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Video killed the karate stars?

Video killed the karate stars?
Antonio Espinòs, presidente WKF

Tolte rare eccezioni, karate e TV non vanno d’accordo. Saranno “buone notizie” quelle dalla nuova piattaforma di trasmissione scelta da WKF, soprattutto in prospettiva di Tokyo2020?

Se dovessimo limitare all’Italia il discorso sul rapporto fra karate e TV, basterebbero poche righe. Le gare vengono trasmesse di solito in differita, sul tardi, per rispettare la cosiddetta fascia protetta. Ci sono interviste ‘lampo’ nei telegiornali, nel caso di vittorie importanti, e partecipazioni di dubbia utilità e spessore, come quella dei campioni d’Europa 2014 di Kata alla Domenica Sportiva (giusto qualche secondo di inquadratura, sempre zitti). Oppure, quelle nei programmi di varietà o nei quiz: indimenticabile Viviana Bottaro, con Gerry Scotti in una puntata speciale di Chi vuol essere milionario?; così come i due assistenti di Carlo Conti, Samuel Stea e Gianluca Gallo (speranze del kata azzurro) Si può fare. Infine, un memorabile collegamento col raduno della Nazionale a Lignano Sabbiadoro, all’indomani dell’inserimento del karate nei Giochi Olimpici.
Poi, via ai cartoni animati e ai telefilm di produzione estera, per esempio Kicking’ it – ‘A colpi di karate’.

In Occidente le discipline marziali furono presenti per la prima volta sugli schermi con una serie a episodi della ABC, I detectives (1959-1961).

In Francia, oltre all’ottima copertura mediatica da parte della FFK, esiste un canale televisivo apposito, a pagamento, che si occupa di svariate arti marziali e, fra queste, ampiamente di karate.
La Turchia, nazione che attualmente guida il movimento grazie al primo posto nelle classifiche complessive degli agonisti ed è un Paese di pratica diffusa, è un caso a parte. Oltre al canale web di cui dispongono tutte le maggiori federazioni, ne sono stati predisposti altri a scopo didattico. Inoltre la tv di Stato manda in onda in diretta i tornei maggiori. Ciò dipende dal fatto che il karate è lo sport preferito del potentissimo Presidente Erdogan, detentore peraltro della cintura nera.
Naturalmente la storia cambia se ci si sposta in Estremo Oriente.
Il primo programma televisivo caratterizzato dall’uso delle arti marziali fu una soap opera cinese, a base di Kung Fu, trasmessa su ATV (Asia Television).
In Occidente le discipline marziali furono presenti per la prima volta sugli schermi con una serie a episodi della ABC, I detectives (1959-1961), protagonista il grande Robert Taylor. L’arte marziale scelta fu proprio il karate.Da quel momento la televisione a Hong Kong e a Taiwan fu invasa da produzioni imperniate sulle arti marziali.
Negli Stati Uniti il fenomeno è esploso più lentamente grazie a The Wild Wild West, The Green Hornet e Kung Fu, fra gli anni ’60 e l’inizio dei ’70. Questi spettacoli sono ancora considerati tra i migliori show televisivi USA di sempre.
Con l’avvento dei canali pay-per-view, via cavo, e l’influenza di film d’azione made in Hong Kong, oltre che a pellicole hollywoodiane come The Matrix (1999), la programmazione delle arti marziali è ormai una consuetudine del panorama televisivo americano.

La WKF, che è la federazione internazionale con più iscritti, ha firmato un accordo con International Sports Broadcasting (ISB).

Lasciando l’intrattenimento e passando allo sport, c’è da segnalare una novità recentissima.
La WKF, che è la federazione internazionale con più iscritti, ha firmato un accordo con International Sports Broadcasting (ISB), proprietà di Manolo Romero, ex collaboratore della emittente di Stato spagnola, oggi imprenditore in proprio.
In passato ISB ha curato la trasmissione di diverse edizioni dei Giochi Olimpici, fino a Londra 2012, oltre ai primi Giochi Olimpici Europei svoltisi a Baku lo scorso anno. ISB è anche stata la prima ad avvalersi della tecnologia dell’alta definizione nella diffusione in tv di eventi sportivi.
L’accordo prevede la copertura televisiva del circuito Karate1 Premier League, e del Campionato del Mondo, per un periodo di quattro anni, a partire dal Mondiale di Linz 2016.
Ne conseguono alcune modifiche al calendario 2017, in cui la Premiere League verrà ridotta a 8 sole tappe, scelte per qualità e afflusso di partecipanti, che si svolgeranno nell’arco di 3 giorni, con le finali in diretta mondovisione la domenica. Tutto ciò al fine di migliorare l’appetibilità per la televisione e la visibilità della disciplina. Ovviamente, soprattutto in vista di Tokyo 2020.
Queste le dichiarazioni del presidente WKF Antonio Espinòs: “L’associazione con ISB ci aiuta sicuramente nell’organizzare gli otto trofei Karate1 Premier League dell’anno, garantendo che milioni di appassionati di tutto il mondo abbiano l’opportunità di vivere in prima persona emozioni e divertimento del nostro meraviglioso sport.”

Ci chiediamo: sicuri che questa sia la mossa giusta per rendere il karate più popolare?

Insomma, il karate segue la via tracciata a suo tempo dall’equitazione. Con la differenza che la FEI trasmette integralmente tutte le più importanti competizioni. Inoltre, l’equitazione ha un pubblico diverso, più abbiente, che non batte ciglio davanti alla spesa per l’abbonamento al canale tv.
Al momento in cui scriviamo non disponiamo dei dati relativi all’accesso allo streaming delle finali di Linz, ma se pensiamo agli spettatori delle manifestazioni fin qui mandate in onda da Sportdata o da altri gestori – gratuitamente – dubitiamo ci siano stati grandi numeri… Abbiamo viceversa riscontrato una forte delusione fra tifosi e amanti della disciplina.
Possiamo dunque condividere le considerazioni del neo-eletto Presidente della Federazione Russa, Sergej Petrovich. La Russia è un Paese dove il karate è amato e praticato, ma non gode dell’attenzione mediatica esistente in Germania, Francia, Giappone e i palazzetti dello sport restano vuoti anche nelle grandi occasioni. Difficilmente fra i Russi potranno esserci migliaia di entusiasti fruitori della pay tv. La stessa cosa vale per l’Italia, che pure storicamente ha forte tradizione e ottimi risultati agonistici.
Quindi ci chiediamo: sicuri che questa sia la mossa giusta per rendere il karate più popolare? Non è solo una questione di soldi, di profitti e di pubblicità per una società vicina al presidente iberico della WKF? Oltre che per la WKF stessa, con la cessione dei diritti di trasmissione? Atleti, tecnici, arbitri, la ‘base’, i diversamente abili e i più giovani, di questo denaro comunque non vedranno un centesimo.
“Money makes the world go around” cantava Liza Minnelli nel film Cabaret. È ancora attuale.

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