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Anime, manga, karate e karateka

“Come mai hai scelto di praticare karate?”, “Perché guardavo i cartoni giapponesi alla televisione”. Eccovi allora una breve panoramica dei più conosciuti!

(in Karate Do n. 36 ott-nov-dic 2014)

Nel 1978 venne trasmesso dalla tv italiana il primo cartone animato giapponese: Goldrake. I ragazzi furono conquistati dalla sua grafica semplice e incisiva, nonché dai modi di dire dei suoi personaggi, mentre a qualche adulto fecero storcere il naso per presunti eccessi di violenza.
In seguito sarebbero approdati anche i fumetti, quasi contemporaneamente in Francia e in Italia, con la traduzione del classico Akira.
Alcuni storici dell’editoria sostengono che da noi ci siano stati degli episodi precedenti; in particolare, vengono ricordati I nuovi eroi, addirittura del ’62, e il volume del ’79 Io, il grande Mazinga, frutto di una rielaborazione dell’omonima serie animata.

Da allora si è registrata un’invasione di anime – film o serie d’animazione – e manga – fumetti, letteralmente “immagini vaganti” – appartenenti a vari filoni narrativi che hanno conteso il mercato a quelli ‘made in USA’. Ciò è accaduto nonostante le difficoltà legate non tanto alla distanza geografica, o alla lingua non così conosciuta come l’inglese, quanto alla cultura del Giappone, profondamente diversa dalla nostra e al senso di lettura delle storie (i testi nipponici infatti sono scritti partendo da destra).
Sicuramente, alla loro diffusione ha contribuito la rivoluzione stilistica lanciata già alla fine degli anni ’40 da Osamu Tezuka, l’allora giovane fumettista che coniugò la vitalità dei film Disney e dei cartoon dei fratelli Fleischer, gli autori di Betty Boop e della prima versione di Braccio di Ferro, con il meglio della tradizione del Sol Levante.
D’indubbia importanza è la corrente artistica e commerciale che si ispira alle arti marziali in generale e al karate in particolare. Perché, oltre a titoli specifici, può vantare un’influenza variegata e significativa anche su altri prodotti collegati all’arte del combattimento e realizzati magari in Europa o negli Stati Uniti oltre che in Giappone.

Nel 1978 venne trasmesso dalla tv italiana il primo cartone animato giapponese: Goldrake.

Cominciamo una breve, ma certamente non esaustiva, panoramica partendo con lo statunitense Samurai Jack, serie tv di grande successo anche da noi, grazie all’indiscutibile fascino del protagonista che ha generato poi una collana di fumetti, che prossimamente approderà sul grande schermo.
Il più popolare tra tutti è Dragon Ball, anime e manga dedicati al Super Sayan Goku, al suo viaggio iniziato fin da bambino alla ricerca e alla conquista delle sette sfere magiche del drago, in grado di realizzare i desideri. È costellato da allenamenti e da tornei d’arti marziali e ha ricevuto molti elogi della critica per la costruzione dei personaggi, lo stile, lo spiccato senso dell’umorismo.
Naruto, storia di un ninja dodicenne che vuol diventare il più importante del suo villaggio, combinando uso di armi tradizionali, arti marziali ed energia dei chakra, è un manga/anime da cui è derivato un merchandising molto venduto, come per Dragon Ball.
Nella serie One Piece, dedicata al gruppo di pirati capitanati da Monkey D. Luffy, detto Rubber, Rufy o ‘Cappello di paglia’, gli uomini-pesce si esercitano in una versione subacquea del karate.
Dagli Usa arriva poi SpongeBob, la simpatica spugna umanizzata che di mestiere fa il cuoco in un fast food e pratica per hobby un karate assolutamente imperfetto, assieme alla sua amica Sandy.
Lo straordinario mondo di Gumble è invece una serie anglo-americana in cui il gattino blu Gumble prende lezioni di karate con la sorellina, una coniglietta rosa di nome Anais.
Concludiamo con un reperto storico, il fumetto statunitense della Marvel dedicato a Chuck Norris, attore star di film d’azione e allievo del grande Bruce Lee e ai suoi Karate Kommandos. È noto perché presenta un gruppo multietnico di karateka abbastanza improbabili, con nemici come i ninja più imbranati mai esistiti sul pianeta Terra. Curiosità: nel finale di ogni puntata del cartoon omonimo compare Norris, ripreso mentre si allena, che spiega la morale dell’episodio. I Karate Kommandos sono diventati anche giocattoli da collezione.
Ricordiamo che proprio in una rivista d’arti marziali francese, la locale edizione della Budo magazine Europe, apparvero le prime traduzioni complete di fumetti a puntate del Sol Levante a partire dal 1969. Si trattava di racconti sui samurai, che vennero pubblicati per circa tre anni.

Alla loro diffusione ha contribuito la rivoluzione stilistica lanciata già alla fine degli anni ’40 da Osamu Tezuka.

