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Lo stile fantasma di Okinawa

Kojo-Ryu Karate. Introduzione alla strategia di combattimento e ai metodi che lo hanno influenzato.

Nel precedente articolo sul Kojo-ryu Karate si è potuto analizzare, sebbene per sommi capi, lo sviluppo dello stesso e di conseguenza capire come questo stile abbia ricevuto, nel corso di ben 300 anni di storia, influenze da svariati metodi di combattimento, cinesi in primis e autoctoni di Okinawa.

Lo Shaolin Quan in generale ha fortemente alimentato lo sviluppo del Kojo-ryu.

Lo Shaolin Quan in generale ha fortemente alimentato lo sviluppo del Kojo-ryu, ma risulta quasi impossibile definire con certezza storica i metodi che hanno dato le basi tecniche più importanti al metodo stesso. Di tutti gli stili di pugilato del Quanfa, però, è possibile evidenziarne alcuni che maggiormente hanno elementi tecnici comuni con questo stile di Karate e anche qualche riferimento storico che lontanamente li ricollega.
Tra tutti, in seguito a una ricerca storico-tecnica ancora in atto, si ritiene che si possano indicare come basi tecniche del Kojo-ryu Karate i seguenti metodi:

  • Luohan Quan, pugilato degli Arhat. 
  • Xingyi Quan, pugilato della Forma e dell’Intenzione.
  • Hu Quan, pugilato della Tigre. 
  • He Quan, pugilato della Gru.
  • Long xing Quan, pugilato del Drago.

C’è da ricordare che, benché sia verificabile maggiormente tramite una tradizione tramandata oralmente, la fonte tecnica principale del Kojo-ryu Karate risulterebbe essere quella del Cai jia Quan, pugilato della famosa famiglia Cai, così come abbiamo visto nel precedente articolo, e nello specifico del clan residente a Okinawa, che viene infatti ritenuto radice ancestrale e tronco centrale del lignaggio stesso del Kojo-ryu.
Si può immediatamente notare come il Kojo-ryu abbia influenze sia dal Quanfa del nord, sia da quello del sud, e quindi quanto possa risultare complesso ricostruire con precisione un excursus storico dettagliato che ne delinei lo sviluppo in maniera approfondita. Di certo è che, dal punto di vista tecnico, esso incorpora elementi comuni ai suddetti metodi, che sono facilmente riscontrabili nei suoi kata e, quindi, nelle sue tattiche e tecniche di combattimento.

La famiglia Cai, dunque, pare fosse particolarmente esperta negli stili di Quanfa suddetti, alcuni dei membri erano proprio specializzati in ciascuno di questi metodi grazie agli studi personali compiuti sotto i rispettivi insegnanti cinesi, tutto ciò ha influenzato il futuro Kojo-ryu Karate.
Alcuni membri del clan Cai, però, ebbero volontà e possibilità di studiare anche altri metodi di combattimento, soprattutto i capiscuola delle ultime tre generazioni si addestrarono anche in altri stili di Karate, nonché l’ultimo erede della famiglia si addestrò in particolar modo nello Shuri-te e nel Jujutsu.
Tutto ciò non fece che arricchire lo sviluppo del Kojo-ryu Karate, tant’è che oggi alcuni kata tipici e fondamentali dello Shuri-te fanno parte a pieno titolo del programma di studio del Kojo-ryu proprio per volontà di Kafu Kojo, ultimo caposcuola, che si allenò sotto Hanashiro Chomo del Matsumura Shuri-te e fu molto amico di Choshin Chibana del Kobayashi-ryu, entrambi famosi maestri di Okinawa.

Nel tempo il Kojo-ryu e lo Shuri-te si sono talmente influenzati a vicenda che i kata di quest’ultimo, nello stile di famiglia Kojo, vengono eseguiti con movimenti e dettagli tecnici tipici dello stesso Kojo-ryu, per cui risultano leggermente differenti dalle più classiche forme dello Shorin-ryu propriamente detto. È probabile che ciò sia accaduto anche grazie agli influssi della pratica che i Kojo svolsero sotto Kanga Sakugawa.
Risulta così molto interessante anche per un praticante di Shorin-ryu conoscere questa versione dei kata, la loro qualità estremamente combattiva e la fusione che sussiste con elementi del Quanfa, anche se bisogna ricordare che l’antico Shuri-te ha un forte legame con il Quanfa del Nord e, molto probabilmente, con lo Xingyi Quan, grazie agli studi compiuti da Sokon Matsumura.

… risulta quasi impossibile definire con certezza storica i metodi che hanno dato le basi tecniche più importanti al metodo.

