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Anko Itosu, l’evoluzione di un Maestro

Anko Itosu, l’evoluzione di un Maestro

Il Maestro che creò i 5 Pinan, ossia gli Heian, e i 3 Naifanchi, gli odierni Tekki dello Shotokan.

(In KarateDo n. 27 lug-ago-set 2012)

L’importanza della figura e dell’opera di Itosu nell’evoluzione del karate non potrà mai essere sottolineata a sufficienza: fu infatti lui a modificare i kata per adattarli all’insegnamento nelle scuole, a creare di sana pianta i 5 Pinan (Heian nello stile Shotokan), ritenendoli più adatti all’apprendimento di gruppo, e a ricavare i 3 Naifanchi attuali (Tekki nello Shotokan) dall’unico più lungo kata esistente ai tempi del suo apprendistato.
Qui ne vorrei parlare soprattutto per sottolineare l’evoluzione della sua visione del karate da arte per la sopravvivenza a Via per l’autorealizzazione, una parabola esistenziale che non è solo sua, ma che condivide con molti maestri, anche più conosciuti di lui, che lo hanno seguito.

… fu lui a modificare i kata per adattarli all’insegnamento nelle scuole.

Il suo lungo viaggio nelle arti marziali cominciò alla tenera età di sette anni nel modo più traumatico possibile, quando suo padre, anch’egli un adepto di karate, lo legò a un palo con una cintura e cominciò a sferrargli dei colpi con un bastone. Anko dapprima tentò di afferrare il bastone con le mani, ma non riuscendovi cominciò a correre intorno al palo per sfuggire ai colpi, finché la cintura non si arrotolò completamente e il bambino, incapace di sfuggire ai colpi, scoppiò in pianto. Il padre comunque non si fermò fino a quando suo figlio, in collera, non si rivoltò contro di lui. Questo processo continuò giorno dopo giorno finché il padre non fu convinto che Anko avesse acquisito un soddisfacente “spirito guerriero” (Richard Kim, op. cit.).
Nel 1846, all’età di sedici anni, Itosu fu accettato come allievo da Sokon Bushi (guerriero) Matsumura, il più grande maestro vivente di “Shuri-te”, e presto il suo gracile fisico si irrobustì in modo sorprendente. Si racconta che il suo torace largo e spesso assomigliasse a un barile rinforzato; gli aneddoti relativi alle prove di forza dimostrate in gioventù sono assai numerosi.
In particolare si racconta di un suo combattimento contro un toro che (a differenza di un aneddoto simile riportato per Matsumura) venne sottomesso con la forza, senza alcun uso dell’astuzia. Racconta il M° Nagamine:

“Quando era giovane, andò a vedere un combattimento di tori con degli amici. Lungo il cammino, un toro li caricò. Invece di schivare, Itosu si mise di fronte al toro e tirò un pugno sul muso della bestia lanciando un kiai. Il toro barcollò e in quel momento Itosu lo afferrò per le corna alla velocità di un lampo e lo rovesciò a terra”. 

Altrettanto celebre fu la sua sfida alla scuola di karate di Naha, tradizionale rivale di quella di Shuri. Itosu si sarebbe recato a Naha, presso un’alta roccia chiamata Ude-kake-shi, e avrebbe appoggiato il braccio sulla roccia: un gesto rituale di sfida che sarebbe stato raccolto dai più valorosi campioni del Naha-te (tra i quali il loro campione Tomoyose), che vennero tutti regolarmente sconfitti dal giovane Itosu.
Ho ricordato questi episodi perché sia chiaro che l’apprendistato marziale di Itosu in giovinezza fu simile a quello di tutti i praticanti di Okinawa nell’età eroica della pratica clandestina del karate e della trasmissione dell’arte attraverso un rapporto individuale e confidenziale con un maestro: un periodo del quale rimangono più leggende che documenti attendibili.

Suo padre, anch’egli un adepto di karate, lo legò a un palo con una cintura e cominciò a sferrargli dei colpi con un bastone.