Torniamo alla madrepatria, al Giappone.
Qui i manga e gli anime basati sulle arti marziali sono fra quelli che piacciono di più, soprattutto se hanno un taglio comico o ‘trash’. Come Karate Baka Ichidai, ossia ‘La pazza vita di un karateka’, basato su una storia vera, quella del fondatore dello stile Kyokushin, Masutatsu Oyama. Caratteristica, questa, inusuale per un fumetto nipponico. Il ciclo è durato fino al 1977. I disegni spesso mostrano, nel corso dell’azione, tecniche per colpire mutuate dal karate, condite da brutalità e sangue. Dal manga sono stati tratti tre film, il cui primattore è Sonny Chiba. Nelle pellicole si narra di come Oyama abbia iniziato col judo, per poi passare al karate, vincendo tutti gli scontri nell’arco della sua carriera tranne uno, contro un maestro di Tai Chi. I critici cinematografici attribuiscono al successo di questa saga il boom di iscrizioni nei dojo nipponici nei primi anni ’70.
Osu!! Karate Bu è meno datato, infatti, l’ultima edizione del fumetto risale al 1996. Racconta le avventure di un gruppo di studenti che frequentano il Kangokou Karate club. A dispetto dell’enorme popolarità in Giappone, dove hanno visto la luce un film e un video gioco realizzato dalla Nintendo ispirati a questa saga, è un manga quasi sconosciuto fuori dai suoi confini. I due adolescenti protagonisti, vittime dei bulli a scuola, decidono di aderire al Karate club per imparare a difendersi. Con loro amara sorpresa scopriranno che dietro la facciata della palestra c’è un’organizzazione di bande criminali. Ovviamente, i due ragazzi diventeranno il bersaglio di alcuni dei frequentatori del club, ma riusciranno con la pratica a rintuzzare gli attacchi e a farsi rispettare. Karate Bu ha un tocco umoristico, di satira sulla sottocultura delle scuole superiori giapponesi. Il fatto che ogni tanto vengano utilizzati dai suoi eroi trucchi e super poteri, accomuna questa serie al già citato Dragon Ball.
Shura no Mon è un manga all’incirca della stessa epoca, premiato nel ’90 come miglior fumetto shonen, ovvero per ragazzi. Argomento, le vicende di un giovane maestro di karate, di nome Tsuko Mutsu. Anche in questo caso dai libri è stato tratto un cartone animato ed è stato realizzato perfino un prologo, intitolato Shura no Toki, che è andato in onda fino al 2005 su Tokio Tv.
I volumetti di tutti questi manga sono ancora in circolazione, così come stralci di riproduzioni sono presenti sul web.

Il più popolare tra tutti è Dragon Ball, anime e manga dedicati al Super Sayan Goku.

Veniamo ora a uscite più recenti.
Karate Robo Zaborgar è un film d’animazione del 2011 e ruota attorno a un agente segreto di nome Yutaka Daimon, che ha ereditato da suo padre un potentissimo robot, Zaborgar. L’automa è equipaggiato con distruttive armi super tecnologiche. Come se non bastasse, è esperto di karate e può perfino trasformarsi in una fantastica motocicletta che Daimon inforca per inseguire e combattere  i membri dell’organizzazione criminale Sigma.
Karate Shoukoushi Kohinata Minoru, saga iniziata nel 2000, racconta in 50 volumi le vicende di uno studente universitario, Kohinata appunto, che frequenta una vera e propria accademia dello sport. Eppure Minoru non sembra tanto interessato agli sport, più che altro segue la sua amica Nana che fa atletica. Un pomeriggio Mutou Ryuuji, astro nascente del karate, lo invita in palestra a vedere un suo allenamento. Minoru, affascinato dal mondo del karate, stringerà nuove amicizie, fra cui alcune offuscate da un oscuro passato e da una morte inquietante. È un manga molto apprezzato per la naturalezza con cui espone il realismo dei combattimenti, lo stress dovuto alle aspettative degli atleti, la loro paura di non essere all’altezza, le emozioni e i sentimenti che si esprimono comunemente in gara. Questo manga ha prodotto un seguito Karate Shoukoushi Monogatari, ancora in corso di pubblicazione dal 2012.

In diversi siti web, come Yahoo Answer o Ask o sui forum specifici, alla domanda: “Come mai hai scelto di praticare karate?”, spesso la risposta è “Perché guardavo i cartoni giapponesi alla televisione”. Ma è vero il contrario? I karateka acquistano i manga dedicati al loro sport e vanno a cercarsi gli anime in rete o al cinema? Da un sondaggio molto artigianale, effettuato presso la ‘Delta Comics’ di Rovigo, “fumetteria” che ogni anno organizza un festival ormai piuttosto noto agli appassionati, sembrerebbe proprio di no.
Se hanno voglia di leggere fumetti i praticanti di karate di solito preferiscono le storie di samurai, in particolare quelle raffinatamente aggressive di produzione francese, o altri generi d’avventura, che nulla hanno a che fare con la loro disciplina.

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