono affrontati tutti e tre i pilastri dell’allenamento: il kihon (in questo caso quello di sho-dan), il kata (Heian shodan – rigorosamente sul posto, 20 mosse concentrate in un metro quadro – e Bassai dai) e per finire il kumite.
In particolare l’attenzione del M° Campari si è focalizzata sul kumite.
Nel kumite sono previste due fasi: quella dell’apprendimento delle tecniche, dal punto di vista formale, e quella della loro applicazione. La grande differenza tra il karate tradizionale e quello sportivo sta proprio in questo: non bisogna sottovalutare la triade di allenamento. Allenare sempre Kihon, Kata e Kumite e non specializzarsi in una sola attività. Concentrarsi nello studio di infinite combinazioni di tecniche, le quali vanno preparate e studiate con costanza e nei minimi dettagli, permette al praticante di migliorarsi e di vincere. Sono proprio le piccole differenze che offrono la risoluzione di un incontro, il particolare che rende una tecnica efficace o meno, la cura del dettaglio che fa di un esercizio la differenza. 

Grazie ancora a chi ha reso possibile tutto questo.
Karate yūshō Covid-19! 

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