Verso la fine dell’Ottocento però il Giappone, da pochi decenni uscito dal periodo feudale, integrò le Ryukyu nel nuovo stato unitario e istituì, a Okinawa come in tutto il paese, la scuola elementare, un liceo e un istituto magistrale. Il prefetto di Okinawa, Narahara, era un praticante della scuola di spada Jigen-ryu e quindi un esperto di arti marziali, in grado di apprezzare una serie di articoli che Yabu Kentsu (allievo di Itosu e celebre in tutta l’isola per le sue imprese eroiche durante la guerra cino-giapponese appena terminata) scrisse nel principale giornale di Okinawa sull’importanza della preparazione fisica nell’educazione elementare.
Nel 1901 Itosu, già settantunenne, riuscì a far adottare il karate per l’educazione fisica alla scuola elementare di Okinawa, occupandosi personalmente del suo insegnamento e riscuotendo tanto successo che quattro anni dopo l’esperimento si estese al liceo e all’istituto magistrale. Yabu Kentsu, l’eroe di guerra, si reinventò professore di educazione fisica e preparazione militare all’istituto magistrale; un suo compagno di allenamento, Hanashiro, insegnò invece al liceo.
Per la prima volta l’insegnamento del karate, da pratica individualizzata riservata a uno o due allievi al massimo, divenne pratica di gruppo, ispirata ai metodi di istruzione militare che il Giappone stava importando dall’Europa. Ora un solo insegnante dirigeva numerosi allievi gridando un comando per ogni gesto da eseguire, una prassi fino ad allora sconosciuta nell’insegnamento tradizionale.

Ad uso degli allievi, come si è detto, Itosu creò i 5 kata Pinan che, prima di conoscere una forma definitiva, vennero più volte rielaborati: all’inizio del suo insegnamento molti passaggi si eseguivano a mani aperte, una pratica che venne modificata a causa della sua difficoltà e pericolosità per gli allievi. La sua riforma attenuò notevolmente l’aspetto combattivo della pratica, con l’intento di elevare il karate a strumento di educazione fisica e morale. Un danno “collaterale”, secondo il Maestro Tokitsu, fu però la perdita di un certo numero di kata classici e la divulgazione di altri “solo in una forma abbreviata in cui i significati strategici e di combattimento sono sfumati.” (Kenji Tokitsu, op. cit.).
È solo naturale a nostro avviso che un maestro, anziano ed esperto, dia ormai per acquisita l’efficacia di cui aveva fornito innumerevoli dimostrazioni, testimoniate dalle cicatrici che segnavano il suo corpo (Richard Kim, op. cit.), e si concentri sugli aspetti educativi della disciplina che per la prima volta nella storia stava entrando nel curriculum scolastico, preoccupandosi di salvaguardare l’integrità fisica dei giovani allievi, ma questo non significa che Itosu avesse abdicato al credo dell’efficacia.

La sua riforma attenuò notevolmente l’aspetto combattivo della pratica, con l’intento di elevare il karate a strumento di educazione fisica e morale.

Nel 1905, già settantacinquenne, raccolse la sfida di un poliziotto giapponese, esperto di judo, sul campo sportivo della scuola superiore di Okinawa dove da qualche anno aveva iniziato l’insegnamento del karate fra gli studenti. Il poliziotto tentò una presa di judo afferrandolo per la manica e il colletto, ma il vecchio maestro “lo colpì al plesso solare con ippon-ken, facendolo crollare a terra senza fiato”. (Ibidem, p. 57)
Gli allievi più conosciuti di Itosu furono il già menzionatoYabu Kentsu (1866-1937), Kiyan Chotoku (1870-1945), Kenwa Mabuni (1889-1953) patriarca dello Shito Ryu, e naturalmente Gichin Funakoshi (1868-1957), il fondatore dello stile Shotokan che, a testimonianza del cambiamento epocale intercorso in una sola generazione, iniziò la carriera come insegnante elementare e dei duelli del periodo eroico conobbe, come noi, solo i racconti dei maestri e dei praticanti più anziani.

NOTE BIBLIOGRAFICHE
Sergio Roedner, Storia del karate, (in corso di pubblicazione), p. 25.
Richard Kim, The weaponless warriors, Burbank 1977, p. 50.
Kenji Tokitsu, Storia del karate, trad. it., Milano 2005, p. 54.

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