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Giulia Gabrieli

Giulia Gabrieli

Quando eseguo un kata il mio obiettivo è di trasmettere qualcosa di “vivo”, non solo delle semplici tecniche belle in posizione.

NOME
Giulia Gabrieli
LUOGO DI NASCITA
Montichiari (BS)
DATA DI NASCITA
9 dicembre 1995
SPECIALITÀ
Kata
CLUB DOJO
Karate Club Bagnolo Mella

MEDAGLIERE

2012
– Camp. It.: 1° kata ind.
– Tr. delle regioni

2013
– Camp. It.: 1° kata ind.

2014
– Camp. It.: 1° kata ind. / 2° kum. ind.
– Heart Cup: 1° kata squ. rappresentativa ISI
– Coppa Shotokan: 3° kata ind. master

2015
– Camp. It.: 1° kata ind.
– WSKA: 1° kata squ. jun. / 3° kata squ. sen.
– Coppa Shotokan: 2° kata master
– Tr. delle regioni: 1° kata squ. / 2° kata ind.

2016
– Camp. It.: 1° kata ind. jun. / 2° kata squ.
– Coppa Shotokan: 1° kata ind. Master
– ESKA: 3° kata ind. jun. e sen. / 3° kata squ.

2017
– Camp. It.: 1° kata ind.
– WSKA: 2° kata ind.
– ESKA: 3° kata ind. Jun. e sen. / 3° kata squ.
– Coppa Shotokan: 1° kata ind.

2018
– Camp. It.: 1° kata ind.
– ESKA: 1° kata ind. / 2° kata squ.
– Coppa Shotokan: 1° kata ind. master
– Heart Cup: 2° kata ind. q.

2019
– Camp. It.: 1° kata ind. / 3° enbu
– ESKA: 1° kata ind.
– WSKA: 2° kata squ.
– Coppa Shotokan: 1° kata ind.

 


Quando hai iniziato a praticare karate?
Ho iniziato a praticare karate a cinque anni, quasi per sbaglio. Rincorrevo mio fratello maggiore in ogni sport, quello che faceva lui lo volevo fare anche io e i nostri genitori pensarono che mandandoci a karate non avremmo litigato a casa, perché almeno ci saremmo sfogati in palestra e, forse, avremmo imparato anche un po’ di disciplina.

Ho la fortuna di avere delle persone fantastiche al mio fianco che non mi fanno pesare il tempo che dedico alla palestra. — Giulia Gabrieli

Quali sono stati i tuoi maestri?
Il mio attuale maestro è il maestro Franco Gatti (chi non lo conosce?). È un uomo da ammirare e presumo che un maestro così non lo incontrerò più nel mio percorso. È un uomo speciale a tutti gli effetti, a partire dall’insegnamento e dalla passione che ha nell’insegnare karate.
A cinque anni iniziai la pratica con lui e il suo braccio destro, Salvatore Fata, di lui non ho proprio un bel ricordo, perché la sua voce mi faceva paura (ora non più), ma grazie a questo suo modo di fare mi ha aiutata a crescere “facendo forte” e mettendo grinta in ogni kata. Di fatto, quando presi la cintura nera, intrapresi il mio percorso con lui che è tuttora il mio allenatore e mi segue in ogni gara.

C’è un motivo per cui hai scelto il Karate Tradizionale?
È stato casuale, al mio paese c’era solo una palestra che praticava karate e al tempo non era ancora rimarcata la distinzione tradizionale e sportivo.

Quando sei diventata un’agonista?
Sono diventata agonista a sedici anni, dopo due anni di pausa ho ripreso con la specialità del kata e ho fatto l’esame per la cintura nera, da lì è iniziato il mio percorso agonistico.

Come si svolge il tuo allenamento?
Oltre agli allenamenti con la Nazionale, mi alleno quattro giorni a settimana, sempre in palestra, e nei giorni liberi vado in piscina per “scaricare” la muscolatura, ma non sempre trovo il tempo.
Seguo una preparazione atletica ogni volta che mi alleno, prima di iniziare a fare la lezione di karate il mio allenatore vi dedica 20 minuti di tempo e, a seconda della gara in previsione, varia l’allenamento.
Nel periodo estivo invece sono seguita da un preparatore.

Com’è il rapporto con i tuoi compagni di squadra?
Ho un ottimo rapporto con loro, per me sono la mia seconda famiglia.
La maggior parte del tempo io lo passo in palestra e diciamo che sono “cresciuta” con alcuni dei ragazzi, passando gli anni si migliora, si crea un legame molto più stretto di una comune amicizia, perché si condividono molti più momenti e sentimenti.

