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Lo studio dei kata Jitte e Gankaku con il M° Fugazza

Disegni di Marco Bracciani - Foto di Valentina Curatella

07.10.2017 Casale Monferrato (AL) Stage del Maestro Carlo Fugazza.

Sabato 7 ottobre a Casale Monferrato si è svolto lo stage annuale del M° Carlo Fugazza.
Lo stage era diviso in due parti: dalle ore 15 alle 16,15 è stato dedicato allo studio del kata Jitte (fig. 3), riservato in particolare alle cinture colorate, principalmente blu e marroni; dalle ore 16,30 alle 18,15 è stato preso in esame il kata Gankaku (fig. 4) rivolto soprattutto alle cinture nere. Ovviamente, gli agonisti dello CSAK piemontese sono stati caldamente invitati a partecipare a entrambe le sessioni.

Il kumite, ci ha detto, è nascosto dentro ogni kata ed è compito nostro e dei nostri insegnanti rivelarlo.

Il Maestro ha insistito sull’esecuzione di tecniche precise e sulla ricerca delle posizioni corrette, rivelando aneddoti del suo passato da allievo, un passato che continua ancora ai giorni nostri, delle correzioni del M° Hiroshi Shirai che lo hanno formato e che lui cerca di tramandare a noi e ai suoi allievi, in modo che ci sia una continuità nella tradizione, perché questi preziosi insegnamenti non vadano persi.
Ha parlato del difficile lavoro che i grandi Maestri di oggi, primo fra tutti il M° Shirai, stanno facendo per ricostruire a ritroso il lavoro dei Maestri del passato, partendo dai kata che ci sono stati tramandati, per recuperare la loro origine e il rapporto con il kumite. Un impegno che non può ricorrere a testi scritti, ma solo alla tradizione orale che è stata tramandata da maestro ad allievo ed è, fortunatamente, arrivata fino ai giorni nostri.

Il kumite, ci ha detto, è nascosto dentro ogni kata ed è compito nostro e dei nostri insegnanti rivelarlo e “portarlo fuori”, in modo che sia possibile trarne quell’aspetto profondo e recondito in grado di dare uno stimolo maggiore nello studio e nell’esecuzione del kata. Così che quest’ultima non risulti  ripetitiva e fredda, ma densa di significato e di collegamenti con il combattimento reale e, infine, con la necessità di difendere la propria vita.
Per fare capire meglio cosa intendesse, il Maestro ha estrapolato una sequenza dal kata Gankaku e ha fatto vedere e provare una serie di applicazioni, partendo da tecniche e posizioni molto legate alle figure del kata, spostandosi via via verso interpretazioni decisamente più vicine al combattimento libero.
Le parate gedan barai e soto uke eseguite prima in posizione kosa dachi (fig. 5) e successivamente in posizione più naturale come zenkutsu dachi o, ancora, il contrattacco di uraken uchi eseguito prima o dopo la tecnica di calcio, a seconda della reazione e distanza che aveva il nostro avversario (fig. 6).
Ogni volta che il M° Fugazza illustrava un kata, tutte le tecniche e i passaggi erano spiegati nei minimi dettagli e ogni significato, anche il più recondito, è stato rivelato, in modo da dare al kata un significato molto più profondo.

Ogni volta che il M° Fugazza illustrava un kata, tutte le tecniche e i passaggi erano spiegati nei minimi dettagli.

Nello studio del kata Gankaku, ad esempio, nella doppia parata a mani aperte morote haito uke ha spiegato la necessità di tenere i gomiti stretti e le mani leggermente più aperte dei gomiti stessi (fig. 7) in modo da creare un angolo che andasse a confluire in un punto dietro la persona, per non disperdere le linee di forza.
È necessario tenere i gomiti stretti anche nella doppia parata juji uke (che si trova nei primi movimenti di Gankaku), in modo da bloccare momentaneamente il pugno dell’avversario, impedendogli di recuperarlo per attaccare nuovamente, dandoci così il tempo di afferrargli il polso e portarlo al nostro fianco prima di eseguire il contrattacco.

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