Lo studio del Kojo-ryu secondo gli insegnamenti di Hayashi Sensei (colui che viene considerato l’erede morale dell’ultimo caposcuola) prevede un allenamento basato sulla tradizione di famiglia, ossia per il 70% dalla pratica del kumite (inteso come applicazioni delle tecniche dei kata ai fini della difesa personale) e il 30% dalla pratica dei kata.
Di tale 30% almeno i due terzi sono dedicati allo studio dei sei kata di famiglia, mentre il restante è dedicato alla pratica dei kata di Shurite, i quali come detto precedentemente sono già influenzati dalla qualità tecnica tipica del Kojo-ryu stesso, rendendoli unici anch’essi.

Secondo quanto appreso attualmente dall’Autore, nella scuola di Hayashi Sensei, dunque, il syllabus che viene trasmesso risulta essere:

  • Tenkan
  • Kukan
  • Chikan
  • Hakko
  • Hakuryu
  • Hakkaku
  • Naifanchi ichi, ni, san
  • Paisai sho, dai
  • Chinto
  • Jion
  • Sesan
  • Kushanku.

Si può notare come, nel syllabus indicato, non sia presente il Pinan kata, tipica e fondamentale forma dello Shurite, in quanto viene considerato un kata introduttivo, scolastico, utile per i praticanti più giovani, mentre le forme di cui sopra sono considerate utili alla pratica più avanzata e dura degli adulti ai fini del combattimento vero e proprio.
Lo studio di queste forme di Shurite risulta essere funzionale all’apprendimento di specifiche tattiche di combattimento che vanno ad arricchire il bagaglio tecnico con elementi meno tipici del Kojo-ryu propriamente detto.

Altre forme specifiche dello Shurite non sono menzionate, in quanto considerate valide esclusivamente sulla base di esigenze o gusti personali dei praticanti.
Lo studio del sistema secondo le idee di Yabiku Sensei (il secondo maestro attivo e che insegna ora una propria linea di stile), invece, si avvicina alla modalità di pratica dello Xingyi Quan di molte scuole cinesi, quest’ultima si svolge solitamente secondo il seguente ordine:

  • pratica del San Tishi,
  • studio dei cinque movimenti Wu xing e relativa forma,
  • studio dei dodici animali Shi’er xing e relativa forma,
  • pratica della combinazione dei cinque movimenti con i dodici animali.

La linea di Yabiku Sensei, infatti, prevede uno studio svolto come di seguito:

  • pratica del Sanchin,
  • studio delle cinque forme fondamentali dello Shuri-te (Naifanchi, Pinan, Paisai, Rohai, Kushanku),
  • studio del Junishi Kamae e relative forme,
  • studio dei tre kata avanzati.

La pratica iniziale del Sanchin è importante per aumentare il vigore fisico nel novizio, impostare una corretta postura e radicamento, e far apprendere i rudimenti del combattimento, contestualmente alla perseveranza nell’addestramento.
Lo studio delle cinque forme dello Shuri-te, quali kata fondamentali dello stesso, ha l’obiettivo di migliorare svariati aspetti fisici e mentali del praticante, far apprendere le tattiche essenziali del combattimento e arricchire l’arsenale tecnico; il praticante impara come unificare il ki con il movimento specifico.
Praticare il Junishi Kamae permette di addentrarsi nello stile di famiglia propriamente detto e cominciare il lavoro di specializzazione. Lo studio delle relative forme aiuta il praticante ad aprire la mente cominciando a capire il significato più profondo dello Shinzan-ryu, le sue peculiarità e la sua strategia.
La specializzazione avviene, infine, con lo studio dei tre kata avanzati, ognuno dei quali esprime un’essenza e permette di svilupparla ulteriormente fondendola con le altre, andando a completare il lavoro di perfezionamento individuale tecnico ed interiore.
C’è da ricordare, inoltre, che in tutte le suddette fasi di studio è onnipresente l’influenza ricevuta dalla pratica parallela del metodo della Gru Bianca, che va a migliorare la qualità del movimento e lo sviluppo energetico.

… alcuni kata tipici e fondamentali dello Shuri-te fanno parte a pieno titolo del programma di studio del Kojo-ryu.

Nel Taigishin-kan, la scuola dell’Autore, lo studio del Kojo-ryu prevede un ibrido tra le due metodologie suddette, andando a sviluppare una linea di stile che rimarca gli insegnamenti trasmessi da entrambi i Sensei all’Autore e quelle vissute personalmente dallo stesso anche in altri stili di Karate di Okinawa.
La metodologia fondamentale, però, mantiene saldi i princìpi di addestramento e di combattimento tipici dello stile, senza andare a inventare nulla o a stravolgere ciò che è assolutamente strutturato in un sistema antico e ortodosso quale il Kojo-ryu.

 

FONTI
Intervista a Shingo Hayashi, Giappone – 2018
Intervista a Takaya Yabiku, Okinawa – 2015

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