Il tempo che dedichi agli allenamenti incide nella vita privata? Cosa ti ha dato e cosa ti ha tolto praticare agonismo?
Mi ha tolto tutto, ma nello stesso tempo mi dà tutto. È ciò che voglio e che mi rende felice, quindi, va oltre qualsiasi cosa.
Ho la fortuna di avere delle persone fantastiche al mio fianco che non mi fanno pesare il tempo che dedico alla palestra. Effettivamente, mi rimane solo la sera dopo allenamento e qualche volta il fine settimana libero, ma so anche che non riuscirei a stare lontana dalla palestra e non potrei ottenere i risultati che voglio.

Non c’è proprio un avversario temibile, tutti possono essere temibili, quando si sale sul tatami può accadere di tutto, l’importante è vivere il momento sempre a mille…— Giulia Gabrieli

Lo scoglio personale su cui hai dovuto, o devi ancora, “lavorare” maggiormente?
Ogni giorno c’è da perfezionare qualcosa, anche quando si vince, ogni gara ti lascia sempre un amaro in bocca oltre alla felicità.

Secondo te, qual è la tua caratteristica come atleta?
Sono generosa e altruista. Un minuto prima di salire sul tatami sono tua amica, eseguo il kata e una volta finito sono quella di prima anche con le mie avversarie

In quale specialità ti senti più preparata e perché?
La cosa che mi permette di provare grandi sentimenti sono il kata individuale e il kata a squadre. Quando eseguo un kata cerco di indossarlo e di dimostrare al pubblico quello che sento dentro di me, è una sensazione strana che forse non è così semplice da descrivere, ma è molto più semplice da vedere.
Il mio obiettivo è di trasmettere qualcosa di “vivo”, qualcosa che sto vivendo in quel momento, non solo delle semplici tecniche belle in posizione, non per altro posso sempre esser perfetta nella transizione. Il kumite non mi ha mai “ispirato”, forse per la mia piccola statura, forse per qualche pugno di troppo già preso in passato…

Qual è l’avversario (reale o psicologico) che consideri più temibile?
Non c’è proprio un avversario temibile, tutti possono essere temibili, quando si sale sul tatami può accadere di tutto, l’importante è vivere il momento sempre a mille e non partire abbattuti o prevenuti in base all’avversario.

Cosa pensi ti abbia insegnato il karate?
Mi ha insegnato a come affrontare i problemi, a utilizzare la testa, ci sono momenti difficili nella giornata, magari per il lavoro o delle classiche giornate no, basta poco, ma appena indosso il karategi ed entro in palestra è come se la mia mente diventasse trasparente, tutto si azzera e mi focalizzo solo sull’allenamento.
Inoltre, ad esempio negli allenamenti con la Nazionale, allenarsi per ore e ore senza mai perdere la concentrazione e andare oltre la stanchezza fisica, tutto questo mi ha aiutata a crescere molto più velocemente.

Ricordi il momento più appagante e quello più spiacevole della tua carriera?
Il momento più bello è stata la mia prima vittoria al Mondiale in Polonia, ero piccola e forse non capivo ancora bene cosa fosse il Mondiale WSKA e soprattutto una trasferta con la Nazionale, rappresentare sia la squadra junior e sia la senior per me è stata una cosa fantastica. Nello stesso giorno però, ci fu anche il mio peggior ricordo. Sbagliai il secondo kata in gara, ma sbagliare il kata all’ESKA o al WSKA è come perdere tutto, in un minuto mi sono giocata un mondiale.
Per fortuna mi ripresi subito e con la squadra junior feci vincere la squadra, mentre nella senior arrivammo terze.

Ti piacerebbe essere un’atleta professionista?
Mi piacerebbe esser un’atleta professionista, ma in realtà per me è come se già lo fossi, anche non percependo uno stipendio, perché l’impegno e la costanza che ci metto nell’allenarmi ogni giorno sono uguali a quelli dei professionisti.

Appena indosso il karategi ed entro in palestra è come se la mia mente diventasse trasparente, tutto si azzera.— Giulia Gabrieli

Che cosa pensi dell’entrata del karate alle Olimpiadi?
Penso che sia una cosa bellissima, peccato che dopo Tokio 2020 finisca tutto e che non ci possa esser un range più ampio.
Come ogni atleta il sogno è quello di arrivare a un mondiale o a un europeo e cosa c’è di più di questo? Le olimpiadi!
Di sicuro se ci fosse un modo per potervi partecipare farei i “salti mortali”, ma purtroppo non è così, quindi, le ammirerò da casa, da spettatore, commentando ogni kata.

Cosa vedi il tuo futuro?
Il mio futuro lo vedo in una palestra, affiancando il mio maestro e il mio allenatore, mi piacerebbe riprodurre lo stesso percorso che ho fatto io da piccola e cercare di insegnarlo ai bambini.

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